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Sovranisti, di destra e di sinistra

Lessico politico Un neologismo recente, che indica chi rivendica sovranità, ovvero potere politico riconosciuto giuridicamente e non sottoposto a istanze superiori

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 28 giugno 2018

Sovranisti è un neologismo recente, che indica chi rivendica sovranità, ovvero potere politico riconosciuto giuridicamente e non sottoposto a istanze superiori. A partire dal francese Jean Bodin (XVI secolo), che cercava di mettere ordine ai tempi difficili delle guerre di religione. Dopo Bodin (e Hobbes), Rousseau riformula il concetto: il sovrano non è un Principe, ma il Popolo. E la sovranità «che appartiene al popolo», come recita la nostra Costituzione, diviene una cosa stessa con la democrazia. Per altri, la sovranità sarà della Legge, o della Costituzione: e infatti il popolo la esercita – aggiunge la nostra Carta – «nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Nel Novecento, a partire da Carl Schmitt, si evidenzia la crisi della sovranità statale, messa in discussione all’interno dai contrapposti interessi di classe, e all’esterno dal sorgere di entità sovranazionali. Dunque, per chi e verso chi si rivendica sovranità?

Solitamente oggi i sovranisti la rivendicano per i rispettivi Stati nazionali. All’origine dei problemi sta l’introduzione del Trattato di Maastricht (1992-1993) a base della Comunità (oggi Unione) europea. La data è fondamentale: all’inizio degli anni ’90 si era in piena egemonia neoliberista. Essa segnò profondamente i trattati. Oggi, dopo che si sono evidenziate le politiche rovinose del neoliberismo, a destra e a sinistra vi è chi invoca il ritorno alla sovranità degli Stati. Ma non manca chi pensa che invece si dovrebbe cambiare politica e far vincere, a livello europeo, un’altra egemonia.
Il sovranismo di destra è un neonazionalismo: «Prima gli italiani» vuol dire polemica contro la Ue, accusata di farci invadere dallo «straniero», soprattutto africano, e di impoverirci. Esso richiede protezionismo doganale, rilanciato del resto da Trump. Ma cosa sarebbe della nostra economia, a forte vocazione esportatrice, con un mercato interno molto ridotto, di fronte alla perdita del mercato europeo? Senza la Ue, la prospettiva più probabile sarebbe quella di diventare dipendenti dagli Usa e di veder un netto calo del tenore di vita.

E i sovranisti di sinistra? In Europa comandano i tecnocrati (neoliberisti), non eletti, dicono non a torto: recuperare sovranità nazionale vorrebbe dire recuperare sovranità popolare e democrazia. Ma si è sicuri che l’isolamento del nostro piccolo paese non determinerebbe – con l’uscita dall’euro – una crisi inflattiva che rovinerebbe chi vive di salario, stipendio o pensione, incrementando le dinamiche di destra già in atto?

Molti sovranisti lamentano poi il peggioramento della situazione del mercato del lavoro, incolpando gli immigrati. Ma le condizioni lavorative non sono peggiorate per le leggi di precarizzazione votate dai neoliberisti nostrani, di destra e di sinistra? È avvenuto ovunque, anche dove non vi sono forti flussi migratori.

I sovranisti chiedono dunque il ritorno al vecchio Stato nazionale. È una strada impervia, densa di pericoli. Come difficilissimo è l’obiettivo opposto: giungere a un vero Stato federale europeo, con organi democratici, dotato di strumenti appropriati (seguendo l’art. 11 della Costituzione, «alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni»). La sovranità è stata a lungo attributo dello Stato nazionale, che non c’è sempre stato e non sempre ci sarà. Può darsi sia giunto il momento di superarlo parzialmente per dar vita a un’Europa federale, democratica, plurinazionale. E a sovranità popolare.

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