È successo di nuovo. In nemmeno ventiquattr’ore tre donne sono state uccise in Italia a causa della violenza di genere. A Roma, a Ostia, e vicino a Livorno.

Alessandra Iacullo aveva trent’anni, è stata aggredita e ammazzata a coltellate in via Riserva di Pantano, a Ostia, vicino al suo motorino. È stata soccorsa da una ambulanza del 118 ma è morta prima di arrivare in ospedale. Era incensurata, viveva con la madre. Gli agenti della squadra mobile di Roma stanno ascoltando familiari e conoscenti per cercare di capire come ha trascorso le ultime ore di vita. Quel che fino ad ora si sa è che Alessandra, negli ultimi otto anni, era stata al pronto soccorso dell’ospedale Grassi cinque volte: per traumi, ferite, escoriazioni tutti spiegati con incidenti stradali o domestici.

Ilaria Leone, aveva 19 anni, e giovedì sera il suo corpo è stato trovato in un oliveto appena fuori Castagneto Carducci, con i pantaloni e gli slip abbassati. Un uomo di 34 anni è stato fermato questa mattina, non ha confessato ma «su di lui ci sono pesanti indizi». Il procuratore Francesco De Leo ha spiegato che si tratta «di una personalità compatibile con quanto è successo». Una persona «violenta e con precedenti per lesioni, furto e danneggiamento».

Venerdì a Roma, in zona Aurelia, Chiara Di Vita, 27 anni, è stata ammazzata con un colpo di pistola alla nuca dal marito Christian Agostini, guardia giurata che poi, con la stessa arma, si è suicidato. Una famiglia cattolica, come si legge sul profilo facebook dell’uomo, che aveva pubblicato le foto con la moglie e il figlio, anche ad una delle prime udienze di papa Bergoglio.

Nel 2012, secondo i dati resi noti dal Telefono Rosa, le donne uccise in quanto donne (a causa cioè della violenza di genere) sono state 124, e nei primi mesi del 2013 la media è di un femminicidio ogni tre giorni. I dati sono allarmanti. Ne ha parlato ieri su Repubblica in una conversazione con Concita De Gregorio la presidente della Camera Laura Boldrini. Ha parlato di sè, ha raccontato degli insulti su internet, delle minacce di morte, di stupro, di violenze fisiche ricevute ogni giorno, da quando è stata eletta. Accompagnate da fotografie, fotomontaggi nei quali il suo viso viene messo accanto a quello di una donna violentata o si trova sul corpo di una donna sgozzata, con il sangue che riempie un catino a terra: «Quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l’aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Io dico: un’emergenza, in Italia. Perché le donne muoiono per mano degli uomini ogni giorno, ed è in fondo considerata sempre una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade è anche – non solo, ma anche – perché chi poteva farlo non ha mai sollevato con vigore il tema al livello più alto, quello istituzionale. Dunque facciamolo, finalmente».

Laura Boldrini lo ha ripetuto oggi, dopo aver già nominato con forza il femminicidio nel suo discorso di insediamento alla presidenza della camera. Alla sua voce si sono aggiunte quelle di molte altre: il segretario della Cgil Susanna Camusso ha espresso la sua solidarietà, le parlamentari del Pd Fabrizia Giuliani e Rosa Calipari hanno chiesto la ratifica della convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. E ha insistito per la convocazione di una seduta straordinaria della camera «volta ad una prima urgente discussione delle norme per il contrasto alla al femminicidio».

Il dibattito, come da alcuni mesi a questa parte, è positivo. Ma è ora tempo che la politica trovi coraggio. «La paura paralizza», ha detto Laura Boldrini: «È tempo di fare una legge».