A volte si vince e quando succede è un’esperienza che va festeggiata, anche se a qualcuno questa cosa non piace. La lotta di Spilimbergo contro l’inceneritore merita una grande festa e va raccontata. Friuli occidentale, provincia di Pordenone, pianura sulla riva destra del Tagliamento con le Prealpi carniche a nord e il fiume Meduna a ovest. Vicino, la Zona Industriale del Cosa lungo l’argine dell’omonimo torrente che separa Spilimbergo da Tauriano, la sua frazione più estesa, ma anche territori tutelati come i Magredi, Zona di Protezione Speciale di Natura 2000.

I BOTANICI LI CHIAMANO «STEPPE EDAFICHE», condizionate da un suolo particolarmente permeabile e quindi arido nonostante la forte piovosità, e corridoio fondamentale per la fauna e la flora del pordenonese. Uno stupefacente lembo di steppa asiatica nel cuore dell’Europa: prati aridi con splendide fioriture di orchidee selvatiche, avena, lino delle fate e la fauna, con le volpi e gli occhioni che nidificano in tutto il bacino del Mediterraneo ma che sono diventati il simbolo dei Magredi. E ancora vigneti, aziende agricole, agriturismi, in un territorio che sembra fuori dal mondo.

PER L’UNIONE EUROPEA E LA REGIONE FRIULI Venezia Giulia è la zona tutelata dei Magredi di Tauriano e c’è un lungo elenco di cose da fare e da non fare per salvaguardarla, come il «Divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti, nonché ampliamento di superficie di quelli esistenti». Eppure proprio a Tauriano, a due passi dalle case, c’è un vecchio impianto di termovalorizzazione: EcoMistral (Gruppo EcoEridania) tratta fino a 25 mila tonnellate all’anno di rifiuti speciali pericolosi, molti provenienti da fuori regione, e si vuole ingrandire per arrivare a un impianto capace di trattare 70 mila tonnellate annue di rifiuti speciali solidi e liquidi, sanitari e industriali. Per costruire l’impianto di più grande d’Italia e probabilmente d’Europa, EcoMistral presenta domanda di autorizzazione alla Regione ma è la popolazione a gridare «No».

SI FORMA UN COORDINAMENTO e giugno e luglio vedono mille iniziative: assemblee a Spilimbergo e in tutte le frazioni, banchetti informativi nelle piazze, alle sagre e durante i mercatini. Il Gruppo Giovani discute di inquinamento e tutela del territorio organizzando aperitivi, incontri musicali, camminate. Una reazione forte, nata dalle persone e con una particolare capacità organizzativa che guida, informa, allarga il consenso. Agli incontri con la popolazione partecipano anche Legambiente, l’associazione dei consumatori Adusbef, l’Associazione degli Agricoltori e qualche esponente dei gruppi di minoranza in Regione. Partecipa anche il dottor Gustavo Mazzi, presidente dell’associazione Isde-Medici per l’Ambiente di Pordenone, che parla degli effetti dell’incenerimento di rifiuti pericolosi e delle conseguenze della esposizione ai metalli pesanti come cadmio e tallio. Si chiede di sottoscrivere una petizione popolare «Per non mandare in fumo il nostro futuro», una «assunzione di responsabilità collettiva» più che un gesto individuale.

ASSEMBLEE AFFOLLATISSIME, i documenti si analizzano, si impara: ogni tonnellata di rifiuti speciali pericolosi che viene incenerita, produce circa 30 kg di ceneri volanti che contengono sostanze pericolosissime per la salute e il carico complessivo di inquinanti che già ora l’area pedemontana sopporta è gravato di emissioni cumulative derivanti dalle già presenti industrie insalubri. Un paradosso: l’area del Friuli Occidentale è la più virtuosa quanto a raccolta differenziata ma è anche quella che sopporta il più alto carico di inquinanti da incenerimento di rifiuti tossici-pericolosi. Il dottor Mazzi la definisce «una premialità al contrario», in un paese come l’Italia che ha il più alto numero di morti per inquinamento atmosferico in Europa.

DAGLI STESSI DOCUMENTI di EcoMistral si rilevano dati allarmanti: valori in aumento di diossine, acido cloridrico, anidride solforosa, ammoniaca. Cosa sarà triplicando l’impianto? Uno studio ventennale dell’Università di Trieste sui licheni come biomarcatori aveva denunciato l’inquinamento da neurotossine, soprattutto mercurio, eppure non è mai stato preso in considerazione. Si era chiesta una indagine epidemiologica ma non è mai partita. È una lotta contro l’ingrandimento dell’inceneritore, ma è anche una presa di coscienza che vuole andare oltre, rivendicare il diritto a un ambiente sano, ostacolare il continuo distruttivo sfruttamento del territorio.

LA REGIONE TACE FINCHÉ, IL 14 AGOSTO, l’assessore all’Ambiente Scoccimarro dichiara che «il nuovo impianto non verrà realizzato perché troppo vicino alle abitazioni». EcoMistral ritira la domanda di autorizzazione e la procedura viene archiviata. Spilimbergo ha vinto e il Coordinamento vuole fare festa: venerdì 2 settembre, un brindisi tra musica giochi e parole per ribadire che questa è «la prima di tante vittorie» perché, se anche l’inceneritore non si farà, resta da combattere contro una politica che comunque devasta senza tener conto della salute e della volontà dei cittadini. Ma giovedì scorso, a poche ore dalla festa, una convocazione dalla Polizia Locale fa saltare tutto: nessuna contestazione formalizzata ma, in un inusuale «incontro informale» con Polizia, Carabinieri e alcuni amministratori comunali, il Coordinamento apprende di essere passibile di «non ben chiarite ripercussioni legali, penali e civili», come denuncia un comunicato.

OK, FESTA RIMANDATA MA NON CANCELLATA perché «non saranno queste pressioni a porre fine al nostro percorso e al nostro desiderio di festeggiare una vittoria che è di tutti». Si rinvia per rilanciare: parte l’invito rivolto a comitati e gruppi ambientalisti di tutta la Regione «per un confronto collettivo per unirci in difesa dell’ambiente e del territorio». Una festa che non ha potuto svolgersi il 2 diventa un grande evento pubblico domenica 17 settembre, quando «daremo vita a una giornata ancora più strutturata».