Stagione privatizzatrice
Nuova finanza pubblica Le privatizzazioni di aziende controllate dal governo (Eni, Enel, Finmeccnica, etc.) non renderanno più dell’1% del PIL (cioè circa 11-12 miliardi). Il bottino più grosso verrà dalle partecipate degli enti pubblici locali
Nuova finanza pubblica Le privatizzazioni di aziende controllate dal governo (Eni, Enel, Finmeccnica, etc.) non renderanno più dell’1% del PIL (cioè circa 11-12 miliardi). Il bottino più grosso verrà dalle partecipate degli enti pubblici locali
«Le operazioni di privatizzazione che hanno smantellato il sistema delle partecipazioni statali […]si proponevano specificamente fra gli obiettivi quello di contribuire a una crescita del mercato azionario che va oltre i meri aspetti dimensionali». Non pare inutile rievocare le parole di Mario Draghi, già al Tesoro nella stagione delle più impressionanti dismissioni per capire cosa guida questi processi; soprattutto ora che ci troviamo di fronte ad una nuova stagione di privatizzazioni.
Si tratta di operazioni complesse, lunghe nei tempi dalle molte finalità. Accanto a quello più immediato di fare cassa per abbassare il debito pubblico, e di dare un impulso di liberismo competitivo all’economia fa capolino quello di promuovere i mercati finanziari mettendo capitali in circolo. La finanziarizzazione quindi era (è?) uno degli obiettivi.
Nuova stagione ma non ricca: le privatizzazioni di aziende controllate dal governo non renderanno più dell’1% del PIL (cioè circa 11-12 miliardi), secondo tutte le stime disponibili e lo stesso Documento di Economia e Finanza (Def) di aprile 2014; che cita immobili pubblici, azioni di Cassa Depositi e Prestiti, Eni, StMicroelectronics (componenti elettrici), Enav (servizi di traffico aereo), Sace, Fincantieri, Tag (la società che gestisce il trasporto di gas dalla Russia) – anche attività considerate strategiche, come testimonia l’interessamento dei servizi di intelligence leggibile nella Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2013.
Un bottino assai più cospicuo sono senza dubbio i servizi pubblici detenuti dagli enti locali, come indicato da Marco Bersani (si veda La guerra sporca agli enti locali). A tal proposito è curioso notare come col disegno di riforma costituzionale recentemente approvato dal Senato lo Stato si riappropri di molte competenze: l’intero insieme delle materie concorrenti (per le quali lo Stato determina i principi generali e gli enti locali le applicano) svanisce per ricomparire sotto il potere dei ministeri romani.
Il servizio del programma La Gabbia, in onda il 26 settembre 2013 captava in proposito l’opinione di L. Codogno, alto funzionario del ministero del Tesoro: «Il problema è che non prendi tantissimo perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa, sono 12 miliardi, non è una gran cifra, meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi, il problema è che non sono nostri, dello Stato, sono dei Comuni, delle Regioni»; e aggiungeva: «E quindi bisogna cambiare il titolo V della Costituzione. Ed espropriare i Comuni e le Regioni». Coincidenza singolare.
Nessun dubbio comunque che il governo si avvalga di consulenti all’altezza della situazione: compongono il Comitato permanente per le privatizzazioni: Anna Maria Artoni, che siede nel comitato investimenti di Credem Private Equity SGRe (la loro mission: “investire nel capitale di rischio in imprese non quotate con elevate prospettive di crescita, con l’obiettivo di ottenere plusvalenze con la successiva dismissione delle partecipazioni acquisite”); Massimo Capuano, presidente di IW Bank SpA (specializzata nel retail banking and trading on line), ex amministratore delegato di Centrobanca (attiva nella finanza specializzata, nel Project Financing, nel Private Equity, nel Capital Market…), Piergaetano Marchetti, notaio in Milano, presidente Fondazione Corriere della Sera e consigliere di Rcs Group, già membro nel 1993 del Comitato di Consulenza e Garanzia per le privatizzazioni (bocconiano ovviamente); Angelo Provasoli, ex rettore della Bocconi, presidente Rcs, consigliere di amministrazione di Telecom Italia SpA e nel collegio sindacale di Cassa Depositi e Prestiti.
Siamo in buone mani.
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