Nei giorni seguenti l’8 settembre 1943 l’esercito tedesco, che già è entrato in Italia, assalta le caserme presenti in Trentino, provocando le prime vittime dei 600 giorni di occupazione. Il 10, Hitler decide di costituire la «Zona di operazioni dell’Alpenvorland», nella quale vengono incluse le province di Bolzano, Trento e Belluno. Nomina commissario supremo Franz Hofer, Gauleiter del Tirolo, che agisce alle sue dirette dipendenze, fissando a Bolzano la sede del governo: «L’amministrazione di questi territori è da costruire in modo tale che in qualsiasi momento essi possano essere riuniti al Reich tedesco». Hofer vieta al Partito fascista repubblicano di ricostituirsi nei territori dell’«Alpenvorland», escludendo ingerenze militari e reclutamenti; nomina commissario prefetto della Provincia di Trento un anziano avvocato, che avrà comunque al suo fianco un consigliere amministrativo germanico; affida tutte le responsabilità di comando a ufficiali e funzionari, molti dei quali austriaci e sudtirolesi, di provata fede nazista e di solida e affermata carriera criminale; insedia a Bolzano il Tribunale speciale (Sondergericht), composto da giudici tedeschi e competente per i reati politici e quelli commessi contro le forze armate germaniche.

Il 1944 è l’anno in cui sul Trentino Provincia del Reich si stende la mano pesante del tedesco. Alla fine di giugno un’operazione di polizia, condotta fra Trento, Rovereto e Riva del Garda, decapita il movimento di resistenza che da poco, e a fatica, sta tessendo la sua trama organizzativa: molti giovani, assieme ad alcuni anziani leader di fede repubblicana e socialista, vengono snidati in casa uno a uno e fatti fuori.

Fra il giugno e il luglio sorge a Bolzano il «Polizeiliches Durchgangslager», campo di detenzione e di smistamento che sostituisce quello di Fossoli, ormai minacciato dall’avanzata degli alleati e dall’intensificarsi delle azioni partigiane. Ai prigionieri trasferiti lì dal lager modenese, destinati alla deportazione oltralpe, si aggiungono via via anche i detenuti della «Zona»: politici e asociali, oppositori veri o presunti, ostaggi e famigliari di renitenti e partigiani. Alla fine di aprile del 1945, quando il campo viene liberato, si stima che circa 10mila prigionieri l’abbiano abitato e transitato.

Operazioni di rastrellamento, effettuate dai militari tedeschi con i cinquemila giovani trentini forzatamente (ma anche volontariamente) arruolati nel Corpo di sicurezza trentino, contrastano ferocemente sulle montagne una resistenza che si sforza di esistere.
Ed è proprio sulla montagna, nei giorni dal 25 al 28 settembre di quell’anno, che si risolve anche la storia che qui raccontiamo.

Lassù, alla testata della Val di Genova (Trentino occidentale), sul Pian del Bèdole (m. 1.600), Adamello Collini, una delle più prestigiose guide alpine dolomitiche, nel 1932 costruisce un suo rifugio sulle rovine di uno precedente spazzato via due anni prima da una valanga. Lo gestisce con la moglie Fiorentina Micheli e i figli Remo, Gemma e Liberio. Adamello è nato a Pinzolo (Val Rendena) nel 1890, figlio e nipote di gente che sulla montagna si arrampica e vive da sempre. Attorno al Bèdole e al Mandrone, che è poco più in alto, al margine del ghiacciaio, anch’esso gestito dai Collini, sorgono malghe e si stendono gli alpeggi, lavorano pastori, pascolano le greggi: quell’anno sono lassù Giacomo Spada, che è nato a Bagolino (BS) nel 1908, ma abita in valle con la moglie e i figli, e i bresciani Bortolo Donati, del 1916, e Attilio Serini, diciannovenne.

Tutti si conoscono e conoscono bene la montagna e le sue leggi, che contemplano anche la solidarietà. E così, in modo spontaneo, attorno a quei due rifugi e alle malghe, si crea anche una rete di sostegno a disertori, sbandati, ex prigionieri, perseguitati, ebrei, che dal fondovalle risalgono a cercare rifugio in Svizzera. Il movimento non sfugge ai tedeschi, e il 25 settembre, scatta la retata, ordita da militi delle SS con la complicità di un vecchio del paese («il Traditore»): fingendosi disertori della Wermacht, risalgono la catena, da Spada a Collini a Donati a Serini. Dopo la cattura, Adamello Collini viene sottoposto a un aspro interrogatorio, a cui assistono i figli. Gemma trascriverà sul suo diario domande e risposte di questo impari confronto fra due uomini che in quel momento rappresentano mondi e morali inconciliabili: «Ma voi sapete che era proibito dal codice di guerra di ospitare ed aiutare traditori: ed ancor più: di dar loro un itinerario esatto seguendo il quale essi avrebbero potuto sfuggire alle nostre ricerche, voi pure siete un traditore al pari di loro!»; «Non sono a conoscenza del codice di guerra ma anche qualora lo conoscessi, vi è al dissopra di questo codice una legge che anziché proibire ordina, di ospitare in questi luoghi selvaggi chiunque chieda qualsiasi aiuto. È la legge di Dio».

Il 28 settembre, i quattro uomini vengono tradotti nel lager di Bolzano, e poi deportati a Mauthausen, dove giungono il 21 novembre. Giacomo Spada (matricola n. 110411) morirà nel sottocampo di Melk il 17 gennaio 1945; lì moriranno anche Adamello Collini (n. 110444), il 12 febbraio, e Bortolo Donati (n. 110253) il 21 dello stesso mese; Attilio Serini morirà a Mauthausen il 4 maggio.

 

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Frutto di un ventennale ciclo di ricerca del Laboratorio di storia di Rovereto, volto a togliere i deportati trentini dall’oscurità della Storia e della Memoria,viene ideato e realizzato il Memoriale: fatto di duecentoundici «scatole di rame», postate a terra, ognuna dedicata a un deportato, del quale mostra la foto (quando c’è) con i suoi dati anagrafici e di deportazione.

Dietro c’è la mano di un architetto (Giovanni Marzari), di un grafico (Giancarlo Stefanati), di due Comunità di valle che sostengono il progetto, di un’associazione culturale di Borgo Valsugana (Il Mosaico) che oggi l’ha preso in consegna Dal 27 gennaio scorso gira per il Trentino; dal 21 agosto al 9 settembre prossimi il Memoriale sarà postato lassù, al Bèdole, attorno al rifugio «Adamello Collini», che nel 1944 vide compiersi il tradimento della montagna e della «legge che ordina».