Stati generali M5S, il congresso finisce nella rete
Movimento 5 Stelle Fissata la data: si terranno il 7 e 8 novembre prossimi, ma non saranno un evento di massa. L’ultima parola agli iscritti, online
Movimento 5 Stelle Fissata la data: si terranno il 7 e 8 novembre prossimi, ma non saranno un evento di massa. L’ultima parola agli iscritti, online
I vertici romani del Movimento 5 Stelle vanno avanti e nonostante la traumatica lite con Davide Casaleggio fissano la data degli Stati generali. Si terranno nella capitale il 7 e l’8 novembre prossimi, anche se non sarà l’evento di massa aperto a tutti gli iscritti che alcuni auspicavano. Ufficialmente ciò avverrà a causa dell’emergenza Covid, spiega il reggente Vito Crimi. Dunque, all’appuntamento romano parteciperanno i delegati delle assemblee territoriali, che si divideranno in tavoli di lavoro ne corso dei due giorni che culmineranno in una discussione generale alla quale potranno intervenire, in streaming, anche i non delegati. «Si parte dalle assemblee regionali e provinciali – annuncia Crimi – che saranno convocate dai facilitatori regionali».
IL MODELLO ASSOMIGLIA a quello indicato dal gruppo denominato Parole Guerriere ma anche alla road map disegnata dal parlamentare europeo Ignazio Corrao. Le assemblee locali si occuperanno di «stilare un documento per mettere insieme i temi da porre in primo piano nell’agenda politica del M5S, come realizzarli e quindi che organizzazione dobbiamo darci e quali regole servono per raggiungere quegli obiettivi». Queste proposte convergeranno nell’assemblea nazionale.
UN VERO E PROPRIO congresso? Non esattamente, visto che il consesso romano «non avrà un potere deliberante, perché l’ultima parola spetta sempre all’assemblea degli iscritti». Qui si riaffaccia l’ombra della piattaforma Rousseau, anche se non viene citata espressamente. In effetti lo statuto vigente impone che si esprimano tutti gli aderenti. Crimi precisa che il documento finale degli Stati generali «dovrà essere sottoposto al voto della rete, alla nostra assemblea degli iscritti, che avrà sempre l’ultima parola e deciderà sul futuro del M5S». Ieri sera Crimi ha incontrato i facilitatori regionali, i dirigenti territoriali che erano stati eletti in seguito alla riforma organizzativa promossa da Luigi Di Maio subito prima che si dimettesse da capo politico e che sono stati scongelati in occasione della preparazione degli Stati generali, anche in risposta alle critiche degli eletti che contestavano l’eccessiva centralità dell’assemblea dei gruppi parlamentari nel processo di costruzione del nuovo Movimento 5 Stelle.
«SIAMO IN RITARDO» commenta al manifesto Ignazio Corrao, che nei giorni scorsi si è schierato con Alessandro Di Battista e ha condiviso il testo di Davide Casaleggio. «In ogni caso auspico che ci sia un azzeramento totale dei vertici – prosegue – sia di quelli interni che di quelli hanno deciso tutto stando al governo. Senza una ripartenza con nuove idee ed energie il M5S che è stato si può dichiarare deceduto. Con le stesse persone a decidere sarà un partito, una cosa diversa che a me francamente non interessa».
Insomma, il rischio che tutte le tensioni precipitino nell’arena degli Stati generali è concreto, anche se solo il polso dei territori e le forme di partecipazione reali individuate potranno dire qualcosa di più. L’unico che (forse) potrebbe ancora cambiare le sorti dello scontro interno è Beppe Grillo. Il quale tace. Una delle cose che lo tiene legato all’Associazione Rousseau è lo «scudo giudiziario» che la struttura garantisce al co-fondatore con tanto di una voce di bilancio che indica le risorse accantonate a tutela delle cause nel quale Grillo è coinvolto nella sua veste di referente della prima veste legale del M 5S. Qualche tempo fa, complice anche l’alleanza di governo, il Pd ha ritirato tutte le querele nei confronti di Grillo. Lui stesso ha dichiarato di non avere più procedimenti pendenti a causa del suo ruolo politico. Ma non è affatto detto che sia davvero così, e dentro le scatole cinesi pentastellate si nascondono insidie e grattacapi.
SOLO PER FARE UN ESEMPIO, c’è ancora da dirimere la validità del passaggio di testimone degli anni scorsi. Il processo sull’uso esclusivo del nome e del simbolo del M5S promosso dal curatore speciale dell’associazione del 2009 nei confronti dell’omonimo soggetto fondato da Grillo e altre due persone nel dicembre 2012 e del partito fondato da Di Maio e Casaleggio jr si trova in fase d’appello a Genova. La prossima udienza è fissata per il 29 ottobre.
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