Storie di resilienza e di felici ritorni in territori e borghi tutti da scoprire
L’Italia è bella dentro: non poteva esserci titolo più appropriato per raccontare la ricchezza delle esperienze che si stanno diffondendo in quella che molti di noi considerano la spina dorsale […]
L’Italia è bella dentro: non poteva esserci titolo più appropriato per raccontare la ricchezza delle esperienze che si stanno diffondendo in quella che molti di noi considerano la spina dorsale […]
L’Italia è bella dentro: non poteva esserci titolo più appropriato per raccontare la ricchezza delle esperienze che si stanno diffondendo in quella che molti di noi considerano la spina dorsale del Paese.
Il libro, curato da Luca Martinelli ed edito da Altreconomia, ci racconta l’Italia interna con passione e competenza. Si tratta di una narrazione corale di persone che hanno macinato migliaia di chilometri lungo il Paese per lavorare alla costruzione della famosa Strategia Nazionale per le Aree Interne. Come recita il sottotitolo si tratta di storie di resilienza, innovazione e ritorno nelle aree interne il tutto condito non da una dimensione eroica di chi decide di vivere il margine come scelta radicale di uscita dal mondo, ma come ricerca consapevole di una rinascita dei territori a cavallo tra tradizione e innovazione.
Luca Martinelli nella sua appassionata introduzione ci tiene a ribadire che l’Italia interna, lontana dalle grandi città, non è più quella narrata da Nuto Revelli ne Il mondo dei vinti.
Dopo quarant’anni dallo studio fondamentale che narrò la drammatica vittoria della modernità sul mondo contadino le cose sono cambiate e l’euforia del modello urbano segna le sue crepe nonostante l’abbandono continua a caratterizzare vallate, pendii e piccoli borghi.
In quell’Italia abbandonata e colonizzata dalla cultura urbana vivono, ancora oggi, circa 12 milioni di persone: un quinto della popolazione italiana.
La prima parte del libro illustra nel dettaglio la filosofia della SNAI raccontata da alcuni dei principali protagonisti, collaboratori della prima ora di Fabrizio Barca, come Filippo Tantillo, Giovanni Carrosio e Daniela Lusi.
Giovanni Carrosio nel suo libro, I margini al centro, definisce le aree interne, nonostante le tante contraddizioni- «un laboratorio sociale di nuove pratiche, che riscoprono la reciprocità come modalità di scambio e la comunità come luogo di azione».
Filippo Tantillo punta l’attenzione sul valore fondamentale della rete dei servizi essenziali, quelli che sono alla base della SNAI, ma anche sulla necessità di modificare le filiere interne evidenziando, ad esempio, il paradosso dell’alta qualità dei prodotti del territorio di cui ne viene enfatizzata la bontà ma di cui non si ha traccia, spesso, nel consumo locale alla faccia del famoso «km 0».
Ad introdurre le storie di restanza e ritorno, il cuore del libro, ci pensa Silvia Passerini e qui davvero c’è solo da lasciarsi trasportare a racconti che affascinano e danno speranza come quello della lana che da rifiuto torna ad essere la risorsa dell’economia pastorale.
Un viaggio per valli e piccoli borghi a scoprire che nel biellese si punta ad una gestione etica e fortemente innovativa del patrimonio forestale che mette in discussione, almeno in parte, le politiche finalizzate solo alla realizzazione di biomasse o al cosiddetto Carbomark, per puntare ad una filiera corta che sostiene la cura e riqualificazione del bosco.
In Alta Valmarecchia, la valle che ha dato in natali a Tonino Guerra, scopriamo un ritornante d’eccezione, Bruno Rossi, che alla tenera età di 80 anni diventa uno dei soci fondatori della cooperativa «Valmarecchia Bionatura», nata per riprendere la produzione di farine dalla coltivazione di grani tradizionali. Anche in questo caso, come per tutte storie di L’Italia è bella dentro, il focus della narrazione sono la filiera corta e di come questa si ramifica nel tessuto delle comunità locali. La cooperativa della Valmarecchia ha creato nel tempo una rete di attività e di relazioni che vanno da San Leo a Sant’Arcangelo di Romagna: dai crinali del Montefeltro fino alla periferia di Rimini.
Storie di inclusione sociale ed integrazione dei rifugiati, come il progetto «Rise Hub» in Val Comino o l’esperienza, ormai pluriennale, dell’azienda «Tularù» realizzata da Miguel e Alessandra su un altipiano a circa 850 metri a Cittaducale (RI).
Insomma un libro da leggere con attenzione per scoprire le tante storie che mettono in luce la vitalità dei nostri «margini» territoriali e la necessità, sempre più stringente, di rimetterli al centro. In questa direzione vanno le conclusioni lasciate ad un’appassionata conversazione-appello con Franco Arminio. Non è una forzatura se partendo dalle pagine di Luca Martinelli si avviasse una riflessione profonda sull’Italia di oggi e sul suo futuro, come ha iniziato a fare il progetto «Riabitare l’Italia».
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