«Sono pronto per il governo», questa è la prima dichiarazione di Jimmie Åkesson, il leader di Sverigedemokraterna (democratici svedesi) vero vincitore della tornata elettorale appena conclusa in Svezia. La resistibile ascesa dell’ultra destra si è tramutata in un’ascesa irresistibile.

Un voto profondamente segnato anche da una netta divisione tra i grandi centri urbani (Stoccolma, Göteborg e Malmö) dove il centro sinistra è saldamente in vantaggio e, per esempio il partito della Sinistra è tra il 13 e il 15%, e i loro sobborghi dove l’ultra destra ha toccato percentuali tra il 30 e il 40%. Queste zone, dal sud della capitale al nord di Göteborg, sono i luoghi con la maggiore concentrazione di cittadini stranieri e quelle dove si sono registrati fatti di cronaca legati ala criminalità, anche giovanile. Proprio grazie al voto delle periferie urbane, quindi, Sd è balzata, per la prima volta, oltre il 20% a livello nazionale, divenendo il secondo partito del Regno e il primo tra le forze di centro destra.

UN VERO E PROPRIO SHOCK ampiamente previsto dai sondaggi che, a differenza di 4 anni fa, sono stati confermati dalle urne lasciando i conservatori al 19%, due punti in meno dell’ultra destra. La parabola del partito di Jimmie Åkesson è tutta nel solco delle destre nazionaliste europee. Il partito nasce come fusione di vari gruppi della galassia nazionalista e neofascista svedese alla fine degli anni ’80. Dapprima come simbolo aveva una fiaccola identica al Fronte della Gioventù, la giovanile del Msi, con, al posto del tricolore, la croce gialla del Regno svedese.

Grazie alla leadership del giovane Åkesson il partito accresce negli ultimi 15 anni i consensi e definisce la collocazione europea nell’Ecr, il gruppo conservatore guidato da Giorgia Meloni. La semplificazione del loro messaggio: «la Svezia agli svedesi», «frontiere chiuse», «immigrati uguale delinquenti» ha quindi attecchito in quelle zone un tempo orientate a sinistra.

Anche la polarizzazione imposta dalla premier socialdemocratica, Magdalena Andersson, ha avuto identico esito: rafforzare il suo partito a discapito degli alleati e dipingere proprio Sd come diretto antagonista, indebolendo i conservatori. I socialdemocratici hanno superato, a differenza delle scorse elezioni, il 30% (+2,2%) sottraendo voti, però, sia al partito di centro fermo al 6,7% (-1,9%) che al partito della Sinistra sceso al 6,7% (-1,4%), perdite compensate solo in parte dal 5% (+0.6%) dei Verdi.

LA SOMMA, AD OGGI, quando mancano ancora circa 40mila voti dall’estero, è un vantaggio di un deputato a favore della coalizione di centro destra. Anche a destra la polarizzazione ha fatto perdere un punto percentuale sia ai democristiani fermi al 5,4% che ai liberali al 4,6%.

Quando entro giovedì la situazione sarà definitiva gli scenari potrebbero essere tre: se ad affermarsi sarà, come prevedibile, il centro destra, anche grazie al voto all’estero, nonostante il partito di Åkesson sia risultato maggioritario, è probabile che i democratici svedesi si accontenteranno di sedere in un governo guidato dal conservatore Ulf Kristersson, ottenendo in cambio dicasteri importanti come gli interni e la giustizia.

SAREBBE LA PRIMA VOLTA che una forza di estrema destra entra in un governo in Svezia, come primo partito, per giunta. Ieri, di fronte a questo scenario, i liberali hanno già dichiarato, tramite la propria leader, Karin Karlsbro: «Non permetteremo a Sd di entrare nel governo». Un veto che potrebbe cadere sia in base alle richieste di Sd che a quelle liberali su posti e punti programmatici. Se, però, gli ultimi voti dovessero ribaltare l’attuale situazione e i deputati a favore del centro sinistra fossero 175 contro 174 è probabile che la premier socialdemocratica uscente più che provare la strada per una coalizione rosso verde punti su un nuovo monocolore socialdemocratico costruendo accordi trasversali sui singoli provvedimenti in parlamento.

L’ULTIMA IPOTESI è un governo di larghe intese tra socialdemocratici e conservatori giustificato dalla crisi energetica e da quella internazionale. Uno scenario che era stato avanzato, in questi giorni, rispetto al risultato ritenuto più improbabile: la vittoria del centro destra e la supremazia dell’ultra destra nella coalizione.