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Stephen Curry, «sottostimato» ma infallibile sotto canestro

Stephen Curry, «sottostimato» ma infallibile sotto canestroStephen Curry

Cinema «Underrated», il documentario di Peter Nicks su Apple +

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 agosto 2023

I grandi giocatori possono essere divisi in due categorie. Nella prima sono inclusi gli atleti che hanno contribuito a scrivere la storia di uno sport. Nella seconda sono compresi quelli che hanno rivoluzionato le regole del gioco. Naturalmente, non si tratta di due pianeti distanti anni luce. Il confine è facilmente valicabile e alla frontiera sono accettate reciproche intrusioni. Nella pallacanestro statunitense, abbiamo l’esempio di LeBron James, autentica forza della natura. Un atleta che con quel corpo e quel talento non poteva fare altro che infrangere ogni record. Da quelle stesse parti, una specie di Olimpo dei predestinati, è possibile avvistare Michael Jordan, Earvin «Magic» Johnson, Julius Erving, Wilt Chamberlain e altri ancora. E magari, in futuro, potremo incontrare il francese Victor Wembanyama, quello che in molti indicano come il prossimo incontrastato dominatore della Lega.

Era «il piccoletto» gracile che i talent scout non presero in minima considerazione

CESTISTI dotati fisicamente, attesi ben prima del loro esordio tra i professionisti. Poi si sa, nello sport niente accade per volontà divina, così come nel mondo preistorico. L’uomo di Neanderthal poteva sopravvivere, Homo sapiens estinguersi. La storia si scrive con parziale agio solo dopo che tutto è già accaduto. E questo vale, anche e soprattutto, per quei giocatori che con le loro abilità inedite hanno costretto avversari e intere squadre a modificare abitudini, movimenti, mentalità. Uno dei rappresentanti più spettacolari di questo gruppo è Stephen Curry, il leader dei Golden State Warriors, il quattro volte campione NBA, il più grande tiratore da tre punti. E, da poco, il protagonista del documentario Apple TV+ diretto e co-prodotto da Peter Nicks, Stephen Curry: Underrated.
Curry il «sottostimato», il piccoletto, la point guard gracile che i talent scout non presero in minima considerazione all’epoca dei reclutamenti universitari. Il giudizio fu unanime. Il ragazzino con il volto da pre-adolescente non avrebbe potuto competere in un contesto nel quale altezza e peso sono considerati requisiti irrinunciabili. Le cose sono andate diversamente, perché non sempre Neanderthal perde e Sapiens vince. Il documentario di Nicks segue tre linee narrative: i campionati universitari con il piccolo college di Davidson, la tesi scritta anni dopo sul progresso dell’equità di genere attraverso lo sport e, infine, il titolo vinto lo scorso anno con Golden State.

UNA STRUTTURA che sembra richiamare alla memoria la celebre apologia a puntate di Michael Jordan, The Last Dance. In realtà, in Underrated la parte dei successi è aggiunta solo a completamento della vicenda. Si trascura quasi integralmente il modo con il quale Curry sia poi riuscito a cambiare la pallacanestro, dilatando le dimensioni del campo. Il suo tiro da distanze impensabili, l’abilità nel palleggio e nel far circolare la palla (frutto di allenamenti maniacali), hanno costretto tutte le difese avversarie a dover coprire decine di metri in più.
Nicks non ha coinvolto i compagni di oggi, ha preferito quelli di ieri. Si è concentrato sul periodo del college, quello delle incertezze, delle continue sorprese, delle delusioni e delle gioie, quando il leggendario capo allenatore Bob McKillop (il mentore per eccellenza), si fece avanti per convincere Curry a iscriversi al programma di Davidson, dando vita alla più classica delle favole con le Cinderella che arrivano senza invito alla festa e ne escono da protagoniste.
Curry non è durato fino a mezzanotte, al contrario ha continuato a danzare su un filo sottile dove i «sottostimati» sono attesi alla caduta e invece ne escono con una palla che prende la via del canestro, sfiorando con eleganza ferro e retina.

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