Studenti disabili ancora penalizzati
Un anno dopo la didattica a distanza Aumentano i casi di esclusione scolastica dei ragazzi più fragili
Un anno dopo la didattica a distanza Aumentano i casi di esclusione scolastica dei ragazzi più fragili
A fianco dei dati sulla diffusione dei contagi viaggiano in parallelo l’incremento delle classi e dei singoli istituti scolastici che, a fronte di positività registrate, ricorrono alla didattica a distanza (oggi didattica digitale integrata). Le differenti modalità con le quali le classi vengono lasciate a casa cambia per ogni ordine di scuola ma ciò che invece non cambia sono i provvedimenti emessi dalle aziende sanitarie locali che dispongono le quarantene per gli e le alunne del gruppo classe. Mentre lo scorso anno, quando fu deciso l’ultimo lockdown generalizzato per tutte le scuole nel mese di marzo, era stata prevista una didattica in presenza per i soli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali, con gli attuali provvedimenti di quarantena tutti gli studenti, presenti in una determinata classe nel giorno di potenziale contatto con un positivo, finiscono automaticamente a casa e viene attivata la didattica a distanza.
Il ricorso alla didattica digitale integrata quindi vale per tutti aumentando, nuovamente, i casi di esclusione scolastica per gli studenti con disabilità. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, riferito allo scorso anno scolastico, è migliorata la partecipazione degli studenti con disabilità perché «scendono al 2,3% gli esclusi dalla didattica a distanza (DAD), contro il 23% dell’anno precedente». Il dato però tiene conto, soprattutto, del periodo di marzo 2021 quando, a fronte del lockdown generalizzato, circa il 38% degli studenti con disabilità hanno potuto seguire le lezioni in presenza. Un dato disomogeneo però perché molte regioni, soprattutto al sud, hanno adottato provvedimenti più restrittivi chiudendo le istituzioni scolastiche molto più a lungo. Secondo il professor Dario Ianes, docente di pedagogia dell’inclusione presso la Libera Università di Bolzano, i dati Istat evidenziano il risultato positivo che ha permesso lo scorso anno agli alunni con disabilità di rimanere a scuola durante le chiusure. Un modello, però, oggi non replicabile con le classi attualmente in quarantena.
Per questo, secondo il pedagogista, sarebbero da replicare anche nella didattica a distanza le «cordate educative» tra compagni di classe già sperimentate in presenza lo scorso anno: «piccoli gruppi di pari che lavorano, da remoto, insieme agli studenti con disabilità».
Secondo il Presidente dell’associazione campana «tutti a scuola», Antonio Nocchetti, che si batte per l’inclusione degli alunni con disabilità, il tema invece è solo uno: «la scuola deve rimanere in presenza». «La soluzione adottata lo scorso anno ha portato scuole vuote con solo qualche studente con disabilità presente». «Non è questo il modo per includere» continua Nocchetti «i dati dei ministero riferiti all’ultimo anno parlano di un aumento considerevole di abbandono scolastico alle superiori soprattutto di studenti con disabilità o bisogni educativi speciali». «Quando il ministro Bianchi ha annunciato, dopo Natale, che la scuola non doveva chiudere, abbiamo davvero gioito, purtroppo la situazione attuale – conclude Nocchetti – dimostra che c’è una grossa differenza tra le parole e la realtà che, ancora una volta, penalizza gli studenti più fragili».
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