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«Soldato Sicuro» e fatturato garantito

«Soldato Sicuro» e fatturato garantito

Spese militari In cosa consiste il concetto di digitalizzazione del campo di battaglia espresso dalla Nec? È molto semplice: si tratta di trasformare ogni unità delle forze armate in una pedina digitale interattiva del più realistico war game mai immaginato

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 30 maggio 2020

«Soldato Sicuro», già «Soldato Futuro», è il nuovo nome del sistema individuale di combattimento richiesto dall’Esercito dopo che Marina e Aviazione hanno avuto la loro parte di gloria con leggi ad hoc e finanziamenti miliardari per rimanere al passo con gli standard offensivi e tecnologici della Nato e degli Stati uniti.

L’Arma di terra rivendica quindi la sua fetta di torta esprimendo la necessità di una fornitura di 68.900 sistemi individuali ad un costo stimato di 1,635 miliardi di euro. Si tratta di kit individuali che permetteranno ai soldati di essere al passo coi tempi ossia di risultare integrabili nella più generale tendenza Nato a digitalizzare il campo di battaglia.

Anche in questo caso, il programma italiano prende le mosse da programmi elaborati dal Pentagono ed elevati a nuovo standard Nato a partire dal summit di Praga nel 2002. In quella sede si stabilì di acquisire alcune capacità giudicate prioritarie per il raggiungimento e mantenimento della superiorità strategica tra cui la così detta Network Enabled Capability (NEC). L’acronimo significa letteralmente “abilitare la capacità di rete”.

In cosa consiste il concetto di digitalizzazione del campo di battaglia espresso dalla Nec? È molto semplice: si tratta di trasformare ogni unità delle forze armate in una pedina digitale interattiva del più realistico war game mai immaginato.

Il programma “Forza Nec”, di cui “Soldato Sicuro” è uno sviluppo, prende le mosse nel 2007 sotto l’impulso dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola, al tempo Capo di Stato Maggiore. In perfetta coerenza con uno degli obiettivi di “Forza Nec” (riduzione quantitativa del personale a fronte di una maggiore efficacia) lo stesso ammiraglio, approdato al Ministero della Difesa, elabora nel 2012 la sua riforma delle forze armate che ridurrà considerevolmente il personale e destinerà più risorse alle acquisizioni.

Sia i 22 miliardi in vent’anni preventivati allora per Forza Nec che quelli esplicitamente richiesti dall’Esercito per Soldato Sicuro sono cifre aleatorie in quanto questo genere di programma, secondo uno studio dell’Istituto Affari Internazionali è un processo “…senza fine, perché i progressi tecnologici sono continui, specie in alcuni settori, a partire da quello elettronico e informatico, e non è pensabile rinunciarvi per “concentrare” l’ammodernamento in un periodo di tempo limitato…”.

Di “sicuro” c’è solo il fatto che questi programmi miliardari “senza fine” sono la gallina dalle uova d’oro per l’industria bellica nazionale che non deve nemmeno contenderseli con la concorrenza internazionale.

Il Consorzio Sistema Soldato Futuro (Leonardo-Beretta) costituito lo scorso luglio, già a dicembre si è assicurato un primo contratto da 532 milioni di euro. I primi kit sarebbero già in consegna nonostante la pandemia.

Anche questo programma, come altri sistemi d’arma offensivi, dovrebbe essere interrotto immediatamente mentre la “sicurezza” dei nostri soldati dovrebbe essere garantita col ritiro dalle missioni di occupazione.

Ma prospettare e chiedere una riduzione della spesa rivolta ai sistemi d’arma offensivi senza mettere in discussione apertamente la forma professionale delle forze armate è come avere una macchina da corsa e poi pretendere che funzioni col motore di una utilitaria.

L’esercito professionale è strutturalmente concepito per la proiezione e l’offesa, deve stare al passo con gli standard statunitensi/Nato, più in generale risponde direttamente alle esigenze di fatturato, sperimentazione e marketing dell’industria di riferimento.

In questo contesto la guerra non è altro che uno sbocco di mercato “necessario”, la truppa professionalizzata è il migliore strumento che abbiamo per farla e Leonardo la migliore risorsa industriale nazionale per attrezzarla. Soldato Sicuro è “soltanto” l’ennesimo costoso accessorio hi-tech che garantisce all’Italia l’assurdo gareggiare, con la scuderia Nato, nel “GranPrix” della corsa agli armamenti.

L’autore è responsabile Pace, Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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