Pubblicato 10 anni faEdizione del 20 aprile 2013
«La campagna vuole inventare una nuova condivisione. I nostri ‘investitori’ potranno partecipare alla fabbricazione del progetto, a scelte come la grafica, la retrospettiva … Le persone così si sentono incentivate perché non si tratta di una donazione, e noi abbiamo l’occasione di rinnovarci» spiega il direttore Giampaolo Marzi
Le date dell’edizione 2013 sono fissate per il prossimo giugno (19-24) al Teatro Strehler di Milano. Ma già da giorni il festival Mix Milano ha lanciato la sua campagna di crowdfunding: «salva Mix» dice lo slogan, che la crisi economica e i tagli sempre più netti al budget pubblico riservato alla cultura mettono in crescente difficoltà. Appuntamento storico, e di riferimento per gli immaginari del cinema gay, lesbico e queer, Mix che festeggia quest’anno il ventisettesimo compleanno, è un evento cittadino (sale sempre affollatissime, un pubblico di affezionati ma anche in continuo rinnovamento) e internazionale, prezioso spazio di visibilità per talenti da scoprire e registi innovativi. Negli ultimi anni Mix non ha ricevuto nessun finanziamento pubblico, né comune né regione né provincia controllati tutti dal centrodestra che come se non bastasse la tematica (ma il gender e le sue diverse declinazioni spesso spaventano anche a sinistra) non ha mai mostrato particolare sensibilità nei confronti della cultura in genere. Dallo scorso anno, ci racconta il direttore Giampaolo Marzi, la giunta Pisapia ha riattivato il finanziamento comunale. In prospettiva però non basta, anche perché la crisi tocca gli sponsor che sono il supporto fondante della manifestazione. Da qui l’idea di lanciare il crowdfunding, una pratica abbastanza giovane ma piuttosto collaudata in rete – sono molti i film indipendenti, per rimanere al cinema, che utilizzano il crowdfunding come fonte di finanziamento. Gli organizzatori hanno però voluto allargarne i contorni uscendo dalla semplice logica del sostegno finanziario: chi sottoscrive anche una piccola somma – il minimo sono 10 euro – avrà infatti il diritto di partecipare alla fabbricazione del festival. «Il punto di partenza è una situazione di emergenza. Da quest’anno sono venuti meno alcuni finanziamenti importanti, e abbiamo capito che no sarebbe stato sufficiente ridimensionarci. L’associazionismo come Arcigay, che ha garantito negli ultimi anni la fattibilità del festival, non ha più le risorse economiche di un tempo. E, appunto, anche se le istituzioni come il comune ci hanno ribadito il loro sostegno non è sufficiente» dice ancora Marzi. In due settimane sulla piattaforma indiegogo (attiva fino al 30 aprile) sono stati raccolti 5600 euro, e più di un migliaio su kapipal, la nuova piattaforma che sarà aperta fino al 10 maggio. In cosa consiste quindi la novità? «Crowdfunding significa contibuto della gente. Potevamo pensare a una semplice prevendita e invece abbiamo voluto dargli quella caratteristica di inclusione che è prevalente nel nostro modo di lavorare. Su un evento che esiste già, che non è come un film qualcosa da costruire dal nulla, abbiamo cercato di coinvolgere i nostri ‘mixiani’, i nostri spettatori, non solo comprando i biglietti o gli abbonamenti ma nel processo creativo del festival». Una bella scommessa che vuole anche proporre un modo diverso di fare cultura, e permette alla «vecchia squadra del Mix» di confrontarsi con una nuova generazione. I punti su cui verranno ascoltati gli investitori sono diversi, dalla scelta della grafica a quella del titolo del «classico» da proiettare nel cartellone, dal film di chiusura del festival alla retrospettiva. «La possibilità di entrare direttamente nel progetto è stata un incentivo importante nella risposta del nostro pubblico. La gente quando capisce è più motivata, non si tratta infatti soltanto di una donazione ma anche chi ha dato 10 euro ha diritto non solo al biglietto ma a entrare in una scelta. Rispetto all’abitudine del crowdfunding noi per la prima volta abbiamo adottato un criterio proporzionale all’investimento. Tutti possono essere attivi nel processo creativo ma ci sono delle differenziazioni di offerta» spiega ancora Marzi (vedi tabella accanto, ndr ). E aggiunge: «Tutto questo comporta anche l’invenzione di un nuovo linguaggio. I social network tipo facebook aiutano ma da soli non bastano. Inoltre tagliano fuori molte persone, chi per generazione o per sua personale inclinazione ha deciso di non usarli. Su facebook poi non si coglie mai fino in fondo l’urgenza, e perciò è stato importante anche contattare direttamente gli amici per telefono … ». Perché l’obiettivo più importante di questa iniziativa è la condivisione. Non solo della campagna da diffondere il più possibile ma di quell’idea di rinnovamento della manifestazione stessa che ne è stata una delle prime ragioni. «Un festival di cinema non sono semplicemente i film ma è anche quel rito di trovarsi tutti insieme a condividere un’esperienza. È fare festa insieme guardando dei film … Il crowdfunding esprime questa dimensione in modo virtuale e anche reale se, come è accaduto in questi giorni, attiva dei nuovi interessi e delle nuove partecipazioni. Credo infatti che sia indispensabile mescolare le esperienze e confrontarsi con altre persone, con i più giovani». Su come organizzare poi il lavoro collettivo anche lì, dice Marzi, le modalità sono un work in progress. Si sta pensando a un gruppo segreto su facebook a cui verranno invitate solo le persone che hanno partecipato al crowdfunding. Lì verranno discusse di volta in volta le proposte su cui tutti quanti sono chiamati a dare il loro parere. E le difficoltà? «Abbiamo avuto dei problemi con la prima piattaforma per via della normativa fiscale italiana che è molto severa anche se noi siamo un’associazione. Internet non è solo il grande strumento di libertà divinatorio (come pensano i grillini) che si vuol far credere, permette invece l’esercizio di un monopolio molto forte. Per questo è vulnerabilissimo, può bloccarti in un momento. Di certo aiuta avere una piattaforma locale, un provider che si può contattare direttamente senza dover telefonare in giro nel mondo».