Statua di Montanelli, le ragioni degli studenti: «Ripudiamo mentalità colonialista»
Milano Accusati dalla destra e, soprattutto, dal centro-sinistra gli universitari di Lume e i giovani della Rete Studenti Milano spiegano perché hanno sanzionato l'oggetto che celebra il giornalista
Milano Accusati dalla destra e, soprattutto, dal centro-sinistra gli universitari di Lume e i giovani della Rete Studenti Milano spiegano perché hanno sanzionato l'oggetto che celebra il giornalista
Hanno rovesciato della vernice rossa su una statua di bronzo e scritto con la bomboletta: «razzista, stupratore». Poi hanno pubblicato un video e alcune righe per spiegare le ragioni del gesto. Per questo sugli universitari del Laboratorio Universitario Metropolitano (Lume) e sui giovani della Rete Studenti Milano è piovuto di tutto. Se la destra ha parlato di «talebani» (Ignazio La Russa, FdI) e «ignoranti» (Matteo Salvini, Lega), è dal centro-sinistra che sono arrivate le accuse più pesanti. Per l’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno (Sinistra X Milano) si è trattato di un «atto vandalico intrinsecamente squadrista». Secondo il deputato Pd Alfredo Bazoli, invece, il gesto si colloca sul «medesimo versante della storia» di «quella cultura dell’odio e della violenza su cui crebbe e si fortificò il terrorismo, di destra e di sinistra». La procura di Milano ha aperto un fascicolo contro ignoti. L’indagine è coordinata dal pm Alberto Nobili, a capo dell’antiterrorismo milanese, ma il reato contestato è «Deturpamento e imbrattamento».
«L’AZIONE ALLA STATUA è un atto simbolico – afferma Andrea, di Lume – Montanelli rappresenta un tipo di cultura novecentesca secondo cui gli uomini bianchi occidentali potevano fare alle altre popolazioni, e soprattutto alle donne, ciò che volevano. Abbiamo dimostrato di conoscere bene il passato colonialista del nostro paese e di ripudiare quella mentalità». Per il ragazzo le dichiarazioni di condanna rilasciate dal mondo della politica e del giornalismo segnalano una «grande distanza generazionale» con i più giovani, che hanno ben presente cosa ha fatto l’Italia in Africa e quale relazione esiste tra politiche colonialiste e razzismo contemporaneo.
IL COLLETTIVO LUME è molto conosciuto a Milano, soprattutto tra gli studenti, per le tante attività culturali e l’impegno solidale. Nato nel 2015, tiene insieme giovani delle università Statale, Bicocca e Politecnico. Ne fanno parte anche ex-studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi ed ex-allievi dell’Accademia dei Filodrammatici, tra le scuole per attori più antiche d’Europa. Queste relazioni si sono strette nello spazio di Vicolo Santa Caterina, occupato nel 2015 e trasformato fino allo sgombero del 2017 in un polo culturale indipendente. Lì si sono tenuti concerti jazz, spettacoli, presentazioni e festival di editoria. All’intervento della polizia i ragazzi risposero con un «assedio culturale» di palazzo Marino, dove ha sede il comune, e una nuova occupazione in viale Vittorio Veneto, accanto ai giardini intitolati a Montanelli.
LE ATTIVITÀ dello spazio sono state interrotte «senza panico ma con serietà» il 25 febbraio scorso per la difficile situazione prodotta dal Covid. Due giorni prima che il sindaco Giuseppe Sala postasse il celebre video #MilanoNonSiFerma e molto prima che le istituzioni decretassero il lockdown. Durante la quarantena le ragazze e i ragazzi di Lume hanno costituito la Brigata Franca Rame, insieme agli attivisti della Camera del non lavoro, distribuendo fino a 600 pacchi alimentari a settimana. Partecipano alle mobilitazioni dei lavoratori dello spettacolo e a quelle che chiedono giustizia per la gestione regionale dell’emergenza sanitaria.
QUESTO POMERIGGIO alle 18.30 saranno in piazza con Non Una Di Meno Milano, che lo scorso 8 marzo colorò di rosa la stessa statua. «Non si può minimizzare ciò che Montanelli ha fatto in Africa parlando di un semplice “errore” – dice Valentina, di Nudm Milano – La mancanza di una rielaborazione critica del colonialismo e della sua cultura maschilista dà una patina di normalità al razzismo e alla violenza maschile sulle donne, che non sono certo questioni concluse o relegate ai libri di storia»
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