Strage di civili ad Aleppo, colpito l’ospedale di Msf
Siria Oltre 30 i morti, tra i quali 14 pazienti e tre medici, nel raid aereo attribuito all'aviazione governativa. Damasco nega e denuncia le cannonate dei ribelli che, sempre ad Aleppo, hanno ucciso una decina di civili. Sfumato il cessate il fuoco, negoziati più lontani
Siria Oltre 30 i morti, tra i quali 14 pazienti e tre medici, nel raid aereo attribuito all'aviazione governativa. Damasco nega e denuncia le cannonate dei ribelli che, sempre ad Aleppo, hanno ucciso una decina di civili. Sfumato il cessate il fuoco, negoziati più lontani
L’escalation di questi ultimi giorni è sfociata ieri ad Aleppo una delle pagine più insanguinate della guerra civile siriana. Nel giro di poche ore 40 civili sono stati uccisi da bombardamenti governativi e tiri delle forze ribelli. Almeno 30 sono morti in violento raid aereo, attribuito da più parti all’aviazione governativa, che ha colpito un ospedale da campo gestito da Medici Senza Frontiere e dalla Croce Rossa Internazionale. Poco dopo altri 10 civili sono caduti sotto il fuoco delle formazioni ribelli che combattono contro Damasco. Tutte vittime innocenti del fallimento del cessate il fuoco cominciato a fine febbraio e che ha regalato alla popolazione siriana un breve periodo di calma relativa. La ripresa, negli ultimi giorni, dei combattimenti è stata spiegata in modo superficiale, come risultato del rafforzamento del presidente Bashar Assad che, grazie ai successi ottenuti dal suo esercito, avrebbe scelto la forza e non il negoziato con le opposizioni. Il quadro è più complesso. Anche ribelli e jihadisti hanno violato la tregua più volte per consolidare le loro posizioni sul terreno e rispondere all’accerchiamento da parte dell’esercito che ora controlla buona parte dell’area intorno ad Aleppo.
Le immagini messe in rete da giornalisti e attivisti locali e mandate in onda dalle tv di tutto il mondo, mostravano ieri scene di rovine, di soccorritori avvolti da una polvere densa che estraevano dalle macerie i corpi delle vittime, tra le urla di disperazione di parenti e sopravvissuti. Tanti i feriti portati via con mezzi di fortuna. Le bombe hanno colpito in particolare l’ospedale al Quds e alcune abitazioni vicine, nel quartiere di Sukkari che si trova nella parte di Aleppo sotto il controllo delle milizie ribelli e jihadiste. Tra i morti ci sono 14 medici e pazienti, tra i quali l’ultimo pediatra rimasto in quella parte della città, il dottor Wassim Maaz. Medici senza Frontiere ha condannato l’attacco che ha distrutto un ospedale che era anche il principale centro pediatrico dell’area. «Dov’è l’indignazione di chi ha il potere e il dovere di fermare questo massacro?… A rafforzare questa tragedia si aggiunge la dedizione e l’impegno dello staff dell’ospedale, che lavorava in condizioni inimmaginabili, senza mai vacillare, dall’inizio di questo sanguinoso conflitto», ha detto Muskilda Zancada, capomissione di Msf in Siria. L’ospedale al Quds, dotato di 34 posti letto, forniva servizi di pronto soccorso, cure ostetriche, terapia intensiva; aveva una sala operatoria, un ambulatorio e un reparto di degenza e vi lavoravano a tempo pieno 8 medici e 28 infermieri. Forte la condanna della Croce Rossa Internazionale (Cicr): «L’attacco contro l’ospedale Quds è inaccettabile e purtroppo non è la prima volta che servizi medici salvavita sono colpiti», ha commentato con amarezza Marianne Gasser, capo della missione del Cicr in Siria, «esortiamo tutte le parti a risparmiare i civili, a non colpire gli ospedali…Nel caso contrario, Aleppo sarà spinta sull’orlo del disastro umanitario».
L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), vicino all’opposizione anti Bashar Assad, sostiene che 139 civili sarebbero morti sotto le bombe sganciate da elicotteri e caccia governativi negli ultimi sei giorni. E tra i morti si conterebbero 23 tra bambini e adolescenti e 15 donne. Per Anas al-Abdeh, capo della Coalizione Nazionale dell’opposizione siriana, parte di questi morti sarebbero stati causati da raid dell’aviazione russa che, a suo dire, ha colpito Aleppo assieme ai caccia governativi. Una versione smentita con forza dal ministero della difesa russo che ha chiamato in causa le forze aeree della Coalizione anti-Isis guidata dagli Usa. «Secondo i dati in nostro possesso – ha comunicato il ministero russo – la sera del 27 aprile nello spazio aereo di Aleppo per la prima volta dopo un lungo intervallo ha operato un aereo di uno dei paesi della cosiddetta coalizione anti-Isis». Anche Damasco respinge le accuse e nega di aver bombardato l’ospedale al Quds. «Queste notizie – ha scritto l’agenzia statale Sana – intendono coprire i crimini commessi dai terroristi contro la popolazione» mentre «almeno nove civili sono stati uccisi e decine feriti da bombardamenti dei terroristi con razzi e da spari di cecchini» contro la parte di Aleppo che è sotto il controllo governativo. Damasco ha anche denunciato l’ingresso nel nord del Paese di 150 soldati americani, prima parte di un contingente di 250 militari che Barack Obama aveva detto di voler inviare in Siria. «È un chiaro atto di aggressione» ha protestato il ministero degli esteri.
La strada della guerra totale è di nuovo aperta e poco potrà fare l’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, che la prossima settimana incontrerà a Mosca il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov per discutere di negoziati in cui nessun siriano pro o anti Assad crede. E crescono le pressioni sul presidente siriano, che a maggio dovrebbe nominare un nuovo governo, al quale Londra, Parigi, Washington e altre capitali occidentali chiedono di nuovo di farsi da parte.
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