Un nuovo tassello, forse quello più pesante, si aggiunge all’inchiesta sulla strage di Brandizzo (Torino), che nella notte tra il 30 e il 31 agosto costò la vita a cinque operai, investiti da un treno mentre lavoravano sui binari.

La procura di Ivrea, nell’ambito dell’inchiesta per concorso in omicidio colposo e disastro ferroviario, ha iscritto nel registro degli indagati due nuove persone, due dirigenti di Rete ferroviaria italiana (Rfi): Gaetano Pitisci e Andrea Bregolato. Il primo è direttore dei lavori relativi alla manutenzione delle linee, nonché il superiore gerarchico di Antonio Massa – il tecnico di Rfi «scorta dell’azienda» al cantiere in quella notte maledetta, sopravvissuto e lui stesso indagato -, mentre il secondo è uno dei responsabili della sicurezza nei cantieri (il coordinatore in fase esecutiva). Anche la società è formalmente indagata come «persona giuridica», la notifica in questo caso è stata recapitata all’amministratore delegato Gianpiero Strisciuglio, che non è, però, indagato.

La procura, coordinata da Gabriella Viglione, ha da subito cercato di ricostruire la catena di comando, un lungo e certosino lavoro, non senza difficoltà, che ora arriva a un passo di svolta, perché per la prima volta l’inchiesta coinvolge direttamente Rfi, che finora aveva cercato di allontanare da sé le responsabilità scaricandole su Massa, licenziato lo scorso ottobre. Emergono, dunque, altri grad«i di responsabilità a livelli superiori.

Ieri mattina, agenti della polizia ferroviaria, carabinieri e ispettori dello Spresal, hanno effettuato perquisizioni negli uffici di Rfi a Torino (nelle stazioni di Porta Nuova e del Lingotto) e a Roma per acquisire file informatici e documenti relativi agli appalti e alle procedure seguite per la sicurezza dei lavoratori. Il cantiere di Brandizzo faceva, infatti, parte di un più ampio appalto relativo alla manutenzione ferroviaria.
Gli investigatori hanno acquisito ampia documentazione che sarà analizzata nei prossimi giorni e vogliono capire come sono stati affidati gli appalti, come sono avvenute le comunicazioni dei lavori e quali le misure di sicurezza adottate. Intanto, Rfi fa sapere: «La società, con tutto il personale interessato, sta fornendo la massima collaborazione, in assoluta trasparenza, agli agenti di polizia e agli organi inquirenti che stanno indagando sulle cause dell’incidente».

A tre mesi dalla strage salgono così a otto gli indagati (più le due società coinvolte). Antonio Massa e Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer, sono i due sopravvissuti all’impatto e gli unici accusati di omicidio e disastro ferroviario con dolo eventuale. Per tutti gli altri a partire dai quattro vertici della Sigifer, la società di Borgo Vercelli che operava in subappalto, si ipotizzerebbero reati colposi. L’analisi della scatola nera, avvenuta recentemente, ha invece scagionato il macchinista del convoglio. Ci sono ancora punti da chiarire in questa brutta storia. Diversi testimoni sfilati in procura nelle scorse settimane hanno, però, confermato come fosse una prassi lavorare anche senza la sospensione della circolazione.