Un giorno di silenzio per Il Sole 24 Ore. Oggi il quotidiano della Confindustria non sarà in edicola, il sito non verrà aggiornato e non saranno disponibili i lanci dell’agenzia Radiocor.

La decisione di proclamare un giorno di sciopero è stata presa ieri pomeriggio in un’assemblea convocata improvvisamente dai giornalisti – che da 14 mesi e mezzo percepiscono uno stipendio decurtato del 14% (solo parzialmente reintegrato dagli ammortizzatori sociali) per l’applicazione dei “contratti di solidarietà” sottoscritti in seguito allo stato di crisi dichiarato dall’editore – dopo aver appreso che per il secondo anno consecutivo il cda uscente ha riconosciuto all’amministratore delegato Donatella Treu un bonus «di risultato» pari a 150 mila euro. Soldi in busta paga che si vanno ad aggiungere allo stipendio annuo di 550 mila euro percepito dalla dirigente.
Era accaduto anche l’anno scorso ma il cda, allora, aveva giustificato il bonus riconosciuto all’ad Treu, in carica dal marzo 2010, come un premio di risultato. Il bilancio del 2011, infatti, si era chiuso con un passivo di «soli» 8,5 milioni di euro: pochi, rispetto agli oltre 40 milioni dell’anno precedente.

L’ultimo bilancio deliberato un mese fa per l’anno 2012, però, riporta un buco di 45,2 milioni. In questo contesto, a pochi giorni dall’assemblea che delibererà il nuovo Consiglio di amministrazione, con 1250 dipendenti del gruppo in solidarietà (400 giornalisti, e da un mese anche 850 grafici e poligrafici, con decurtazioni del 20%), e senza una giustificazione convincente visti i risultati di gestione, l’assemblea dei giornalisti ha deciso un giorno di sciopero del cartaceo, dell’on line e dell’agenzia di stampa. Affidando al cdr anche la possibilità di disporre, per questa vertenza, di altri tre giorni di sciopero.
Come tutti i quotidiani, anche l’organo della Confindustria è in difficoltà da anni: nel 2001 vendeva oltre 400 mila copie al giorno, poi via via sempre meno fino al punto più basso toccato sotto la gestione di Gianni Riotta nel 2011 con 240 mila.

L’attuale direttore Roberto Napoletano sembra aver fermato l’emorragia attestando le vendite a 260 mila copie in edicola e portando l’edizione digitale al primo posto tra i quotidiani per copie vendute (47.100). Ma dall’anno scorso si è dovuto operare un taglio del 10% sulle collaborazioni a borderò.

E quest’anno, dopo che anche i grafici e i poligrafici sono entrati in solidarietà, la proprietà ha comunicato a tutti i collaboratori con una lettera inviata nei giorni di Pasqua la decisione unidirezionale di tagliare i loro compensi del 20%: da 0,90 euro a 0.72 euro per riga scritta.

Dal primo gennaio, inoltre, il quotidiano non viene più stampato a Bruxelles, e tra pochi giorni rinuncerà anche ad altri due centri stampa. «Riteniamo che la scelta del Cda e dello stesso amministratore delegato – si legge nel comunicato del cdr – siano anche per questo gravemente lesive dell’immagine del nostro giornale schieratosi apertamente in questi mesi contro l’irresponsabilità della classe politica italiana e i privilegi della cosiddetta “casta”. Per questo, anche a casa nostra, gridiamo con forza: basta giochi».