Cultura

Steffi e Nelli, sole e salve

Steffi e Nelli, sole e salveLe due protagoniste della serie tv nata dai romanzi della scrittrice

EverTeen «L'isola lontana. Quadrilogia della memoria» di Annika Thor per Feltrinelli. Un poderoso romanzo di formazione, che riunisce i precedenti libri dedicati alle protagoniste della serie per ragazzi. Fuggite da Vienna perché ebree, le due sorelle vengono date in affido a famiglie svedesi in attesa di ricongiungersi con i loro genitori. Ma la guerra sconvolgerà ogni piano

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 18 gennaio 2014

Steffi e Nelli suonano il pianoforte, gironzolano per Vienna, organizzano picnic con i genitori in riva al lago, frequentano la scuola con grande profitto. Poi, un giorno, tutto cambia. Non hanno più casa né patria. Non «sono più». È il 1939 e l’Europa è squassata dai venti nazisti. Loro sono ebree.

Devono andare via e lo fanno riempiendo una valigia in fretta e furia con quelle poche cose che possono servire a due bambine (per esempio, un orsacchiotto di peluche da stringere nei momenti peggiori). Destinazione, un’isola del profondo nord, Svezia. È lì che le due sorelle – ognuna in una casa diversa – vengono accolte come profughe da famiglie «adottive», in attesa che i tempi migliorino. Ma i tempi, invece, peggiorano: Hitler, oltre alla caccia all’uomo e alle leggi razziali, scatenerà una guerra devastante. E trasformerà l’Europa in un enorme campo di concentramento. Per Steffi e Nelli, la possibilità di ricongiungersi presto con i genitori diventa un miraggio. E sonoobbligate a crescere in fretta, nel vuoto affettivo dell’orfanage, scoprendo – per sopravvivere – altri amori possibili.

Annika Thor è la scrittrice svedese (Götenborg, 1950) che racconta nella sua Isola lontana. Quadrilogia della memoria (Feltrinelli, pp.605, euro 16) una poderosa storia di formazione. Il suo è un pluriromanzo: in questa opera vengono riuniti tutti i libri della serie per ragazzi (divenuti anche film per la tv), nati dai racconti della madre. Partendo dalla sua storia vera, il volume attraversa le ramificazioni maligne dell’Olocausto per addentrarsi nelle vite sperdute di due bambine, poi ragazze e, infine, le immaginiamo donne. Nessun tono epico, in scena va l’apparente normalità che nasconde una foresta di segnali. Vediamo le protagoniste piangere per la madre morta di stenti (ricevono le notizie dal ghetto Theresienstadt), disperarsi per la ricerca del padre (ma l’autrice ci riserva un happy end), rimanere impietrite di fronte al dolore altrui, commuoversi con i genitori affidatari.

Le scelte da compiere giorno dopo giorno sono ardue: anche l’identità ebraica e la difesa di quella radice culturale è incerta, rimane qualcosa da conquistare con i denti o da rifiutare nei frangenti più cupi. Nessuno è lì a stabilire per loro ciò che è bene e ciò che è male fare. Piano piano, si compone un nuovo puzzle esistenziale. Steffi e Nelli si circondano di nuovi affetti, amiche come Judith, Maj e Sonja. O passioni brucianti, come Sven, il ragazzo più grande, il biondo Apollo adorato che infrangerà il sogno di Steffi con un tradimento. Se Astrid Lindgren aveva costruito un immaginario insuperabile dell’isola svedese come territorio autonomo in cui sperimentare il rito di passaggio della crescita, qui Thor cambia i connotati alla natura nordica, trasformando le scogliere dei pescatori in una prigione dorata, in un esilio profumato. Fuori, la Shoah inghiotte il futuro di milioni di persone.

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