Economia

Statali e ricchi: aumenti del 7,5% dopo lo sciopero

Statali e ricchi: aumenti  del 7,5% dopo lo scioperoAerei Lufthansa

In Germania Per i 220mila delle aziende statali (Lufthansa, Vw) e delle città un accordo storico

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 19 aprile 2018

Ha vinto il maxi «sciopero di avvertimento»: le braccia incrociate dei 220mila lavoratori che la settimana scorsa hanno paralizzato gli uffici comunali, spento le caserme dei pompieri, messo a terra la metà esatta dei voli Lufthansa. Dopo tre «round» di trattativa il sindacato dei Ver.Di è riuscito a piegare i padroni delle imprese statali costringendo il governo Merkel a stanziare più di due miliardi di euro per il nuovo contratto collettivo.
Il risultato è che da qui al 2020 gli oltre 2,3 milioni di dipendenti pubblici riceveranno un aumento del 7,5 per cento in busta paga con la compensazione una tantum di 250 euro per i bassi redditi. Tutto con effetto retroattivo: il primo scalino dell’integrazione di stipendio verrà conteggiato a partire dal 1 marzo scorso.
Una vittoria storica per la categoria che muove la Germania almeno quanto i metalmeccanici di Ig-Metall: costerà 7,5 miliardi alle singole aziende e ben 2,2 al governo federale come sancisce il protocollo chiuso domenica a Postdam e annunciato ieri mattina.
Tre i gradini dell’aumento di salario: 3,19 per cento per tutto il 2018; 3,09 per cento entro aprile 2019, e 1,06 per cento la prima settimana di marzo 2020; più il bonus per chi guadagna meno come i netturbini (2.630 al mese in media) o gli impiegati nei municipi (2.870) che il sindacato ha strappato al tavolo del negoziato.
«È il miglior risultato conquistato in molti anni: il miglioramento del salario è effettivo ed evidente» riassume il numero uno dei Ver.Di, Frank Bsirske, alla Berliner Zeitung. Secondo lui «in questo modo finalmente lo Stato diventa un datore di lavoro attraente e competitivo». Esattamente ciò che sottolinea Thomas Böhle, che ha trattato la vertenza in nome delle migliaia di borgomastri tedeschi, soddisfatto perché nei comuni arriva una retribuzione in grado di «attrarre ingegneri specializzati ma anche insegnanti adeguatamente preparati».
Una «grande riforma» anche per chi paga, convinto che finanziare il rinnovo del contratto del settore pubblico costi molto meno che subire il blocco totale del paese (90mila i passeggeri della compagnia di bandiera lasciati a terra dall’ultimo sciopero di avvertimento). Parole di Horst Seehofer, ministro dell’interno e mediatore per conto della Grande coalizione, che ora si accoda a celebrare lo storico accordo ma dal 2013 cerca di limitare il diritto di sciopero al riconoscimento dei «sindacati maggiormente rappresentativi».
In ogni caso, come calcola Ulrich Bsirsche, artefice della trattativa dei Ver.Di, in Germania si è riusciti a incentivare l’ingresso nel pubblico di tirocinanti che dovrebbero ricevere «circa 100 euro in aggiunta all’attuale rimborso e un aumento di stipendio pari al 10 per cento». Ha pagato la strategia di «strutturare» la nuova retribuzione su diverse fasce; forse anche più della rivendicazione iniziale dei Ver.Di respinta per quattro mesi da imprese e governo. Troppo il 6 per cento di aumento e 200 euro aggiuntivi in busta paga anche per i comuni, cui non manca il personale poco specializzato ma i ben più pagati professionisti. Fattibile, invece, il 7,5 per cento in più ma spalmato su 30 mesi, che funziona, di base, perché l’economia tedesca è tornata a viaggiare su percentuali da boom e gli utili delle imprese «statali», da Volkswagen a Lufthansa, restituiscono letteralmente il guadagno. Un trend ottimale per le casse istituzionali che non incamerano solo come azionista (Vw è controllata dal Land della Bassa Sassonia) ma anche come agente fiscale. E indice che la caldaia della «Locomotiva d’Europa» sbuffa nonostante il crollo dell’indice “Zew” (meno 8,2 punti ad aprile) abbia segnalato il grado di sfiducia nel mondo degli investitori. Pesa la guerra in Siria, i timori su nuove sanzioni russe, l’instabilità dei rapporti con il protezionista Trump. Ma soprattutto i numeri ballerini del budget federale affidato al neo ministro delle finanze Olaf Scholz, impegnato a mantenere il debito-zero del falco Schäuble quanto a onorare le costose promesse previste nell’accordo di governo Spd-Cdu.

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