Lavoro

Sorpresa a Pomigliano, arriva l’ad “americano”

Sorpresa a Pomigliano, arriva l’ad “americano”Sergio Marchionne

FIAT Marchionne in visita allo stabilimento

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 29 giugno 2013

“Siamo tutti di Pomigliano» recitava ieri un cartello alla manifestazione Fiom di Roma. La scorsa settimana le tute blu della Cgil sono arrivate al Gianbattista Vico da tutta Italia per dimostrare che non si tratta di un semplice slogan. Alla notte bianca contro i due sabati di straordinario non pagato indetti dalla Fiat erano in tanti a fermare i lavoratori che affluivano, molto prima dell’alba, per il turno delle sei. La produzione cominciata con due ore di ritardo, pressioni e ricatti continui sulle linee, oltre 2mila lavoratori in cassa integrazione stanno trasformando il Vico in una polveriera e allora Sergio Marchionne è volato in aereo a Napoli e poi in auto di corsa a Pomigliano. È andata in scena ieri la recita della famiglia felice con annessi ringraziamenti per aver lavorato nel giorno di riposo. Abbracci e baci in tutti i reparti e poi in mensa come un qualsiasi impiegato, tra quegli operai che, quando serve agli scopi aziendali, vengono definiti sfaticati e dediti alle assenze ingiustificate.
Ieri però la Fiat, messo da parte il bastone, era sintonizzata sulla fase «carota», così per caso Marchionne a cavallo dei due turni ha incrociato anche Hajime Yamashina, inventore del World class manufactoring, la metodologia di lavoro che dovrebbe portare gli stabilimenti a «zero difetti», applicata negli impianti Fiat. Il professore dell’Università di Tokyo ha effettuando un auditing per verificare i livelli di ottimizzazione di prodotti e processi, al termine del quale è stato annunciato il raggiungimento della Medaglia d’oro in Wcm, un obiettivo mai ottenuto prima nel gruppo Fiat. Il risultato porta con sé un premio di 500 euro per gli operai docili con il Lingotto. Quelli cioè sottoposti a un regime dove di fatto il sindacato non c’è più, visto che le Rsa rispondono direttamente all’azienda. Un risultato amaro che premia chi già lavora, mentre fuori si sopravvive con 750 euro da quattro anni.

«Ha voluto venire direttamente da noi – commentavano dalle linee – , ha visitato tutti i reparti, uno per uno, ringraziando gli operai per aver raggiunto l’obiettivo nei due sabati di recupero, nonostante i picchetti di Fiom e Slai Cobas. Ci ha detto grazie per l’attaccamento dimostrato». L’umore cambia, però, quando si è in cig. «Dovrebbe parlare anche con i circa tremila cassaintegrati – ribatte Francesco Percuoco della Fiom -, tra stabilimento di Pomigliano e indotto, che sono ancora fuori dalle fabbriche. A loro dovrebbe spiegare che prospettive hanno per il futuro e rispondere alla domanda che gli fu posta in occasione della presentazione della Panda, ossia se rientreranno tutti in fabbrica. Se davvero vuole ringraziare gli operai applichi i contratti di solidarietà». L’operazione simpatia di Marchionne prosegue su un altro fronte caldo: il 9 luglio sarà allo stabilimento Sevel di Atessa per annunciare i futuri progetti in Val di Sangro. Forse questo basterà a far scordare la silenziosa fuga del gruppo verso gli Usa.

Ieri mattina era a Roma anche lo Slai Cobas, alla commissione Lavoro della Camera per discutere del dossier sui finanziamenti statali ottenuti dalla Fiat negli anni, un lungo elenco di piani industriali disattesi e tanta cassa integrazione. La coordinatrice nazionale Mara Malavenda ha invitato la Fiom ad appoggiare la richiesta di una commissione d’inchiesta, di cui si faranno promotori i parlamentari M5S. Sfogliando il dossier si scopre, ad esempio, che dal 1977 al 2012 la Fiat ha ricevuto dallo stato 7,6 miliardi di euro (fonte Cgia Mestre) per «piani industriali di tenuta e rilancio industriale», eppure ammontano a 147.100 unità i tagli occupazionali prodotti dalla Fiat negli ultimi 34 anni accompagnati dalla chiusura di oltre dieci impianti.

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