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Storia di Vincent, migrante e poi editore in America

Storia di Vincent, migrante e poi editore in America

Scaffale Una biografia di Alessio De Stefano dedicata alla vita straordinaria di Vincenzo Massari, abruzzese che emigrò in America ai primi del secolo scorso. Fervido antifascista, divenne editore e pubblicò a puntate Fontamara di Ignazio Silone

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 6 ottobre 2023

Quando Vincenzo Massari lascia l’Abruzzo, imbarcandosi con la madre dal porto di Napoli per raggiungere la famiglia, già emigrata negli Stati Uniti d’America, è adolescente: nato a Luco dei Marsi nel novembre del 1898, nei primi giorni del gennaio del 1915 ha ormai compiuto sedici anni e – si potrebbe sostenere – è un predestinato. Meno di una settimana dopo, infatti, un terribile terremoto avrebbe sconvolto la Marsica e distrutto anche il suo paese d’origine, oltre a radere al suolo la città più importante della piana del Fucino, Avezzano, e lasciare sotto le pietre oltre trentamila morti.

«LA PRIMA VOLTA che ho letto il nome di Vincenzo Massari ero sulle tracce dei pescatori del lago del Fucino che avevano vissuto e faticato lungo le sponde di quello che fu, fino al suo prosciugamento definitivo avvenuto nel 1878, il terzo bacino d’acqua dolce d’Italia per estensione, incassato nelle montagne dell’Abruzzo interno. Non sapevo nulla di lui» scrive Alessio De Stefano nelle prime righe della biografia che ha dedicato alla sua vita straordinaria (Vincent Massari, cronache di un abruzzese d’America (pp. 168 più 8 di foto, 16,50 euro).
Nato ad Avezzano nel 1987, De Stefano dal 2019 si occupa di raccogliere e raccontare libri, storie e tesori d’arte della sua terra nella Piccola biblioteca marsicana. Il suo primo libro è pubblicato da una casa editrice indipendente figlia dell’intuizione di un giovane di Capistrello (Aq), piccola e coraggiosa: si chiama Radici Edizioni e nasce per pubblicare storie come quella di Massari, guardando alle radici come vincoli «con la terra da cui veniamo, con le storie che ci hanno cresciuto e fatto diventare quello che siamo e con il passato utile e necessario a guardare il futuro con occhi sempre aperti».
Il libro di De Stefano è frutto di una ricerca sul campo, in Colorado, nella biblioteca dell’Università del Colorado con sede a Pueblo, la sua città, che Massari aveva contribuito a fondare, nell’ultima parte della sua vita, quando divenne un uomo politico molto importante nello Stato.
Vincenzo era un superstite: il testimone di un mondo lontano che non esisteva più. Giovanissimo, comincia a collaborare con la stampa in lingua italiana, inizialmente per denunciare le condizioni di vita di chi, come suo padre, sgobba in miniera, in seguito per creare un ponte tra l’Abruzzo e l’America.

SARÀ IN SEGUITO anche l’editore di testate che provavano a gettare ponti con l’altra parte dell’Oceano. Il primo giornale che fonda, Alessio De Stefano, porta nel nome la sua terra d’origine. È in questa veste che – senza timore – si mostra pubblicamente come fervido antifascista e – dal luglio del 1934 fino all’agosto del 1935 – pubblica a puntate, in lingue italiana, il romanzo Fontamara di Ignazio Silone, che in Italia non potrà circolare ufficialmente prima di dieci anni.
Il giornale di Massari dà vita a una grande campagna promozionale anche dell’intero volume, diffondendo negli Stati Uniti, con molto anticipo sull’Italia, la sua versione integrale in lingua originale.
Le parole che promuovono lo scritto di Silone, una storia di cafoni ambientata nella piana del Fucino, uno dei testi fondamentali della letteratura italiana del Novecento, è rivolto agli emigrati: «La nostra emigrazione, fatta prevalentemente di lavoratori, deve leggere questo libro. Gli emigrati italiani, anche i politici, leggono poco. E quando leggono si danno ai romanzi a puntate, espressamente scritti per incretinire e abbrutire il lettore. Fontamara bisogna che penetri anche in Italia. È il libro della rivoluzione contadina» si legge nell’articolo firmato Tirreno, uscito su L’Unione nel marzo del 1934.

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