Se è vero che politica e musica si stanno sempre più allontanando è anche vero che il rap, nelle sue variopinte versioni, resta una forma di racconto personale, e collettivo, che porta elementi pre-politici ed esistenziali alla ribalta. Poi ci sono artisti come Kento che fondono il tutto assieme. Il suo ultimo Kombat Rap, a quattordici anni dalla sua ultima prova solista, è disco politico ma anche narrativo di se stesso. 15 tracce, con diversi ospiti, per raccontare vite e storie di resistenza ed alternativa ma anche la vita di tutti i giorni con i suoi problemi, le sue difficoltà ma anche la grandezza di un sorriso strappato e di un qualcosa di ben fatto. Un titolo coraggioso, che rimanda immediatamente la mente al «Combat Rock» dei Clash, per un disco «completo dal punto di vista dei contenuti» dice Kento «così ci sono dei contenuti più condivisi e collettivi come quelli più personali e più lirici, ciò viene sottolineato anche dalle scelte sonore. Mio obiettivo era di far fare un viaggio a chi ascolta il disco. Così facendo si trovano e si mescolano cose più classicamente rap con suoni più rock, come nel brano prodotto con Dj Fastcut (Collutorio) dove c’è una chitarra suonata dal vivo».