Speranza contro paura
Grecia La risposta di Syriza alla strategia dei conservatori. Polemiche per l’arresto di un ergastolano dell’organizzazione "17 novembre", evaso un anno fa
Grecia La risposta di Syriza alla strategia dei conservatori. Polemiche per l’arresto di un ergastolano dell’organizzazione "17 novembre", evaso un anno fa
La speranza per un avvenire migliore in Grecia e nel resto dell’Europa, ma anche la volontà politica di applicare il programma economico a favore degli strati sociali maggiormente colpiti dalla crisi. È la risposta di Syriza alla strategia della paura promossa dai conservatori della Nea Dimokratia e i loro sostenitori, terrorizzati dai sondaggi che continuano a dare in testa la sinistra radicale greca, tre settimane prima delle elezioni del 25 gennaio.
Syriza, secondo gli ultimi due sondaggi, si conferma in testa tra il 30,4 e il 29,4 per cento, contro il 22 per cento e il 27,3 di Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras. Al terzo posto si trovano i nazisti di Alba Dorata con il 5,7 per cento, secondo uno dei due sondaggi, mentre secondo l’altro la terza forza sarebbe il Partito comunista di Grecia (Kke) con il 4,8 per cento. I socialisti del Pasok, invece, che hanno sostenuto il governo di Samaras, rischiano di non essere eletti al parlamento (3-3,5 per cento). Alla domanda su chi sarebbe il miglior premier al momento per il Paese, il 41 per cento si schiera a favore di Samaras contro il 33,4 per cento che preferisce Tsipras. Il 74,2 per cento poi ha risposto che la Grecia deve a ogni costo rimanere nella zona euro.
La prospettiva della vittoria di Syriza non piace, però, ai mercati come anche a una parte della stampa internazionale, che insiste sull’ eventualità di un Grexit, nonostante Alexis Tsipras non smetta di sottolineare che il suo partito non ha la minima intenzione di uscire dalla zona euro. A questi timori è stato attribuito il calo del 5,6 per cento, ieri, della Borsa di Atene e pure la tensione registrata sullo spread ellenico, che è balzato a 876 punti, 21 in più rispetto al dato di partenza.
Pure la Grande coalizione a Berlino, a leggere il settimanale Der Spiegel, si prepara a una uscita di Atene dall’euro, tenendo conto che «questo fatto non avrebbe ripercussioni gravi al resto dell’ Ue». Ma Berlino per il momento smentisce. Ieri il portavove di Angela Merkel ha detto che il governo tedesco non ha cambiato posizione. Anzi, ha aggiunto, la cancelliera tedesca «insieme ai suoi partner lavorano per rafforzare la zona euro nel suo insieme e per tutti i suoi membri, Grecia inclusa».
L’ipotesi di un Grexit è stata respinta anche da Parigi e da Bruxelles che, oltre a far ricordare ad Atene che ci sono impegni che «vanno ovviamente rispettati», ribadiscono che in base ai trattati dell’Ue non è possibile l’uscita di un paese membro dalla zona euro. In altri termini, come ha precisato un portavoce della Commissione europea, la partecipazione all’euro è irreversibile, secondo l’articolo 140, paragrafo 3 del Trattato Ue. Quindi per un Grexit sarebbe prima necessaria una modifica del trattato, «la cui procedura prevede l’ unanimità dei paesi membri, l’approvazione del parlamento europeo e ovviamente da parte dei parlamenti nazionali».
Per il momento quindi i partner europei, alleati di Antonis Samaras, fanno una manovra: sembrano abbandonare la strategia della paura e le interferenze, come era successo durante le elezioni presidenziali, lasciando Atene libera di decidere il proprio destino. Almeno apparentemente, perché dietro le quinte lavorano per affrontare la questione principale, che il nuovo governo greco se sarà guidato da Alexis Tsipras metterà sul tavolo dei colloqui: il taglio del debito pubblico greco. Una richiesta che, nel caso venisse accettata da Berlino e ovviamente da Bruxelles – perché di fatto questi prestiti ad Atene non saranno mai rimborsati per intero – rischierebbe un contagio politico a Roma e a Madrid. Allora lo scontro tra un governo delle sinistre e la cancelliera tedesca sarebbe inevitabile e solo a quel punto si potrebbe parlare del rischio di un Grexit provocato da Berlino.
Intanto l’arresto ad Atene di Christodoulos Xiros, esponente dell’organizzazione “17 Novembre”, condannato a sei ergastoli e ulteriori 25 anni di prigione ed evaso un anno fa dal carcere di Krydallos, è diventato un altro motivo di scontro tra Nea Dimokratia e Syriza. Il premier Samaras, che pure nel passato aveva accusato Tsipras di «andare a braccettocon i terroristi» e di «rapporti tra Syriza e organizzazioni terroristiche», ieri ha accusato la sinistra radicale di non aver emesso un comunicato stampa a favore degli agenti che hanno arrestato il ricercato numero uno in Grecia. Xiros stava preparando un attacco contro le carceri di Korydallos per far evadere i detenuti dell’organizzazione “Cospirazione dei nuclei di fuoco”.
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