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Striscia il sospetto: perché nessuno ha fermato Ricci?

Striscia il sospetto: perché nessuno ha fermato Ricci?

L’amore scoccato in tv e finito sul piccolo schermo Il patron del tg comico: «Giorgia mi ringrazierà»

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 21 ottobre 2023

È una storia di famiglia e di giornalismo spazzatura o è invece un intrigo politico? La domanda se la sono posta tutti dopo l’uscita con cui la premier è uscita a testa alta da una storiaccia torbida che minacciava non di delegittimarla ma di ridicolizzarla. Quel post Meloni non lo ha scritto sotto la sferza delle emozioni. Ogni parola è stata calibrata. La prima parte, quella in cui la premier racconta che il suo decennale rapporto con Andrea Giambruno era già alla frutta è solo una esposizione dei fatti reali. La coppia era già distante da tempo.

Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua Giorgia Meloni

I quesiti si affollano invece intorno a quella chiusura molto dura, nella quale la premier avverte chi mira ad affossarla goccia dopo goccia che «la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua». La versione ufficiale è che i destinatari del messaggio sono quei giornalisti che non si stancano di rimestare nella vita privata della presidente, alla ricerca di qualche elemento torbido in grado di metterla in difficoltà: a palazzo Chigi assicurano di averne contati almeno 10. Però il dubbio che invece la furibonda Giorgia volesse avvertire anche i proprietari della rete che ha trasmesso i fuorionda incriminati, cioè la famiglia Berlusconi, non è dissipato. È inevitabile tornare con la mente a quella serata dell’ottobre 2022, quando una Meloni non ancora premier, dopo che era stato diffuso un appunto rubato del Cavaliere in cui veniva definita «supponente, prepotente, arrogante, offensiva», uscì da Montecitorio apposta per replicare a viva voce: «Ha dimenticato di aggiungere che non sono ricattabile». Che Berlusconi usasse se del caso i suoi giornali e le sue tv come manganelli per bastonare gli avversari è un fatto. Fare due più due e ipotizzare che Meloni intendesse chiarire che nel suo caso i cani da caccia di Arcore perdevano tempo era inevitabile.

Altrettanto difficile è oggi non pensare che la premier volesse rispondere a quello che, a torto o a ragione, ha probabilmente interpretato come un attacco o almeno un forte sgarbo dei Berlusconi. Di certo in questo caso non si è trattato di un’operazione di killeraggio decisa a freddo. Ricci si è mosso senza mandanti e anzi in Mediaset c’è chi ipotizza che volesse vendicarsi di Piersilvio, reo di aver ristretto i tempi del suo programma. Altrettanto certamente però la proprietà avrebbe avuto tempo e modo di intervenire dopo il primo fuorionda, tutto sommato innocuo, quasi un saggiare l’acqua prima di immergersi col secondo e più pesante video. Trattandosi di materia tanto delicata è impossibile che Piersilvio e Marina si siano distratti o che nessuno gli abbia fatto notare quanto imbarazzanti quei fuorionda fossero per la premier. In ogni caso ci ha pensato la diretta interessata, che per ore ha bombardato i Berlusconi passando per Tajani, ma forse anche per Gianni Letta e Fedele Confalonieri, sentendosi rispondere che non si poteva ledere «l’autonomia di Ricci». Il quale, insomma, ha tirato fuori dal cassetto quei video registrati mesi fa col beneplacito della proprietà.

Nell’ottobre scorso l’interesse del Cavaliere era evidente: Meloni non era ancora premier, re Silvio coltivava il sogno di sgambettarla sulla porta di palazzo Chigi. Ora le cose sono meno chiare, tanto che c’è chi sospetta una manovra a tenaglia Meloni-Mediaset, tanto diabolica quanto improbabile, per sbarazzarsi dello scomodo e non elegantissimo ormai ex compagno.

C’è anche chi ipotizza una vendetta postuma per gli sgarbi della Sorella rampante nei confronti del Cavaliere. In realtà uno screzio tra azienda e governo negli ultimi tempi c’è stato, e di quelli molto seri. I Berlusconi non avevano affatto gradito la tassa sugli extraprofitti bancari che penalizzava la loro Mediolanum. Non si era mai visto in trent’anni che un governo di centrodestra danneggiasse l’intoccabile azienda. Né le loro proteste né quelle di Tajani avevano smosso Meloni, tornata indietro ma solo dopo l’intervento pesante di Bce. Insomma, se gli eredi avevano un motivo per far sentire il fiato sul collo alla premier, provocando però una reazione drastica e definitiva, era la sensazione che la difesa della loro azienda non fosse più la priorità assoluta.

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