Pensi a un gatto che fuma, e subito ti si affaccia in testa Fritz The Cat, felino hippie erotomane perennemente circonfuso da nuvole di cannabinoidi nonché dai tipici tratteggi del guru underground Robert Crumb. E sì, di straforo un po’ di quei salutari effluvi sembrano aleggiare anche fra le pagine di «Smoking Cat», la nuova rivista di fumetti «indie» partorita dal trio composto da Claudio Marinaccio, Marco Corona e Claudio Calia: perché si tratta di un progetto atipico in tutto – dalla filosofia, alla gestione, fino ovviamente ai fumetti stessi. Ci accompagna dietro le quinte della nuova scommessa editoriale proprio Marinaccio, autore già visto su «Il Mucchio» e «Linus» ma anche sul romanzo grafico Feltrinelli Comics «Trentatré raggi ionizzanti». «Non c’è stata molta pianificazione, in realtà», racconta il cartoonist torinese classe 1982, anima del nuovo magazine. «La mia idea era quella di fare un rivista solo ed esclusivamente a fumetti, dove dentro si potessero trovare belle storie. Punto. Ho contattato Calia e Corona per proporgli la mia idea e hanno accettato subito». Ne è nato un mostro che nella foliazione e nell’approccio ricorda molto da vicino le vecchie «fanzine» Anni ’80: solo strip, nient’altro che strip, spontaneismo a pacchi e trentadue pagine mensili, con minime concessioni al colore. «Non so se sia una scelta voluta, la nostra intenzione era quella di mettere il fumetto al centro di tutto e tutto il resto è venuto da sé. Anche perché alla fine siamo tutti fan di quel tipo di riviste lì».

DULCIS IN FUNDO, almeno per il momento la bestia è in distribuzione gratuita su https://smokingcat.substack.com: per scaricarla basta un indirizzo e-mail. «Ci interessava Substack perché è una piattaforma relativamente nuova e, soprattutto in America, con roba a fumetti molto bella», continua Marinaccio. «Poi, noi abbiamo snaturato l’idea della newsletter e abbiamo fatto come ci pareva, perché è vero che la rivista arriva via mail, ma poi puoi scaricartela e leggerla con calma. Quindi, una roba nuova e diversa che è un insieme di tante altre cose». Più lineare, invece, l’approccio senza fronzoli alla linea editoriale. Il fumettista torinese liquida in poche parole la scelta di rinunciare a un apparato redazionale propriamente detto e a tener fuori dal mensile i fatti di cronaca: «La regola è che tutto deve essere a fumetti. Qualunque cosa. Quindi, se in futuro volessimo fare un editoriale, lo faremo, ma a fumetti: la nostra idea è che l’anarchia creativa prenda il sopravvento per permetterci di pensare solo a creare storie senza immaginare altro. Riguardo poi all’attualità, ci siamo concessi un piccolo speciale sulla guerra e ne volevamo fare uno su Cristina D’Avena. Le due cose non sono collegate, o forse sì. Diciamo che in realtà parliamo di quello che stiamo vivendo molto più di quello che può sembrare. Solamente non facciamo i moralisti, né ci interessa esserlo. Non abbiamo nulla da insegnare, solo tanto da raccontare».  Il tutto, a partire dal rapporto con i co-fondatori del mensile, vecchie conoscenze della scena underground con esperienze assai variegate: Corona è un autentico maestro del bianco e nero con alle spalle graphic novel laterali da Krazy Kahlo sulla musa di Diego Rivera a Il viaggio, trip dantesco di recente pubblicazione.

CALIA, esperto di digitale e fumetto di realtà forgiato da una lunga militanza presso BeccoGiallo, per cui ha realizzato tra l’altro Porto Marghera-La legge non è uguale per tutti e il recente Dossier TAV. «Ho contattato Calia e Corona perché li rispettavo come fumettisti. All’inizio ero più loro fan che amico, ora non so… forse siamo pari o forse adesso sono loro a essere miei fan. Mi piacevano le cose che facevano e come impostavano e a loro piacevano le cose che facevo io. Inoltre credo che, per quello che facciamo e per come lo facciamo, siamo estremamente diversi, ma con uno strano equilibrio che si è creato sin dal primo numero che ci rende complementari».

La nostra idea è che l’anima sia totalmente anarchica, così da poter inventare storie senza limiti. Ci siamo ritagliati uno spazio di attualità con uno speciale sulla guerra.

Un’armonia d’intenti che si riverbera anche nel metodo casuale ma serrato che rende possibile confezionare con cadenza regolare trentadue pagine di strisce inedite. «Di solito Corona detta il ritmo grazie alla sua follia creativa e cerca di farci venire l’ansia quando siamo vicini alla scadenza», spiega il quarantenne sceneggiatore e disegnatore. «Per fortuna c’è Calia che è lucido come i suoi fumetti e definisce le tempistiche. Poi ci sono io che cerco di punzecchiare entrambi perché sono più vecchi. Insomma… ci divertiamo».
Parte del divertimento sta anche nella vera e propria fantasmagoria che accoglie il lettore in copertina: su ogni numero successivo al primo, una «guest star» diversa, per una galleria di super-ospiti che finora ha accolto nomi come ZeroCalcare e Margherita «La Tram» Tramutoli. «Ma per le prossime, meglio evitare spoiler, perché è sempre brutto quando qualcuno ti dice già quello che succederà», sorride Marinaccio. Niente ospiti speciali, invece, dentro la rivista: almeno per il momento, «Smoking Cat» resta inchiavardata sulla formazione in trio. «Per ora e forse per sempre, a parte le copertine, ci saremo solo noi tre, portando avanti le nostre storie a puntate ma anche sperimentando cose nuove. Nel terzo numero abbiamo fatto anche una tavola congiunta io e Corona e non è detto che non ci siamo altre fusioni di questo tipo». Per ora, l’esperimento sembra promettere bene, con oltre 500 abbonamenti mensili: «Ma non guardiamo troppo i numeri», si schermisce l’intervistato, «un po’ perché per farci conoscere ci vuole tempo, un po’ perché internet è un oceano dove è dura competere».

IN FUTURO, l’intenzione è quella di trasformare la formula gratuita con una in abbonamento mensile, con un frullato di contenuti liberi e altri da pagare. Nel frattempo, il «pay per print» ha riguardato solo il primo numero di «Smoking Cat», disponibile a pagamento su www.obloaps.it, sito dell’associazione culturale Oblò. «Il numero cartaceo è uscito per due ragioni. La prima è celebrare degnamente l’inizio di qualcosa e la seconda perché volevamo vedere come sarebbe venuta. La versione cartacea ha una logistica diversa e molto più complessa. Stiamo pensando a come continuare rendendo il progetto sostenibile». Partire con una scorta di «bionde» e nove vite di vantaggio è già qualcosa.