Incontriamo Maria Attanasio in place Saint Sulpice, ospite del 39°Marché de la Poésie appena conclusasi a Parigi. L’opera di Attanasio è arrivata in Francia grazie a Ypsilon éditeur, casa editrice parigina diretta e fondata nel 2007 da Isabella Checcaglini, ricercatrice umbra in letteratura e poesia. Il pubblico francese ha accolto finora due testi di Maria Attanasio: la traduzione di Di Concetta e le sue donne, a opera di Laura Brignon; e quella di Eugenia Fano di Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile, recentissima.

Da dove nasce il suo interesse per il passato? Da dove quello per figure di donne che si esprimono attraverso gesti di rottura rispetto al tempo in cui vivono? Come riesce a porsi in equilibrio tra vero storico ed esigenza d’invenzione?
È nella circoscritta spazialità della mia città – Caltagirone – la costitutiva motivazione della mia scrittura, nella stratificata densità di memoria in essa occultata: un’immemore deriva di vissuto, che mi chiama, vuole la parola.
È nel romanzo storico che la temporalità diventa soggetto e oggetto di scrittura, nel doppio senso di tempo narrativo e tempo narrato; avviene infatti uno spostamento di prospettiva: il tempo dello scrittore s’identifica con quello delle sue narrazioni, mentre i luoghi della sua vita ne diventano dominante scenario. Una sorta di interrogazione dell’autore al passato per autodefinirsi nel presente, legittimare in esso la propria appartenenza ideologica, o di classe, o di genere. Ciò motiva le mie narrazioni, ma solo attraverso la finzione letteraria il dato storico può trovare la possibilità di restituire vita alla vita cancellata: entrare nelle emozioni, nei pensieri, nei movimenti interiori di un’esistenza.

A fronte dell’oblio delle traiettorie biografiche di Francisca, Concetta La Ferla, Ignazia Perremuto, Rosalia Montmasson ed altre, i suoi libri rendono visibile la loro dirompenza. In che modo la «scrittura della presenza» anima queste passate storie di resistenza? Come il romanzo storico dialoga con il presente?
Per potermi scrivere al presente ho sentito fortemente l’esigenza di scendere verso l’inesplorato della storia delle madri – illuminarne frammenti – per ricomprendere il tempo dell’esclusione dal linguaggio che l’ha caratterizzata. Ho ritrovato quella storia densa di ribellione e non di rassegnazione. Risalendo dall’anonimo vissuto della storia passata, queste storie restituiscono, insieme alle dinamiche storiche e alla condizione umana di uno specifico tempo, spessore e senso alla mia identità di genere nella contemporaneità.
Perché la mia scrittura – ogni scrittura: poetica e narrativa, storica o fantastica – si pone sempre come scrittura della presenza: confitta nell’accadere – qui, adesso – da esso lasciandosi attraversare, e con esso inevitabilmente confrontandosi. E spesso scontrandosi.

La raccolta di racconti «Lo splendore del niente» (2020) è dedicata a Elvira Sellerio – «la sempreviva signora delle storie» – l’editrice siciliana che ha saputo valorizzare la sua opera in Italia. La sua opera è emersa e emerge grazie a relazioni fruttuose tra donne. Vuole parlarcene?
Le donne sono le privilegiate protagoniste delle me narrazioni; e non è per caso che esse abbiano trovato un privilegiato ascolto editoriale e un’appassionata condivisione in altre donne.
È stata Elvira Sellerio, amica e editrice, a spingermi a scrivere il mio primo romanzo, Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile (1994). Elvira trovò bellissima quella storia: dovevo scriverla, mi disse, portargliela. Questa era Elvira Sellerio.
Ma la stessa sensibilità e la stessa passione intellettuale per la scrittura ho trovato, qui in Francia; è stata Isabella Checcaglini a voler tradurre e pubblicare la storia della secentesca Francisca, homofimmina, e quella della novecentesca Concetta La Ferla, sorelle di libertà anche se a distanza di secoli. Grazie a lei, mi trovo al Marché de la Poesie; e grazie a lei ho incontrato un’altra donna speciale: l’attrice Anna Mouglalis, che legge nell’occasione alcuni miei brani. In entrambe ho trovato due amiche, e una profonda condivisione d’amore per la scrittura, come esperienza di verità e parola di libertà.