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Spazio giuridico, migrazioni, violenza dei confini

Spazio giuridico, migrazioni, violenza dei confini

Scaffale "La straniera. Migrazioni, asilo, sfruttamento in una prospettiva di genere", di Enrica Rigo, per Carocci. Un volume che si interroga su «quale posizione è riservata al genere nell’organizzazione dello spazio giuridico e politico e in particolare come la divisione tra spazio produttivo e riproduttivo condizioni il governo della mobilità»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Il femminismo smonta le basi delle costruzioni sociali per trasformarle in maniera radicale. Il primo passo è smentirne la presunta neutralità dal punto di vista del genere. In La straniera. Migrazioni, asilo, sfruttamento in una prospettiva di genere (Carocci editore, pp. 142, euro 16) Enrica Rigo si chiede se anche il regime di governo della mobilità umana e di definizione dei confini che regolano, filtrano e selezionano l’accesso delle persone a luoghi e diritti, abbia un carattere sessuato.

L’obiettivo è comprendere «quale posizione è riservata al genere nell’organizzazione dello spazio giuridico e politico e in particolare come la divisione tra spazio produttivo e riproduttivo condizioni il governo della mobilità». Per farlo l’autrice problematizza l’immagine dello straniero offerta all’inizio del secolo scorso da Georg Simmel, una concezione sociologica che lo interpreta come «colui che oggi viene e domani rimane».

STRUMENTO CENTRALE di questo ripensamento è la riflessione femminista sul tema della riproduzione sociale, cioè quell’insieme di attività che hanno il fine di far continuare la vita dell’umanità intesa come insieme di relazioni tra gli individui che la compongono.

Rigo è attenta studiosa dei fenomeni migratori, adopera uno sguardo transdisciplinare e combina analisi sociologiche e materiali giuridici a partire dall’esperienza delle battaglie femministe e per la libertà di movimento. Il casus belli del libro è l’espulsione avvenuta il 17 settembre 2015 di 19 donne nigeriane dal Centro di permanenza per il rimpatrio (ex Cie) di Ponte Galeria. Ma nella costruzione di un punto di vista situato incidono anche le discussioni interne al movimento Non Una Di Meno e il lavoro di base con la Clinica legale del dipartimento di giurisprudenza dell’università Roma Tre. La commistione tra astrazione teorica e pratica politica innerva lo svolgimento di un testo complesso, a cui è necessario approcciarsi con una conoscenza pregressa dei temi di riferimento. Nei quattro capitoli che lo compongono Rigo passa al setaccio diverse dimensioni dei fenomeni migratori, contestando alcuni capisaldi delle politiche che li governano.

COME LA DISTINZIONE, politica e dunque artificiosa, tra migrazioni economiche e forzate. O il tipo di formalizzazione giuridica del fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale e l’utilizzo, in particolare nelle procedure per l’ottenimento dell’asilo o di altre forme di protezione, della categoria della vulnerabilità. In quest’ottica il genere è un elemento che eccede, destabilizza e mette in discussione gli elementi fissati dal diritto.

Lo studio di Rigo costituisce un utile strumento per vedere, denunciare e contrastare la violenza dei confini. Con la consapevolezza che la lotta per la libertà di movimento è spesso questione di vita o di morte per le e i migranti, ma riguarda anche tutti gli altri. Per i quali pone l’alternativa tra costruire società democratiche ed egualitarie oppure rassegnarsi a discriminazioni e sfruttamento.

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