Visioni

Solange, baiadera spirituale in lotta per i diritti civili

Solange, baiadera spirituale in lotta per i diritti civili

Note sparse «When I get home», il quinto disco della cantante americana, diciannove tracce con sei interludi vocali. Un progetto legato a un filmato dove lascia spazio alle sue altre passioni: il ballo e la performance

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 13 marzo 2019

Una sensazionale baiadera ingioiellata, vestita di un luccicante spaziale bikini argento con le frange, allarga e muove le braccia, si rigira e si piega in una danza sensualissima, a metà tra Grace Jones e Josephine Baker, sostenuta da inafferrabili vocalizzi. Così Solange, la diva della black music sempre più lanciata verso il riconoscimento di artista multimediale, si presenta in When I get home, il suo nuovo album durata 39 minuti accompagnato da un filmato della stessa lunghezza (visibile solo su Apple Music), dove lascia ampio spazio alle sue altre passioni, il ballo e la performance (ricorrendo all’animazione al computer, a universi fantasmagorici e composizioni stilizzate in bianco e nero, inframmezzate da webcam personali, a casa con le amiche e in un bianco anfiteatro nel deserto con un gruppo di ballerine tutte black code).

Solange, 33 anni, è Solange Knowles, la sorellina minore di Beyoncè, corista a 14 anni delle Destiny’s Child, primo disco solista a 16, mamma a 17 e poi un talento smisurato per la musica e per l’arte contemporanea tanto da aver vinto un Grammy nel 2017 per la migliore performance R&B.

LE SUE VIDEO installazioni – con poesie, foto, gif, sculture – sull’identità nera hanno viaggiato dal Guggenheim Museum di New York alla Tate Modern di Londra e altrove. Quinto disco in carriera – dopo il fortunato e appuntito A seat at the table, osannato dalle radio e dalla critica e con un suo brano precedente, F.U.B.U., diventato inno del movimento Black Lives Matter – 19 tracce compresi sei interludi vocali, tutte scritte da lei ed eseguite con l’aiuto dei suoi amici altolocati come Pharrell Williams, Devonté Hynes, Tyler, the Creator, Sampha, Playboy Carti, Panda Bear, Earl Sweatshirt, Gucci Mane, avanguardia e mainstream mischiati, più che altro bozzetti e macchie sonore che disarticolano la forma canzone verso le frontiere della scena hip hop, dell’elettronica scomposta, del puro jazz.

«L’ho avvicinato come un album jazz, la gioia vera e la festa delle jam session – ha detto a Vogue – con questo disco avevo molto da sentire, nel senso di percepire, di intuire qualcosa di spirituale. Le parole sarebbero state riduttive per quello che avevo bisogno di sentire ed esprimere».

OMAGGIO assoluto a Third Ward, il quartiere di Houston in prima fila nelle lotte per i diritti civili, il luogo dove sono nate e cresciute insieme, con Sol-angel che andava a messa con la madre Tina (che ha lavorato per 20 anni in un negozio di parrucchiere che compare anche nelle scene del visual album), la sorella maggiore e le cugine Kelly Rowland (altra cantante million-seller) e Angie Beyince, il posto dove tornare per ritrovare sé stessa e capire quanto abbiamo perso con la nostra crescita esistenziale. Album da ascoltare tutto d’un fiato, come un concept coi brani legati tra loro, molte frasi ripetute, testi abbastanza ermetici e molto slang parlato, effetti sonori e campionamenti indovinati in questa istantanea del nuovo black sound. Ai primi ascolti un po’ debole e irrisolto, senza l’ausilio degli splendidi video, con momenti davvero caldamente strabilianti, inseguendo i sassolini lasciati sul sentiero da Stevie Wonder e Sun Ra.

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