Stavolta Grillo ci crede
M5S Il M5S spera di fare il colpo grosso in Liguria, Marche e Campania, dove punta a diventare il primo partito
M5S Il M5S spera di fare il colpo grosso in Liguria, Marche e Campania, dove punta a diventare il primo partito
La volata finale gliel’ha tirata la lista degli impresentabili. Non che prima i sondaggi andassero male, anzi. Adesso però che la commissione antimafia ha reso noti i nomi dei candidati imbarazzanti per i partiti, le possibilità per il M5S di fare un colpo grosso sono aumentate di molto. E al contrario di quanto accadde solo un anno fa, quando si votò per il rinnovo dei consigli regionali in Calabria e Emilia Romagna, questa volta nel movimento di Grillo e Casaleggio sembra prevalere l’ottimismo. Su sette regioni che oggi si recheranno alle urne in almeno tre, Liguria, Campania e Marche, i grillini si aspettano un risultato pari o superiore al 20% (nella terra di De Luca il M5S potrebbe addirittura diventare il primo partito, con i sondaggi che lo assestano tra il 25 e il 27%). In Puglia, Toscana e Umbria si spera in una tenuta mentre il Veneto viene dato per incerto. «In ogni caso non si ripeterà il flop dell’anno scorso» ripetono attivisti e parlamentari riferendosi appunto alle esperienze emiliana e calabrese.
I motivi di tanto ottimismo sono molteplici, ma fanno tutti capo a una constatazione: Matteo Renzi appare oggi molto più debole rispetto alle elezioni europee, quando sbaragliò il campo sfiorando il 41% e costringendo Grillo all’umiliazione pubblica del Maalox. «Questa volta il Maalox lo useranno loro», ha promesso invece il leader venerdì sera chiudendo a Genova la campagna elettorale di Alice Salvatore, un’altra che i sondaggi non solo danno sopra il 20% ma che fa addirittura sognare al M5S un possibile colpaccio (anche se va detto che Grillo ha parlato in una piazza De Ferrari mezza vuota).
Sono soprattutto due le questioni che, secondo i grillini, rischiano di far pagare al premier un prezzo salato: la contestatissima riforma della scuola e, per l’appunto, gli impresentabili, a partire dal candidato presidente della Campania De Luca. «Perfino l’imitazione che ne fa Crozza, e che piace tanto a sinistra, potrebbe portare via voti al Pd», spiega gasato un parlamentare.
Tutto bene dunque? Ovviamente no. Sull’altro piatto della bilancia c’è quello che si può ormai considerare come il peccato originale del M5S, vale a dire i pochi risultati da presentare ai propri elettori. Certo, c’è la legge sugli ecoreati e c’è la proposta di un reddito di cittadinanza, ma tutto finisce lì. E poi c’è il fatto che come sempre le elezioni politiche sono una cosa e le amministrative un’altra. Inoltre per quanto riguarda la Toscana l’espulsione del deputato Massimo Artini ha provocato l’uscita a cascata dei consiglieri grillini da molti comuni della regione, cosa che potrebbe avere conseguenze sul voto proprio come accadde in Emilia Romagna, altra regione in cui in passato le espulsioni sono state all’ordine del giorno (cinque tra consiglieri regionali e comunali, più un sindaco).
Nulla comunque in queste ore sembra essere capace di scalfire l’ottimismo dei 5 stelle. Stamattina Grillo voterà nel seggio della scuola di Sant’Ilario che si trova vicino a casa sua, per poi assistere allo spoglio del voto o nella sua villa al mare di Marina di Bibbiona oppure a Milano insieme a Casaleggio. Per domani invece viene data quasi per certa la sua presenza a Roma, alla Camera. Accanto a lui ci saranno Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia, i membri del direttorio che – insieme ad altri – hanno maggiormente lavorato in questi mesi in cui lui e Casaleggio sono volutamente rimasti un po’ dietro le quinte. E che adesso, grazie anche alla nuova politica del movimento che non rifiuta più le apparizioni televisive, la gente ha imparato a conoscere e apprezzare. Come dimostrano le persone che spesso hanno affollato le piazze pentastellate di questa campagna elettorale. Tanto da far pensare per la prima volta a una nuova classe dirigente del movimento. «Io premier? Sì se possiamo cambiare il Paese», ha ammesso Di Maio nei giorni scorsi. «Questa volta il voto può davvero segnare un cambiamento», ha invece detto Grillo. E non è detto che si riferisse solo all’esito del voto per le regionali.
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