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Storia di uno sfratto napoletano

Storia di uno sfratto napoletanoBruno Vecchione e Rosa Spagnuolo

Oggi, nel giorno della Festa dei Morti, Bruno Vecchione e Rosa Spagnuolo sarebbero dovuti finire per strada, sfrattati da casa dalla polizia. La coppia abita in via Boldoni, una traversa […]

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 3 novembre 2016

Oggi, nel giorno della Festa dei Morti, Bruno Vecchione e Rosa Spagnuolo sarebbero dovuti finire per strada, sfrattati da casa dalla polizia. La coppia abita in via Boldoni, una traversa di Rua Catalana, la zona dove anticamente dimoravano i commercianti spagnoli a Napoli.

L’abitazione l’hanno affittata nel 2007 per 490 euro al mese da Luigi Nappi, classe 1923, giudice tributario in pensione, con un contratto regolarmente firmato dalle parti. Bruno, Rosa e i loro due figli non se la passano bene. Entrambi fanno parte del Progetto Bros, 3.741 disoccupati formati per lavorare nel ciclo dei rifiuti: corsi e contratti a progetto per scarsi 500 euro al mese non hanno mai portato a una stabilizzazione. Nel 2010 l’amministrazione del governatore Stefano Caldoro decise di rifiutare qualsiasi interlocuzione lasciandoli per strada a manifestare, senza alcun reddito. Da allora, giacciono al Ministero del Lavoro 7,5 milioni inutilizzati, in attesa che la regione e il comune presentino un progetto per i Bros.

Dal 2010 al 2015 l’assessorato regionale al ramo è stato occupato proprio dal figlio di Luigi Nappi, Severino.

Bruno e Rosa anno attraversato cinque anni difficili (a Rosa è stata diagnosticata una depressione per cui è in cura presso l’ospedale Ascalesi), i figli sono andati a vivere dai nonni. Anni resi più complicati dall’impossibilità di accedere alle graduatorie per il contributo all’affitto, stanziato dal comune.

Nel presentare la documentazione hanno infatti scoperto che il contratto non era stato registrato: la locazione era sconosciuta all’erario e pertanto li metteva fuori dalla platea di beneficiari. Avevano le ricevute di pagamento ma tutte in carta semplice, non utilizzabili per dimostrare la regolarità del fitto. Non che la cosa sia andata avanti all’infinito, la registrazione il giudice in pensione Luigi Nappi l’ha poi fatta il 17 novembre 2015, ma solo per avere titolo a chiedere lo sfratto per morosità. L’ufficiale giudiziario si è già presentato quattro volte alla porta di casa, se non c’è ancora stato lo sfratto esecutivo è solo perché un centinaio di attivisti del Movimento Casa hanno impedito che venissero sbattuti fuori. Ma ha già annunciato che tornerà il 30 novembre.

L’intero edificio è di proprietà dei Nappi e, si racconta nella zona, ci sarebbe l’intenzione di liberarlo un appartamento per volta per mettere su dei Bed & breakfast, intercettando così il flusso di turisti che da un paio d’anni sta riempiendo alberghi e B&B del centro storico.

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Dopo la recente morte del giudice Nappi, i beni sono passati all’anziana moglie. La famiglia di mediazioni non vuole sentire parlare, aspettano solo di rientrare in possesso del bene: «Lo sfratto per una morosità pluriennale, che non riguarda una mia proprietà – scrive in una nota Severino Nappi, attuale responsabile nazionale per il Sud di Forza Italia – è stato deciso da magistrati che hanno già definitivamente valutato le buone ragioni di mia madre, la quale si trova suo malgrado coinvolta in una vicenda utilizzata strumentalmente. Il contratto di locazione è registrato e mia madre ha pagato le imposte dovute. Insomma, siamo in presenza di un’azione tipica di questi professionisti della protesta».

“Professionisti della protesta” è l’appellativo che Severino Nappi utilizzava quando era assessore al Lavoro per liquidare le proteste dei Bros.

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