Storia e antropologia dal Mali alla Mecca
GEOGRAFIE «La carovana del sultano», un saggio di Marco Aime edito da Einaudi. Il volume affronta il regno di Mansa Musa, tra il 1312 e il 1337, concentrandosi sul suo pellegrinaggio. Nel 1324 il commercio dell’oro e del sale attraverso il Sahara si accentrava principalmente a Timbuctù. All’interno dell’Islam, ma il discorso si potrebbe estendere al cristianesimo e ad altre fedi, il riaffermare la centralità del messaggio e della legge del Corano aveva uno scopo politico
GEOGRAFIE «La carovana del sultano», un saggio di Marco Aime edito da Einaudi. Il volume affronta il regno di Mansa Musa, tra il 1312 e il 1337, concentrandosi sul suo pellegrinaggio. Nel 1324 il commercio dell’oro e del sale attraverso il Sahara si accentrava principalmente a Timbuctù. All’interno dell’Islam, ma il discorso si potrebbe estendere al cristianesimo e ad altre fedi, il riaffermare la centralità del messaggio e della legge del Corano aveva uno scopo politico
L’Africa bagnata dal Mediterraneo e quella subsahariana hanno conosciuto storie differenti almeno a partire dal IV millennio a.C., cioè da quando l’inaridimento del Sahara rese più difficili i collegamenti fra il nord e il centro del continente. La fascia costiera rimase in continuo, stretto rapporto con l’impero romano prima, Bisanzio e l’Europa medievale poi. La quasi totale mancanza di testimonianze scritte hanno reso difficile una ricostruzione della storia dell’Africa subcontinentale.
SAPPIAMO TUTTAVIA che numerosi regni e civiltà vi si susseguirono nel I millennio d.C. Nell’immensa area sudanese (si ricordi che, mentre oggi il Sudan è uno stato che si estende a sud dell’Egitto, originariamente questo nome, che in arabo significa «paese dei neri», indicava l’intera fascia di territori posti sotto il Sahara e che dunque si estende dalla Guinea al Mar Rosso) si crearono regni che traevano la loro importanza dalla presenza di grandi vie carovaniere: ricordiamo nell’area nigeriana quelli del Ghana, del Mali, di Songhai, di Haussa. Nel regno del Mali, il più importante, il sovrano più famoso è senz’altro Mansa Musa, che regnò dal 1312 al 1337. Il Mali era già parzialmente musulmano prima che Musa salisse al trono, tuttavia egli fu il primo a imprimere al sultanato un fervore religioso sufficiente a renderlo un vero impero musulmano. Egli era un personalmente e fece costruire splendide moschee in tutto il suo dominio. Durante il suo regno, infatti, Timbuctù divenne uno dei principali centri culturali non solo in Africa, ma in tutto il mondo islamico. Quando salì al potere, il Mali aveva già il controllo delle rotte commerciali dell’oro verso sud e del sale verso nord. Durante il suo regno, il commercio dell’oro e del sale attraverso il Sahara si concentrò principalmente a Timbuctù. La ricchezza della città si basava principalmente sul commercio di oro, appunto, ma anche di sale, avorio, noci di kola e schiavi.
UNO DEGLI EVENTI più noti del suo regno fu il suo famoso pellegrinaggio alla Mecca nel 1324 con una immensa carovana. A questo viaggio è dedicato il libro di Marco Aime, La carovana del sultano. Dal Mali alla Mecca: un pellegrinaggio medievale (Einaudi, pp. 290, euro 28), un lavoro nel quale competenze storiche e antropologiche si intrecciano. Il pellegrinaggio, generalmente celebrato per la sua magnificenza, ha in realtà, per l’autore, il significato di uno spartiacque. Intanto, come osserva Aime, fu il momento risolutore delle crisi politico-economiche e dinastiche che avevano colpito l’area alla fine del Duecento, tali da minacciare l’integrità stessa del regno. Come in altri casi all’interno dell’Islam, ma il discorso si potrebbe estendere al cristianesimo e ad altre fedi, il riaffermare la centralità del messaggio e della legge del Corano, aveva uno scopo eminentemente politico; per cui, al di là delle convinzioni personali, Mansa Mura fu bene attento al messaggio che passava attraverso il clamore suscitato dall’immenso pellegrinaggio, ciò spiega ugualmente il comportamento ossessivamente religioso che egli ostentò durante il suo svolgimento e in particolare al Cairo. La legittimazione che gliene venne consentì al Mali di entrare nel novero dei più potenti sultani del mondo islamico del tempo.
IL PELLEGRINAGGIO MARCA, sebbene involontariamente, anche l’inizio di una nuova era in cui l’influenza economica dell’Egitto sul Sudan crebbe gradualmente a discapito del Marocco. Le antiche rotte commerciali dei carovanieri, in particolare l’asse ovest-est percorso dai pellegrini provenienti dal Sudan occidentale, rinvigorite dai nuovi traffici, favorivano lo sviluppo di relazioni economiche e culturali tra i popoli di queste regioni e gli abitanti delle città attraversate. Dalle aree urbane le notizie circolavano più rapidamente; è così che la notizia della rotta seguita dalla carovana di Mansa Musa arrivò in Europa, dove i mercanti potevano avere interesse a conoscere nuove vie commerciali. Fino a quel momento non vi erano stati contatti diretti con il Mali o il resto dell’Africa nera occidentale. Gli europei conoscevano però l’Egitto e il porto di Alessandria, nonché le merci, a partire dagli schiavi e soprattutto dall’oro, che vi transitavano. All’epoca, come scrive Aime, le potenze europee erano interessate a stabilire nuovi orizzonti orientandosi secondo le alleanze politico-militari, ben più che in un’ottica religiosa; per cui, ad esempio, i genovesi sostenevano il regno musulmano di Granada contro la Castiglia, ch’era invece legata strettamente all’Egitto. Sapere che a sud del Sahara vi era un regno tanto prospero induceva a estendere in quella direzione le reti commerciali, così come dalla fine del secolo precedente si era fatto con l’Asia sottomessa dai Mongoli.
ERA UN MONDO che tendeva alla globalizzazione, rispetto alla quale la crisi di metà Trecento, con lo sfaldamento dell’unità mongolica, la perdita della Cina nel 1368, soprattutto l’ondata di peste rappresentarono nient’altro che una pausa. E per il Mali di Mansa Musa? Il regno raggiunse l’apice del suo splendore fra XIII e XIV secolo, mentre nel Quattrocento la distruzione del suo centro principale, Timbuctù, a opera del Songhai, portò a una decadenza che favorirà successivamente l’assoggettamento da parte del Marocco e dei Portoghesi. Aime si chiede se questo esito per un territorio che era stato al centro di reti commerciali importanti denunci, come alcuni pensano, una debolezza strutturale che nel tempo sarebbe emersa. Il dibattito resta aperto.
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