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Studenti, non clienti

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Formazione all'inglese Continua laa protesta «Free University of London»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 marzo 2015

Un gruppo di una quarantina di studenti di Occupy Lse è pacificamente asserragliato da martedì scorso nella sala riunioni degli uffici amministrativi della London School of Economics. La protesta, autodefinitasi «Free University of London», vuole collegarsi a quella svoltasi all’Università di Amsterdam nelle scorse settimane. Gli studenti, al momento impegnati in un dialogo definito «pacifico e costruttivo» con il rettore, richiedono alla direzione dell’università – una delle più prestigiose del paese e roccaforte di quel pensiero politico liberal fattosi oggi più che mai neoliberal – di fare pressione sul governo perché elimini le tasse universitarie tra le più onerose al mondo, ponga fine ai contratti a zero ore dello staff accademico, ai rapporti dell’istituto con aziende che traggono profitti dall’occupazione israeliana della Palestina e perché impedisca alla polizia di fare ingresso nel campus per questioni di sicurezza (quest’ultima richiesta motivata dall’elevato livello di allerta per infiltrazioni terroristiche nella popolazione studentesca di religione musulmana).

Al momento, lo spazio è utilizzato dagli occupanti per la discussione della metodologia d’insegnamento dell’economia e della finanza, un approccio da molti considerato monodimensionale e appiattito sulle modalità a scapito delle finalità. Simili occupazioni hanno avuto luogo nelle università di Sheffield, Warwick, Birmingham e Oxford. «Vogliamo un’istruzione senza un cartellino del prezzo, un’università gestita da studenti, ricercatori e lavoratori» hanno dichiarato gli studenti, preoccupati dal ruolo guida che la Lse svolge nella commercializzazione dell’istruzione superiore che ormai da anni imperversa non solo in gran Bretagna. «La LSE è l’università neoliberista per antonomasia. L’università sta applicando sempre più il business model dell’educazione superiore, che intrappola gli studenti in debiti enormi, trasformandoli in consumatori che frequentano una fabbrica di lauree».

Ma è una protesta il cui scopo trascende il contesto strettamente accademico: la tendenza che trasforma gli utenti in clienti e i servizi in merce interessa ormai qualunque recesso del settore pubblico. Fondata da Sidney e Beatrice Webb e improntata ai principi del socialismo fabiano, in tempi più recenti la Lse è diventata il laboratorio accademico del New Labour, soprattutto negli anni Novanta, periodo in cui è stata diretta dall’ideologo di riferimento di Blair, il sociologo (oggi barone) Anthony Giddens, a cui si deve il conio della cosiddetta «terza via». È stata occupata l’ultima volta nel 2011 quando l’allora rettore, l’ex banchiere Howard Davies, dovette lasciare per il coinvolgimento dell’istituto con la famiglia Gheddafi. Il suo successore, il sociologo americano Craig Calhoun, si è detto disponibile al dialogo con gli studenti. L’occupazione ha per ora ricevuto l’appoggio di una serie di professori e ricercatori irlandesi.

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