Lavoro

«Stop al codice appalti», l’Antitrust come la Lega

«Stop al codice appalti», l’Antitrust come la Lega

Senza Regole Il presidente Rustichelli propone la sospensione e l'uso delle sole norme Ue più l'aumento dei subappalti. Esattamente come Salvini. I sindacati: inaccettabile

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 25 marzo 2021

Finora di Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità garante per la concorrenza (Antitrust), si era parlato solo per la stentata nomina. Durante il Conte Uno erano stati Fico e Casellati a scegliere questo magistrato fuori ruolo oltre i 10 anni previsti dalla legge Severino. Salvato da un voto del Csm in mezzo alla bufera Palamara, Rustichelli si era distinto per apparire il meno possibile. Vice capo di gabinetto al Mise con Antonio Marzano e poi a palazzo Chigi con Berlusconi, Rustichelli non è cambiato.

Il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli

Il suo parere inviato a Draghi su come utilizzare al meglio il Recovery fund non aveva fatto molto notizia martedì. Rileggendo meglio le 105 pagine della su «Proposta di riforma concorrenziale» i sindacati edili hanno strabuzzato gli occhi. A pagina 4 Rustichelli appoggia papale papale la proposta della Lega di Salvini in fatto di Codice degli appalti: «la sospensione dell’applicazione e il ricorso alle sole disposizioni delle direttive europee in materia di gare pubbliche». Insomma, un vero colpo di mano per liberalizzare gli appalti aggirando le norme sul rispetto dei contratti e della sicurezza previsti nel Codice degli appalti, già depotenziato col decreto Semplificazioni della scorsa estate.
Ma non basta. Sempre nella stessa pagina e a pagina 5 Rustichelli parlando dei «servizi pubblici locali» propone anche di ridurre «l’affidamento in house»: in pratica le aziende che vincono un appalto dovrebbero esternalizzare una quota superiore di lavori. Oggi la quota prevista è del 60%, Rustichelli propone di estenderla all’80% allargando l’uso dei subappalti che fanno sempre rima con incidenti sul lavoro e mancato rispetto dei contratti e diritti dei lavoratori coinvolti.
Per tutte queste ragioni, mentre il viceministro leghista alle Infrastrutture Alessandro Morelli festeggiava, i sindacati protestavano animatamente: «Siamo i più interessati a spendere presto e bene le risorse del Recovery Fund ma non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele, come di fatto ha proposto l’Antitrust- accusano i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi – . Il parlamento ha confermato l’impianto del Codice degli appalti e si è concentrato su specifici interventi per accelerare le opere pubbliche, con deroghe mirate, interventi sulla responsabilità dei dirigenti e con paletti chiari e condivisi su rispetto dei contratti, salute e sicurezza, sub appalti, legalità, che ha portato un aumento significativo di appalti assegnati, pur in presenza del Codice vigente».
Molto critico con Rustichelli anche il presidente dell’Anac (anticorruzione) Giuseppe Busia: «Non possiamo immaginare una semplice sospensione del Codice degli appalti e il ricorso alle sole direttive europee per l’utilizzo dei fondi Next Generation EU, tale scelta, lungi dal portare un’accelerazione, rischia di bloccare le gare per improvvisa assenza di riferimenti certi».
La proposta arrivata dall’Antitrust «non è accettabile, è regressiva e pericolosa, non è una strada accettabile per affrontare i problemi», rincara la dose il segretario Cgil Maurizio Landini.

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