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Storie di donne in lotta col proprio presente

Storie di donne in lotta col proprio presenteUna scena da In Bloom

Cinema Un'edizione al femminile per la 19a edizione del Festival del film di Sarajevo

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 24 agosto 2013

Sono soprattutto storie di donne a punteggiare il 19° Sarajevo film festival, che si conclude oggi; rapporti madre figlia, segnati dalla malattia e dall’abbandono, vicende molto tristi che poco lasciano alla speranza.
Il concorso per l’Heart of Sarajevo comprende nove titoli proveniente dall’Europa sudorientale, tra questi sei sono opere prime, e tre arrivano dalla Romania. Alcuni sono stati presentati in altri festival, come il romeno When Evening Falls on Bucharest or Metabolism di Corneliu Porumboiu – era in gara a Locarno – che è tra i favoriti, o a Berlino, come il croato-bosniaco A Stranger di Bobo Jelcic, e il bel georgiano In Bloom di Nana Ekvtimishvili e Simon Groß.
É una novità, invece, il bosniaco Sa mamom – With mum di Faruk Loncarevic con Marija Pikic (Buon anno Sarajevo) Mira Furlan (Cirkus Columbia), Branko Ðuric e Sanja Vejnovic, regista al secondo film che dopo Mum and Dad torna sui temi familiari che gli sono cari. Per una volta nel cinema bosniaco non ci sono, se non molto sullo sfondo, i drammi e i ricordi della guerra e tutto si svolge in un nucleo borghese e benestante. La protagonista è la poco più che ventenne Berina, artista incerta che vive con i genitori e la sorella piccola. La madre Jasna, dottoressa dalla forte personalità sta morendo di tumore e condivide le proprie emozioni quasi esclusivamente con la sorella, anch’ella medico, mentre accusa il marito di tradirla. Berina quasi non parla, ascolta le conversazioni altrui, incontra gli uomini che non la amano, prova a creare quadri che poi distrugge, chiede certificati per la madre. Eppure è l’unica a cercare una soluzione, a sperare. Si reca persino da una maga che fa strani riti per guarire Jasna. E forse nella scomparsa della madre trova la spinta per crescere.
Parti invertite in Carmen del romeno Doru Nitescu. Qui è Mariana a lottare per la guarigione e la sopravvivenza della figlia di 10 anni. Dal paesino di campagna vanno nella capitale per una visita in ospedale: la bambina non sorride, non ricorda le cose. Il dottor Sitaru decide di ricoverarla e pensa sia necessario operarla, l’altro medico è contrario all’intervento. Mariana e il marito Puiu devono inutilmente chiedere al padre di lui i soldi per l’intervento, mentre ovunque, nella ricerca di un lavoro o per una visita medica, è necessario fare regali costosi per essere considerati.
La parte ospedaliera, con i litigi dei medici sotto gli occhi della bambina e dei genitori e l’insipienza generale, ricorda La morte del signor Lazarescu di Cristi Puiu, cui il festival dedica un omaggio.
Storie di donne anche dall’Austria, ma meno riuscite. In Soldate Jeanette di Daniel Hoesl, Fanni che si era appropriata di un’ingente somma, brucia le banconote in un bosco e cerca inutilmente di rifarsi un’identità in una fattoria. Più interessante Talea di Katharina Mückstein, con la quattordicenne Jasmin che fugge dalla famiglia adottiva per trascorrere un fine settimana in montagna con la madre naturale Eva, appena uscita di prigione. Un tentative di capire il passato e costruire un rapporto, ma con nuove menzogne e gelosie.
L’amicizia tra due ragazze adolescenti, Eka e Natia, nella Georgia del 1992, nel soprendente esordio In Bloom. Anche qui genitori in carcere o litigiosi, clima diffuso di violenza, troppe armi in circolazione (donate anche come pegno d’amore) e disinteresse degli adulti verso i ragazzi. L’ottima scelta delle interpreti dà spontaneità a una storia ironica e dura allo stesso tempo.
Come ogni anno molto buona la selezione dei documentari regionali. Tra i 22 in gara spicca la durezza dell’austriaco-russo Sickfuckpeople di Juri Rechinsky. Una storia in tre parti che segue ragazzi di strada a Odessa. Nel primo capitolo hanno 10-14 anni e vivono in sotterranei umidi rubando e drogandosi. Il regista non nasconde nulla, compresa la lunga scena della crisi epilettica di uno di loro. Due anni dopo un ragazzo torna al villaggio alla ricerca della madre che si prostituisce ma nessuno lo vuole aiutare. Nel terzo capitolo una coppia s’è sposata e aspetta un figlio che, a causa delle loro precarie condizioni, i

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