Visioni

Spaghetti nell’immaginario collettivo

Spaghetti nell’immaginario collettivo

Maboroshi Nell’agosto del 1958, in un Giappone che si stava riprendendo dalla catastrofe bellica dei decenni passati, Momofuku Ando, riusciva a creare e lanciare sul mercato il chikin ramen

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 ottobre 2018

Nell’agosto del 1958, in un Giappone che poco a poco si stava riprendendo dalla catastrofe bellica dei decenni passati, Momofuku Ando, dopo svariati fallimenti, riusciva a creare e lanciare sul mercato il chikin ramen i primi instant noodles, gli spaghetti istantanei. In un paese in cui una delle preoccupazioni più importanti era ancora quella di sfamare la popolazione, l’imprenditore ed inventore giapponese spese molti dei suoi anni giovanili, una volta stabilitosi in Giappone proveniente dal Taiwan occupato dove nacque, con l’ossessione di trovare una soluzione alla carenza di cibo dell’arcipelago.

Certo la sua invenzione, che negli anni successivi portò alla fondazione della Nissin, la compagnia conosciuta ora in tutto il mondo specialmente per i suoi cup noodles, non risolse certo il problema alimentare giapponese, ma nel corso del tempo è diventata un vero e proprio simbolo della rinascita post-bellica nel Sol Levante. Negli ultimi decenni il prodotto è diventato così popolare da diventare parte dell’immaginario collettivo giapponese, ricordiamo almeno una serie di notevoli spot in animazione, dei veri e propri cortometraggi, realizzati da Otomo Katsuhiro alcuni anni fa, e i due musei ad esso dedicati, uno a Osaka ed uno a Yokohama.

Per celebrare l’anniversario di questa invenzione è cominciata il primo ottobre sull’emittente nazionale NHK Manpuku, una serie televisiva ispirata alle vicende di Ando e della sua compagna e moglie, nella storia raccontata sul piccolo schermo chiamata Fukuko, vista dal punto di vista della donna. Questa è interpretata per un ruolo insolito per lei da Momoko Ando, attrice lanciata da Sion Sono in Love Exposure e protagonista di molte produzioni indie dell’ultimo decennio giapponese, e recentemente interprete di Un affare di famiglia (Shoplifters), il film di Hirokazu Kore’eda premiato a Cannes. La serie viene trasmessa ogni mattina dalle otto per quindici minuti, da lunedì a sabato e si concluderà a marzo del prossimo anno.
Questa fascia mattutina è molto seguita e fin dal lontano 1961 viene occupata annualmente dai cosiddetti Asa-dora, due serie di telefilm fluviali dal tono leggero e divertente, ma non per questo privi di momenti seri e che spesso toccano anche temi di una certa importanza sociale e storica. Una delle caratteristiche principali di queste serie, fin dagli anni sessanta, è quella di avere quasi sempre delle protagoniste femminili al centro delle storie, questo perchè il target a cui il programma si rivolgeva, e in parte si rivolge ancora oggi, è quello composto da donne, per lo più casalinghe.

La lunghezza di queste serie permette di raccontare spesso lassi di tempo assai ampi e di far girare attorno ai protagonisti una miriade di personaggi secondari, quasi come una saga familiare ottocentesca o una serie di romanzi popolari, il nome originario di questo genere di telefilm era proprio «romanzi televisivi in serie».
Le vicende raccontate in Manpuku si svolgono a Osaka dove vive la famiglia povera ma molto unita di Fukuko, la più giovane di tre sorelle, dopo alcuni drammi familiari e per un puro caso la giovane protagonista incontra Manpei, personaggio ispirato a Momofuku Ando ed interpretato da Hiroki Hasegawa, se ne innamora e si sposano. Da qui l’ottimismo e la gioia di vivere quasi surreali della donna, che si riflettono nella sua ossessione per il cibo, finiscono per influenzare anche il compagno con cui attraverserà l’inferno della militarizzazione e della Guerra del Pacifico per approdare al periodo di speranza e di senso di rinascita del dopoguerra, simbolizzate dall’invenzione degli instant noodles.

matteoboscarol@gmail.com

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