Internazionale

Stedile: «È un attacco conservatore»

Stedile: «È un attacco conservatore»João Stedile

Intervista Il leader del Movimento Sem Terra difende l’ex presidente

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 5 marzo 2016

«Vogliono fermare Lula». È indignato per gli sviluppi dell’inchiesta Lava Jato, il leader del Movimento Sem Terra, João Stedile, che abbiamo raggiunto al telefono per avere un commento sul fermo dell’ex presidente del Brasile.

Cosa sta succedendo?
L’operazione della polizia federale, che ha fatto irruzione in casa di Lula e che si è portato via per interrogarlo insieme a un coordinatore della campagna elettorale del 2010, Jose Felipi, è un chiaro abuso giudiziario. Nella nostra consuetudine giuridica, questo non si fa neanche con i peggiori delinquenti, sempre che abbiano fissa dimora. L’intenzione di questi settori reazionari del potere giudiziario è di impedire la candidatura di Lula per le presidenziali del 2018. Il governo di Dilma è un governo di crisi, che non riesce a tirarsi fuori, ad avere uno scatto in avanti. La borghesia adesso non ha più tanto interesse a rimuoverla, quanto a imporle la sua agenda neoliberista. Questa è la condizione. E contemporaneamente deve impedire la candidatura di Lula per il 2018.

Ma intanto anche il principale detrattore di Dilma Rousseff, il presidente della Camera Eduardo Cunha andrà a processo per corruzione.
La sua situazione diventa ogni giorno più insostenibile, sono certo che finirà per perdere l’incarico e magari andrà in galera.

Qual è il sentimento popolare dopo le misure di rigore adottate da Dilma Rousseff?
Il governo Dilma ha mostrato di voler accettare l’agenda neoliberista mettendo all’ordine del giorno la riforma della previdenza e facendo un patto con la destra per escludere l’impresa Petrobras dall’esplorazione del pré-sal e aprire la porta alle imprese multinazionali. Il pré-sal è un gigantesco giacimento di petrolio largo 200 km ed esteso per circa 800 km tra la città di Vitória, nello Stato dell’Espirito Santo, e Florianópolis, in quello di Santa Catarina. Petrobras ha calcolato che potrebbe avere una potenzialità enorme di petrolio e gas naturale, circa 1600 miliardi di metri cubi. Giacimenti che avrebbero portato Petrobras al sesto posto al mondo e l’America latina ad essere la seconda area geografica per quantità di riserve petrolifere, al posto degli Usa che lo occupano oggi. Si tratta della maggiore riserva di petrolio in acque marittime del mondo, che il grande capitale deve assolutamente controllare. Il progetto, approvato dal Senato (ora manca però il via libera della Camera) è stato presentato dal senatore José Serra, del Psdb-Sp, le cui campagne elettorali, secondo il sito Wikileaks, sono state finanziate dalla Chevron. Credo che stiamo entrando in un periodo di grandi mobilitazioni di massa, sia per difendere i diritti dei lavoratori, perché il livello della disoccupazione aumenta e arriva al 14% nella grande San Paolo, che è la regione più industrializzata del paese, sia per difendere la previdenza sociale e altri diritti. E ci saranno anche manifestazioni per difendere il presidente Lula e contro il golpismo. Nelle prossime settimane faremo manifestazioni già programmate per l’8 marzo. I maestri sono già in agitazione e in vari stati già inizia lo sciopero, come ieri a Rio de Janeiro. Dal prossimo 15 al 17 marzo ci sarà uno sciopero nazionale dei maestri poi il 31 marzo ci sarà una mobilitazione nazionale del Frente Brasil Popular in tutto il paese, con un’agenda dettata dalla classe lavoratrice. E nel mese di aprile ci saranno lotte popolari dei contadini.

L’omicidio di Berta Caceres ha scosso tutta la sinistra latinoamericana. Anche il Brasile è un paese pericoloso per gli ambientalisti...
L’assassinio di Berta Caceres, che era la principale leader popolare dell’Honduras e agiva nei movimenti popolari dell’Alba, sui temi ambientali e indigeni, dimostra come il grande capitale non abbia limiti nella sua brama di sfruttare le risorse naturali in America latina. Ci sono proteste in varie capitali del continente. Speriamo che il suo esempio di lotta e il suo sangue producano più proteste popolari per frenare la brama del capitale. E che il papa Francesco, che aveva ricevuto Berta nell’ottobre del 2014, continui ad aiutarci nel combattere il grande capitale internazionale e il neoliberismo

Cosa cambia per il Brasile dopo la firma del Tpp? L’Europa preme su Rousseff per arrivare a un accordo di libero commercio col Mercosur. E’ la fine delle alleanze solidali sud-sud?
Il capitalismo internazionale è in crisi e non ha vie d’uscita. Ci ha provato con le guerre in Medioriente, in Afghanistan Iraq, Libia, Siria, però non è riuscito a tirare fuori l’industria dalla crisi. Cerca di impossessarsi delle risorse naturali del terzo mondo, soprattutto dell’Africa e dell’America latina, ma anche questo è insufficiente. Ora tenta di distruggere qualunque tipo di controllo nazionale sui mercati per tornare a creare un mercato mondiale di merci, libere da qualunque controllo, affinché le imprese transnazionali abbiano guadagni illimitati: e per questo cerca di spingere gli accordi di libero commercio Usa-Europa, Mercosur-Europa, l’Accordo del Pacifico. Però niente di tutto questo risulterà logico perché ora stiamo sotto il controllo del capitale finanziario, delle grandi corporazioni che non hanno limite. Sono d’accordo con Stiglitz quando dice che l’unica via d’uscita per i capitalisti sarebbe statalizzare tutto il sistema finanziario mondiale. Però, siccome non ci sono forze di governo per far questo, la crisi del capitalismo continuerà per molti anni, e spero che nel frattempo arriveremo a costruire delle alternative popolari in molti paesi, e a livello mondiale.

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