A ripercorrerla adesso, la biografia di Stig Dagerman appare, nella sua brevità, anzitutto come guidata da una mente poliedrica: ancora venticinquenne, nel 1945 si era imposto nel panorama letterario svedese con il suo romanzo d’esordio Il serpente, cui sarebbero seguite, nell’arco di otto anni, numerose altre opere in forma di narrativa e di testo teatrale, tutte nel solco del modernismo,  spingendo la critica a scomodare paragoni importanti, da Faulkner a Kafka; a questa ascesa in campo letterario Dagerman avrebbe legato anche una attività militante, nella duratura collaborazione con la rivista anarchica Arbetaren, e nel suo impegno sindacale. Irrequieto, allergico a ogni...