Si gioca nel nulla, in un sottovuoto spinto. E’ un rugby confezionato come certi alimenti in scatola, dove viene eliminata l’aria per impedire ai batteri il deterioramento del contenuto. Lì i batteri, qui il virus Covid 19. Niente pubblico. Non sentirete gli oltre 70 mila spettatori del Principality Stadium di Cardiff cantare a pieni polmoni Land of My Fathers (“Hen Wlad Fy Nhadau”, essendo l’inno in lingua gallese) e poi magari Bread of Heaven mentre l’aria sembra riempirsi della polvere di carbone delle miniere della Rhondda Valley. Non vedrete, sugli spalti del Twickenham, circolare quei fantastici vassoi pieni di pinte di birra destinati a placare l’arsura dei tifosi. Non ascolterete neppure il trombettiere che dà la carica ai bleus del XV de France, né le cornamuse risuonare sulle gradinate dell’austero Murrayfield di Edimburgo. Niente cappelli da elfi da Dublino e tanto meno cartoline da Roma, la meta più apprezzata dai supporter delle isole britanniche.

Si gioca nel vuoto. Con altoparlanti che annunciano al nulla le formazioni, forse qualche cannone sputafiamme a dare una parvenza di normalità all’ingresso delle squadre in campo. Ascolterete grugniti e grida dai trenta giocatori impegnati nella lotta, ma mai l’incitamento del pubblico, il mormorio che diviene rombo e poi ruggito quando le cose si fanno serie e la linea di meta prossima alla conquista. E’ la bolla del rugby. O, per meglio dire, è il tentativo del rugby professionistico di sopravvivere al Covid, salvando almeno un pezzo di fatturato (i diritti tv) mentre tutto il resto del movimento vive in apnea da un anno. Il campionato italiano non ha potuto assegnare il titolo del 2020. Il mondiale Under 20 che si doveva disputare in Italia non ha avuto luogo e anche l’edizione 2021 è stata rinviata non si sa a quando. Il Sei Nazioni femminile forse si disputerà ad aprile, quello Under 20 in estate. La situazione è questa e le federazioni stanno facendo i conti con i mancati incassi ma anche con un clima di depressione che sembra permeare tutto il mondo rugbistico, compreso l’emisfero Sud. I match del Sei Nazioni che vedono in campo l’Italia saranno trasmessi dal canale DMax, tutte le altre partite scivolano invece su MotorTrend, altro canale del gruppo Discovery. Anche questo è un segnale di “downgrading” per uno sport che in Italia fatica a ritrovare lo smalto del decennio 2000-2010, quando la nazionale, risultati alla mano, fu ammessa nel torneo più antico e importante del mondo.

Per gli azzurri subito la Francia

Domani l’Italia affronta la Francia nella prima giornata del torneo. Si gioca alle 15:15 allo stadio Olimpico di Roma. La federazione ha deciso di confermare Franco Smith fino al 2023 (anno dei mondiali). L’incarico al coach sudafricano non è dunque più una risposta a un’emergenza (l’abbandono di Conor O’Shea prima della scadenza del contratto) ma è un mandato pieno. E Smith ha deciso di affrontare la sfida proiettando il suo programma di lavoro sul futuro e puntando sui giovani: se il rugby italiano vuole tornare a vedere la luce, dovrà attendere. Nel gruppo azzurro mancheranno tre giocatori importanti, forse fondamentali. Jake Polledri, l’erede di Sergio Parisse nella terza linea, è fuori per il grave infortunio al ginocchio rimediato in autunno. Braam Steyn dovrà attendere qualche settimana per degli acciacchi alla schiena. Matteo Minozzi, il più talentuoso dei nostri giocatori d’attacco, si è invece “chiamato fuori” da questa edizione del Sei Nazioni: “Sono stanco fisicamente e mentalmente. Non mi sento di passare due mesi nella ‘bolla’”.. Pare che Minozzi abbia oltremodo sofferto i brutali cicli di lavoro che in autunno il coach ha imposto ai suoi giocatori. Di sicuro Smith non ha gradito il gran rifiuto. Sarà dunque un’Italia giovane, con un debuttante assoluto e molti dei giocatori giunti in nazionale in questo ultimo anno. Il debuttante è un ventinovenne italo-argentino: Ignacio Brex (classe ’92, da Buenos Aires), schierato primo centro, i giovani sono i vari Jacopo Trulla, Marco Zanon, Stephen Varney, Paolo Garbisi, Michele Lamaro e Montanna Ioanne. Di fronte avranno una Francia molto in palla che sotto la guida tecnica di Fabien Galthiè ha compiuto un salto di qualità sorprendente, sfiorando il successo nel Sei Nazioni 2020 (fatale il match con la Scozia) e perdendo di soli 3 punti la finale dell’Autumn Cup.

Italia: Trulla; Sperandio, Zanon, Brex, Ioanne; Garbisi, Varney; Lamaro, Meyer, Negri; Sisi, Lazzaroni; Riccioni, Bigi, Traorè.

Francia: Dulin; Thomas, Vincent, Fickou, Villière; Jalibert, Dupont; Aldritt, Ollivon, Cretin; Willemse, Leroux; Haousas, Marchand, Baille.

Sempre domani alle 17:45 tocca a Inghilterra-Scozia, in campo a Twickenham (MororTrend, canale 59 del digitale terrestre).

Domenica 7 la terza partita: Galles-Irlanda (16:00, MotorTrend, canale 59).