Solo ex: la crisi della vocazione politica dei magistrati
Giustizia Nessuna richiesta di aspettativa elettorale è arrivata al Csm dalle toghe in servizio. Dopo la riforma Cartabia ora candidarsi è difficile e tornare indietro impossibile. Anche solo tentando la fortuna nelle urne si rischia
Giustizia Nessuna richiesta di aspettativa elettorale è arrivata al Csm dalle toghe in servizio. Dopo la riforma Cartabia ora candidarsi è difficile e tornare indietro impossibile. Anche solo tentando la fortuna nelle urne si rischia
Alla prima prova, la riforma sembra aver funzionato troppo bene. O forse l’allarme per le «porte girevoli» tra magistratura e politica era eccessivo. Fatto sta che alle prossime elezioni nessun magistrato o magistrata in servizio tenterà la corsa verso il parlamento.
È una prima volta, andiamo a memoria, almeno negli ultimi trent’anni. Lontanissimi i tempi, metà anni Novanta, quando al Consiglio superiore della magistratura arrivavano una trentina di richieste di aspettativa per motivi elettorali. Ieri al Csm, che si è riunito in plenaria anche perché si attendevano richieste del genere, non è arrivata nessuna domanda. In teoria se tra oggi e domani, nelle ultimissime ore per l’accettazione delle candidature, qualche toga in servizio decidesse di fare il passo, il Consiglio potrebbe riunirsi di urgenza. Ma ormai i giochi sono fatti.
In questo parlamento erano solo due le toghe in attività che avevano ottenuto l’aspettativa per mandato elettorale, entrambe hanno lasciato il partito che le ha elette. Giusi Bartolozzi ha detto addio a Forza Italia e resterà fuori dalle prossime camere. Cosimo Ferri, eletto con il Pd, poi protagonista dello scandalo Palamara in quanto uno dei partecipanti al famoso incontro dell’hotel Champagne nel quale si voleva indirizzare la nomina del procuratore di Roma, ha seguito Renzi in Italia Viva. È in cerca di conferma, ma è difficile che riesca a conquistare una collocazione con buone possibilità di elezione. In tal caso gli converrebbe rinunciare.
La ragione per cui si sono azzerate le vocazioni politiche di magistrate e magistrati in servizio, infatti, è che è entrata in vigore la riforma Cartabia che ha alzato un muro tra il parlamento e gli uffici giudiziari. Che non vale, naturalmente, per chi già è in parlamento e ne esce adesso. Ma che penalizza anche chi decide di candidarsi senza però riuscire a essere eletto.
È adesso previsto, infatti, che anche la toga non eletta debba cambiare regione per tornare in servizio. Inoltre per tre anni resta esclusa dagli incarichi direttivi e semi direttivi nonché dalle funzioni chiave di giudice monocratico o pm. Più pesante, ovviamente, il destino di un magistrato eletto, una volta terminato il mandato. La nuova legge prevede che debba andare direttamente fuori ruolo e, ove non possibile, sia destinato al limbo di non ben chiarite «attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti».
In ogni caso nel prossimo parlamento non mancheranno i magistrati. In corsa – si è avuta ieri la conferma – con la Lega ci sarà anche una magistrata, la ex giudice del tribunale per i minorenni Simonetta Matone che ha fallito la scalata al Campidoglio per la destra in tandem con Michetti. Come lei sono tutti magistrati in pensione, o comunque ex magistrati (è il caso di De Magistris). Il Movimento 5 Stelle ne candida due, l’ex procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho e l’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. Non a caso sono entrambi andati in pensione all’inizio di quest’anno. Così come è in pensione, in questo caso da molti anni, l’ex procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, stimato a destra. Fossero stati in servizio avrebbero dovuto candidarsi fuori regione. Infine, ha dichiarato di volerci tentare proprio Luca Palamara, sotto processo a Perugia. Ha già tentato inutilmente la via del parlamento con le suppletive e sta raccogliendo le firme per una sua lista. Ma anche lui è un ex magistrato, nel suo caso per sanzione del Csm. Le toghe in servizio pensano a un altro appuntamento elettorale, persino precedente alle politiche. Quello per il Csm il 19 settembre.
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