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Sotto la terra comincia il cibo che mangiamo

Sotto la terra comincia il cibo che mangiamo

Iniziative Il tema dominante della giornata internazionale del suolo (5 dicembre) è l’alimentazione. Solo preservando i terreni agricoli dal degrado è possibile nutrire l’umanità

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 1 dicembre 2022

Troppo spesso ignoriamo la relazione che esiste tra quello che mangiamo e il suolo agricolo. Si è creata in questi ultimi decenni una separazione profonda tra il cibo che arriva sulle nostre tavole e gli ambienti in cui viene prodotto. Per ribadire che l’alimentazione inizia dal suolo e che la sua gestione riveste un ruolo fondamentale per la sicurezza alimentare, il tema dominante della giornata mondiale del suolo che quest’anno di tiene il prossimo lunedì 5 dicembre è: Suoli, dove inizia il cibo.

L’IMPORTANZA DEL SUOLO deriva dalle funzioni che svolge: ospita un quarto della biodiversità mondiale, fornisce alle piante il nutrimento necessario, immagazzina carbonio. Il problema è che siamo di fronte a un suolo malato che in vaste aree del pianeta non è più in grado di produrre cibo sano e nutriente. Soprattutto a partire dagli anni duemila si è avuto un crescente degrado dei suoli dovuto al loro cambiamento d’uso, alla perdita di carbonio organico, all’erosione, all’inquinamento, al deterioramento degli habitat. Questo straordinario laboratorio biochimico che è il suolo è anche l’ecosistema che ha subito le maggiori trasformazioni.

I DATI DELLA FAO MOSTRANO che il degrado fisico, chimico e biologico dei suoli interessa più di un terzo della superficie agricola mondiale. In Europa l’80% dei suoli agricoli contiene residui di pesticidi, in particolare glifosato, idrocarburi, metalli pesanti, microplastiche. L’Unione Europea, nel piano strategico per il suolo per il 2030, mette in evidenza che la cattiva salute dei suoli europei sia da attribuire alle attività di impermeabilizzazione, sfruttamento eccessivo, erosione, compattazione, riduzione della materia organica, inquinamento, perdita di biodiversità, salinizzazione.

UN SUOLO DEGRADATO PERDE la fertilità, non è in grado di produrre cibo sano e non svolge i fondamentali servizi ecosistemici (sequestro del carbonio e controllo dei gas serra, ciclo dei nutrienti, controllo idrologico). Per formare un centimetro di suolo fertile servono da cento a mille anni, ma sono sufficienti pochi anni di pratiche agricole scorrette per degradarlo. Il suolo come bene comune e risorsa limitata non rinnovabile è un concetto che fa fatica ad essere assimilato. Questo ecosistema non ha ricevuto finora la necessaria attenzione. Anche nella recente Cop 27, l’agricoltura e l’uso dei suoli sono rimasti ai margini del dibattito.

NEL SUOLO SI PRODUCE IL 95% DEL CIBO globale, ma la perdita di fertilità dei suoli è un fenomeno che minaccia la nutrizione della popolazione mondiale. Un suolo povero di nutrienti produce un cibo povero di principi nutritivi. L’ultimo rapporto della Fao sullo stato della sicurezza alimentare calcola che negli ultimi due anni più di 900 milioni di persone hanno sofferto la fame, mentre altri 2,3 miliardi di persone hanno una alimentazione carente dei nutrienti necessari per la salute a causa dei suoli poveri di micro e macro nutrienti.

LA GESTIONE SOSTENIBILE DEL SUOLO diventa un obiettivo da cui non si può prescindere per avere terreni sani e cibo sano. La «rivoluzione verde» ha puntato sul «suolo utile», in funzione della massima produttività, con l’impiego massiccio di fertilizzanti sintetici e pesticidi. Ma un «suolo utile» non coincide con un suolo sano e le pratiche agricole che si sono affermate hanno prodotto, sul lungo periodo, impoverimento dei suoli, perdita di fertilità, gravi fenomeni di inquinamento, alterazione dell’equilibrio microbiologico, rilascio di gas serra. Ma cosa si intende per suolo sano?

SECONDO LA FAO E’ LA «CAPACITA’ del suolo di sostenere la produttività, la biodiversità e i servizi ambientali degli ecosistemi terrestri». La perdita di sostanza organica è l’elemento che maggiormente incide sulla qualità dei suoli e del cibo prodotto. I sistemi agricoli si trovano in un «punto di rottura» perché è venuta a mancare la salvaguardia del suolo, senza riuscire a garantire cibo a sufficienza per la popolazione umana. La destinazione del 70% della superficie agricola alla produzione di mangimi per animali ha contribuito a creare una situazione di grave squilibrio nel sistema alimentare mondiale.

LE ESPERIENZE MATURATE IN QUESTI ANNI, in risposta al modello di produzione basato sull’agricoltura intensiva, mirano a garantire un adeguato livello di produttività, rispettando la vita del suolo (biodiversità) e mantenendo le funzioni fondamentali che esso svolge. La qualità e la quantità del cibo che arriva sulle nostre tavole dipende da come trattiamo il suolo. La Fao ha stimato che attraverso pratiche agricole sostenibili dei suoli si potrebbe avere a livello mondiale un incremento del 50% della produzione agricola, riducendo gli effetti che i cambiamenti climatici hanno sull’agricoltura.

IL SOSTEGNO DEI SISTEMI ALIMENTARI resilienti e sostenibili diventa una necessità per fornire cibo a sufficienza e contrastare il riscaldamento del pianeta. Si tratta di perseguire un cambiamento di paradigma. Sfruttare la biodiversità per una migliore agronomia, è il titolo della conferenza che si terrà a Bruxelles il 5 dicembre, giornata internazionale del suolo, per indicare la necessità di passare dall’attuale modello basato sulla chimica, come soluzione dei problemi del suolo, ad una agronomia sostenuta dalla biodiversità.

LA DRASTICA RIDUZIONE DI FERTILIZZANTI sintetici e pesticidi è un obiettivo da perseguire con forza per salvaguardare la salute umana e quella del suolo. Ricomporre il legame tra cibo e suolo è importante anche per far fronte a tutte le fantasie e suggestioni sul cibo sintetico, un cibo senza suolo, propagandato come «soluzione per la fame nel mondo». L’umanità non ha bisogno del cibo creato nei laboratori industriali, perché non c’è un laboratorio biochimico più efficiente del suolo. Ma per svolgere la sua funzione è necessario mantenerlo in buona salute, sviluppando una strategia di transizione verso un modello agricolo globale che punti sulla qualità dei suoli e del cibo.

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