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Star Trek, soundtrack spaziali

Star Trek, soundtrack spazialiUna delle tante raccolte dedicate alla saga di «Star Trek»; quella nell'immagine documenta le musiche della prima serie in onda dal 1966 al 1969

Miti Le colonne sonore che hanno accompagnato l’iconica saga

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Star Trek non è solo una saga che ha cambiato la fantascienza, ma per alcuni è una scuola di pensiero, un universo narrativo che nulla ha da invidiare a quello fantasy di Tolkien, è «la fantascienza» nella sua forma più pura. Ovvio quindi che la musica dovesse avere un’importanza basilare fin dai suoi primi passi, in quell’8 settembre 1966 sulla rete NBC, quando gli spettatori udirono, per la prima volta, quell’intro entrato nella leggenda: «Spazio: ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima».

La partenza per Star Trek non fu tra le più semplici: budget bassissimo, ben due pilot, Lo zoo di Talos (The Cage) e Oltre la galassia (Where no Man Has Gone Before), il fiato sul collo della NBC che, fin dagli inizi, reputava la serie poco avventurosa e troppo filosofica. Gene Roddenberry propose il suo progetto alla rete tv con il titolo Wagon Train to the Stars, ispirandosi a una serie western di successo, Carovane verso il West, trovando però le prime difficoltà: Star Trek non convinse, troppo cerebrale e poco movimentato nel suo primo episodio pilota con un grande Jeffrey Hunter nei panni del malinconico Capitano Pike. Where no Man Has Gone Before seguì invece le indicazioni della NBC e il progetto poté finalmente partire, una serie così avanti nel tempo da sfidare i tabù dell’epoca come un bacio interrazziale nell’episodio Umiliati per forza maggiore (1968). Se Pike era troppo riflessivo, il nuovo capitano, James T(iberius) Kirk era più diretto, spaccone e godereccio (tanto che John Rodriguez scrisse un divertente saggio, Captain Kirk’s Guide to Women), così umano da essere quasi sempre in simpatico disaccordo con l’altro personaggio cult della serie, il razionale Mr. Spock. Tra cancellazioni e il sempre più nascente supporto dei fan, la serie si espanse, negli anni, in film, serie tv, libri e videogiochi, diventando la prova che dietro un pilot bocciato ci può essere l’incomprensione del genio di un artista.

ISPIRAZIONE

Star Trek non è, come detto, un universo muto, ma, allo stesso modo dei suoi personaggi, sono diventate iconiche le sue musiche, fondamentali nel plasmare l’atmosfera epica e avventurosa di un complesso e innovativo universo narrativo. La colonna sonora della serie televisiva originale è di quelle che non si dimentica facilmente: composta da Alexander Courage è un classico, riconoscibilissima fin dalla sua intro, una tromba solista seguita da un coro, tanto da divenire l’emblema dell’intero universo trekkiano.

L’ispirazione per la parte principale del tema sembra sia stata la canzone di Richard Whiting Beyond the Blue Horizon per il film Montecarlo (1930) di Ernst Lubitsch. Il pilot scartato, The Cage, utilizzava una versione della melodia diversa da quella poi ascoltata nella serie classica: la voce della soprano Loulie Jean Norman, accompagnata da flauto e organo su un arrangiamento orchestrale, era in perfetta armonia, senza prevalere sulla musica. Nell’idea originaria di Courage i gorgheggi della cantante e i vari strumenti infatti dovevano essere mescolati equamente così da creare una sonorità unica e sorprendente, un tema emozionalmente in crescendo. Fu Gene Roddenberry a far prevalere la voce femminile, così tanto da relegare in secondo piano la musica.

Gli screzi tra il compositore e il creatore di Star Trek però non si fermarono qui. Per essere accreditato come coautore della sigla, Roddenberry depositò insieme alla musica delle parole, abbastanza nonsense, che non vennero mai inserite. Così la serie animata, considerata da molti una quarta stagione, dopo la prima cancellazione dello show, rinunciò alla colonna sonora della serie originale proprio per screzi legali, a favore di un nuovo tema accreditato a Yvette Blais e Jeff Michael, ma in realtà scritto dal compositore Ray Ellis.

Lo scrittore di fantascienza David Gerrold, autore di uno degli episodi più apprezzati del cartone, More Tribbles, More Troubles, raccontò alla rivista Starlog i retroscena della diatriba: «Quando Courage ha consegnato la musica originale, Roddenberry ha aggiunto il proprio testo senza dire nulla a nessuno, privando così Courage della metà delle sue royalties. Courage non ha mai perdonato Roddenberry e si è rifiutato di dare il permesso per il riutilizzo del tema. Ecco perché è stata scritta nuova musica per la serie animata e di nuovo per i film».

Musicista leggendario, per ogni appassionato, è anche Gerald Fried, scomparso proprio questo 2023 a 95 anni, autore delle musiche di cult tv come L’isola di Gilligan, Mission: Impossible, Flamingo Road, Dynasty, e, insieme al talentuoso Quincy Jones, di Radici, un lavoro che gli valse un Emmy. Il compositore entrò nel cuore degli spettatori grazie all’episodio Amok Time (Il duello) della seconda stagione che vede combattere Kirk e Spock l’uno contro l’altro, durante il koon-ut-kal-if-fee (letteralmente matrimonio o sfida), per la mano della poco amorevole T’Pring, promessa sposa del vulcaniano. L’inesorabile colonna sonora conta delle potenti tracce (The Ritual/Ancient Battle/2nd Kroykah), capaci di drammatizzare la memorabile «lotta all’ultimo sangue». Nel libro The Music of Star Trek del 1999, Jeff Bond ha definito questa musica come «un modello di bombardamento delle scene d’azione, selvaggiamente percussivo e ricco di trilli esclamativi di tromba, flauto e fiati per accentuare il martellamento della fanfara eseguita dagli ottoni». Uno degli omaggi più strambi a quest’episodio è senza dubbio la sequenza del combattimento al Medieval Times tra Chip (Jim Carrey) e Steven (Matthew Broderick) nel discutibile Il rompiscatole (1996) dove irrompe il tema principale di Amok Time mentre i protagonisti usano persino le stesse armi vulcaniane della serie tv. Il regista Ben Stiller d’altronde è da sempre un fan dichiarato di Star Trek.

FRANCHISING

Con l’avanzare del franchising, altre colonne sonore importanti sono state composte da grandi musicisti come Jerry Goldsmith, James Horner e Michael Giacchino. Il primo ha composto la colonna sonora di Star Trek: The Motion Picture, ricevendo persino una nomination all’Oscar, e puntando allo sperimentalismo. Grazie infatti a questa partitura, il Blaster Beam (strumento elettrico composto da corde metalliche che, suonate con un cilindro dello stesso materiale, generano un effetto sonoro molto singolare) divenne popolare nella musica da film. Magistrale il ruolo che lo strumento ricopre in Klingon Battle, pronto quasi a squarciare l’atmosfera sinfonica e classicheggiante che si respira nei primi due brani dell’album, imponendosi attraverso le curiose e singolari sonorità di corni e nacchere. Per Goldsmith questa era una vera sfida, uno dei lavori che l’autore ricorderà tra i più faticosi.

James Horner, appena ventottenne,compose invece la colonna sonora di Star Trek II: l’Ira di Khan e di Star Trek III: Alla ricerca di Spock, con il preciso compito di creare un commento musicale meno classico e in linea con il precedente lavoro dell’artista per Wolfen, un horror che rielaborava il mito dei licantropi. Ne esce una soundtrack capace di ripensare al tema classico di Courage in un’ottica però più moderna, con un uso innovativo, ansiogeno ed estremamente esaltante di ottoni, tamburi militari e archi. Una lezione di classicismo post moderno di cui Michael Giacchino per Star Trek, il remake del 2009, farà tesoro, senza tuttavia avere la stessa verve di Horner, in una soundtrack che sembra scartata da un James Bond qualsiasi per essere riadattata all’universo di Gene Roddenberry.
Negli anni ogni incarnazione di Star Trek, dall’amato Next Generation fino al mercato meno noto dei videogame, ha cercato nella musica nuove strade di espressione. È il caso di Kevin Manthei, compositore di Star Trek Online, una inaspettata partitura più vicina alle tonalità funky.

Sperimentare, esplorare, spingersi là dove nessun uomo è mai giunto prima, è sempre stata d’altronde la missione principale dell’equipaggio dell’astronave USS Enterprise e di ogni spettatore che si è imbarcato nelle loro tante avventure.

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