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Sorvegliate speciali ma senza protezioni

Sorvegliate speciali ma senza protezioniResidenza Borromea di Mediglia

Case di riposo L'Istituto superiore di Sanità e il Garante delle persone private della libertà lanciano l'allarme in un dossier

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 2 aprile 2020

Anziani lasciati a contagiarsi tra loro e a contagiare parenti e amici che, ignari, varcavano la soglia della struttura sociosanitaria di Mediglia, Residenza Borromea, in provincia di Milano. In un mese i 150 ospiti sono quasi dimezzati: 63 i morti. Il numero, che continua a salire, è il più alto registrato in una Rsa durante l’emergenza Corvid-19. I parenti di chi si trova ancora nella casa di riposo e di quanti non ci sono più presenteranno una denuncia collettiva: vogliono sapere se siano state adottate in tempo le misure di contenimento e se i locali siano stati sanificati.

L’Istituto superiore di Sanità fornisce il quadro di quanto l’epidemia sia fatale per chi è avanti con l’età: al 30 marzo il 69,2% dei deceduti erano uomini, età media 78 anni. Su una letalità complessiva del 10,6%, nella fascia dai 70 ai 79 anni l’indice si impenna al 19,8%, tra gli 80 e gli 89 sale ancora al 28,1%. Il 51,7% dei deceduti aveva almeno tre patologie.

LE RSA sono «sorvegliate speciali» da parte dell’Iss e del Garante delle persone private della libertà, che hanno curato un dossier sulla diffusione del virus in queste strutture. Le residenze socioassistenziali contano in Italia 340.593 posti letto, età media 85 anni, il 60% con l’Alzheimer. «Occorre metterci mano», è l’avvertimento del Comitato tecnico scientifico. L’indagine è partita lo scorso 24 marzo, al questionario hanno risposto 236 strutture delle 1.634 contattate, su un totale di 2.556 Rsa pubbliche o convenzionate che fanno parte dell’Osservatorio Demenze dell’Iss.

I numeri dicono che 204 Rsa (pari all’86%) hanno avuto difficoltà nel reperimento di Dispositivi di protezione individuale; 53 (22%) hanno richiesto più informazioni per contenere l’infezione; 85 (36%) riferiscono difficoltà per l’assenza di personale in malattia; 28 (12%) hanno avuto difficoltà nel trasferire i residenti positivi negli ospedali; 63 (27%) hanno avuto difficoltà nell’isolamento dei residenti positivi. Infine, su 1.845 decessi, 57 sono stati catalogati Covid-19 positivi e 666 con sintomi simil-influenzali (39,2%).

IN LOMBARDIA sul totale di 1.130 decessi, 25 sono risultati Covid positivi e 528 con sintomi simil-influenzali (49,8%); in Emilia Romagna su 158 decessi, 5 Covid positivi e 51 simil-influenzali (35,4%); in Veneto su 266 decessi, zero Covid e 36 simil-influenzali; in Piemonte su 31 decessi, zero Covid positivi e 2 simil-influenzali; nelle Marche su 24 decessi, zero Covid positivi e 5 simil-influenzali. Un dato che però andrà analizzato con più attenzione come dimostra il caso Bergamo, dove il quotidiano L’Eco di Bergamo e l’agenzia di ricerca InTwig stimano in 4.500 i morti in città nel mese di marzo, più del doppio del dato ufficiale (2.060): le persone non rientrate nel computo delle autorità sono quelle decedute in casa o nelle residenze per anziani con sintomi riconducibili al Coronavirus.

L’ISS HA PREDISPOSTO per le Rsa un piano d’azione: una check-list di autovalutazione sulla preparazione per il contenimento del Covid-19; un corso su prevenzione e controllo; supporto fornito da personale infermieristico nella gestione del rischio infettivo. Il garante, Mauro Palma, pone l’attenzione su due temi: «Giungono segnalazioni sulla situazione di isolamento nella quale si trovano gli ospiti e la mancata informazione ai familiari circa le loro condizioni di salute. Altro oggetto di segnalazione è la mancanza di Dpi non solo per gli ospiti, ma anche per gli operatori professionali».

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