La commissione Ambiente della Camera ha dato ieri il via libera alla proposta di legge di Fratelli d’Italia, a firma Tommaso Foti, per una stretta sulle sedi usate da associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto. La norma, come si legge in premessa, nasce con l’intento di combattere l’uso della normativa di favore del codice del terzo settore per il cambio di destinazione d’uso come «grimaldello» dalle comunità islamiche per creare «moschee e madrasse» non a norma.

Si va verso il divieto, dunque, di utilizzare scantinati, garage, negozi, magazzini e altro come luoghi di culto. Valeva, nella prima scrittura della proposta, per tutti i culti che non avessero stipulato intese con lo Stato italiano e quindi, in teoria, per i Testimoni di Geova, per alcune chiese evangeliche e indubbiamente per i musulmani.

Il testo uscito dalla Commissione prevede invece che la disciplina di favore si applichi alle associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto nel rispetto dei criteri in materia di compatibilità urbanistica ed edilizia individuati con apposito decreto ministeriale.

Significa che a quelle associazioni che non risulteranno in regola sarà vietato svolgere attività di culto. Sarà il Mit a verificare la peculiarità del tipo di culto, la sicurezza e accessibilità dei locali, ma anche l’impatto delle relative attività sul tessuto urbano e sui singoli edifici, anche con riguardo alla concentrazione oraria o giornaliera dell’afflusso di persone ai locali. Un’associazione di culto dà fastidio ai residenti? Salvini potrà negarle la sede.

Ci sono 8 moschee «ufficiali» in Italia ma centinaia i luoghi dove quasi 3 milioni di musulmani si riuniscono e pregano: difficile lo possano fare ancora se il Parlamento approverà in via definitiva la norma. «Se la destinazione d’uso è vincolante per garantire lo svolgimento in sicurezza delle attività di culto, ciò deve valere per tutte le confessioni religiose» ha commentato il deputato Alfonso Colucci, capogruppo 5S in commissione Affari costituzionali, che parla di manifesta discriminazione contro la fede islamica: «Così non si rende onore al principio di laicità dello Stato e si favoriscono emarginazione e integralismo».

«La proposta di legge mira a superare fenomeni di aggiramento della normativa urbanistica edilizia concernente il cambio di destinazione d’uso da parte di associazioni che esercitano anche attività di culto, ferma restando la necessità di rispettare le garanzie costituzionali in materia di libertà religiosa nei termini affermati nella giurisprudenza costituzionale» ha affermato il relatore Fabrizio Rossi (Fdi). Le opposizioni non ci stanno: «Penso che oggi – ha sottolineato in aula Rachele Scarpa, deputata Pd – stiamo discutendo di un provvedimento che è di fatto un travestimento, un’operazione mimetica di una misura il cui obiettivo ultimo è effettivamente limitare la libertà di culto di alcune confessioni religiose».