Soldi a Egitto e Tunisia per fermare i migranti
Ue La proposta italiana ai ministri degli Interni dei 28
Ue La proposta italiana ai ministri degli Interni dei 28
Soldi e assistenza tecnica a Egitto e Tunisia perché pattuglino le proprie coste impedendo le partenze dei migranti e accettino di allestire dei campi nei propri territori dove ospitare i profughi in attesa che l’Unione europea vagli le richieste di asilo politico. E’ la proposta contenuta in «non paper», un documento non ufficiale consegnato dall’Italia durante l’ultima riunione dei ministri degli Interni dei 28. Il contenuto del documento è stato pubblicato ieri dal Guardian (ma in realtà era già stato anticipato in Italia dal sito Lettera43) secondo il quale la proposta italiana sarebbe stata accolta con freddezza da molti partner europei.
Gran parte delle anticipazioni fatte dal giornale inglese in realtà erano già conosciute. In particolare la proposta fatta all’Ue dal ministro degli Interni Angelino Alfano di aprire campi nei paesi di transito dei migranti in modo da fermare il flusso delle partenze e ostacolare così anche le organizzazioni criminali che oggi speculano sulla pelle di chi fugge dai conflitti in corso sull’altra sponda del Mediterraneo. In particolare la proposta italiana prevedeva l’apertura di campi gestiti dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’organizzione internazionale per le migrazioni (Oim) in Sudan, Niger e Tunisia dove le richieste di asilo verrebbero esaminate da funzionari Ue e poi smistate tra i vari stati membri secondo un sistema di quote ancora da decidere. La novità di questi ultimi giorni è che al Sudan si è pensato di sostituire l’Egitto. Ma una novità è rappresentata anche dal tentativo di affidare ai governi egiziano e tunisino il controllo delle coste con l’obiettivo di fermare i migranti e poi avviarli verso i campi. «Questo produrrebbe un reale effetto deterrente, in modo che i migranti sarebbero meno disposti a mettere a rischio la propria vita per raggiungere le coste europee», è scritto nel documento italiano.
Un progetto che, come spiega il Guardian, sarebbe stato accolto con difficoltà a Bruxelles. La possibilità di esaminare le richieste di asilo direttamente nei Paesi di transito dei migranti verrebbe incontro alla richiesta italiana di non dover sopportare da solo tutto i carico dei migranti, ma rappresenterebbe di fatto un aggiramento del regolamento di Dublino III. E su questo punto si sono registrate le maggiori resistenze. Contraria al progetto si è detta infatti la Gran Bretagna (anche se nel 2003 proprio i governo di Londra presentò un progetto molto simile a quello attuale). Un rifiuto legato soprattutto a due motivi. Il primo è banalmente elettorale. il 7 maggio si vota per le elezioni politiche e il tema dell’immigrazione è uno di quelli sui quali si gioca il risultato delle urne. Ma Londra è contraria anche a trattare le domande di asilo fuori dall’Unione europea perché, spiega il Guardian, questo richiederebbe un sistema Ue concordato per dividere gli arrivi dei rifugiati tra i 28 paesi. A favore della proposta italiana si sarebbero invece schierati Francia, Spagna e Germania, Austria, Grecia e Svezia. Critiche al progetto italiano, infine, sono arrivate anche dalla leader dei Verdi europei, Ska Keller. «Questa proposta suscita molte preoccupazioni», ha detto. «Il motivo di fondo è quello di garantire che l’Ue possa lavarsi le mani del problema assicurando che i rifugiati salvati vengano trattati da Paesi come l’Egitto e la Tunisia evitando che diventino un problema europeo».
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