Ľudovít Ódor è il nuovo primo ministro slovacco. Un premier a interim designato dalla presidente Zuzana Čaputová dopo le dimissioni di Eduard Heger.

Esponente del partito populista Gente Comune e Personalità Indipendenti (Obyčajní Ľudia a Nezávislé Osobnosti – OľaNO, spesso chiamato semplicemente “Gente Comune”), Heger aveva chiesto alla presidente di essere sollevato dal suo incarico dopo le defezioni avvenute nel governo da lui guidato.

A settembre il partito di orientamento liberale Libertà e Solidarietà (Sloboda a Solidarita – SaS) dell’ex ministro dell’Economia Richard Sulik, aveva lasciato la coalizione di governo con l’accusa, rivolta a Heger, di incompetenza e di non aver tenuto fede agli impegni presi nella lotta alla corruzione. L’esecutivo aveva anche subito, di recente, le dimissioni dei ministri degli Esteri e dell’Agricoltura, Ratislav Káčer e Samuel Vlčan.

Data la situazione di chiara instabilità politica e l’estrema difficoltà a governare il paese, Eduard Heger ha fatto un passo indietro prendendo quella che gli è sembrata l’unica soluzione possibile. Una decisione presa, secondo le sue parole, per “provare a guidare la Slovacchia in modo stabile e pacifico con un governo tecnico verso elezioni parlamentari democratiche”.

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Come già precisato, il testimone è passato a Ľudovít Ódor, 46 anni, vicegovernatore della Banca centrale slovacca. La presidente ha spiegato che nella scelta del successore di Heger è stato tenuto conto certamente di aspetti relativi alla competenza, ma si è anche fatto attenzione a designare solo figure che non si presenteranno alle prossime elezioni politiche. La Čaputová ha sottolineato il fatto che l’obiettivo è stato quello di non favorire nessuna delle forze politiche che si presenteranno al voto previsto per il prossimo 30 settembre.

Diverse, nel paese, sono state le parole di apprezzamento per la nomina e per la figura di Ódor, membro della minoranza ungherese. Secondo alcuni commenti i rapporti fra slovacchi e ungheresi sono migliorati considerevolmente nel tempo e questo ha reso possibile la nomina a primo ministro di tale personalità e comunque di un membro della comunità in questione. “Solo qualche anno fa – secondo altri – sarebbe stato impensabile, anche considerando la validità del candidato”.

Si chiude così l’esperienza di governo di Eduard Heger, esponente di quello che, alle elezioni del 2020 è diventato il principale partito del paese. Fondata nel 2011, questa forza politica conservatrice e populista ha tra i suoi impegni principali la lotta alla corruzione che ha acquisito notevole slancio in Slovacchia dopo l’uccisione del giovane giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua compagna, Martina Kušnírová, nel febbraio del 2018. Le accuse mossegli contro parlano proprio di fallimento in quella che è una delle battaglie più importanti del suo partito.

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Per la Čaputová, da qui a fine settembre il governo tecnico a interim avrà tempo sufficiente per ricreare un po’ di stabilità politica e portare il paese al voto che ex primi ministri attualmente all’opposizione come Robert Fico (Smer-Sd, Direzione -Socialdemocrazia, forza politica in realtà di tendenze nazionaliste e populiste) e Peter Pellegrini (Hlas-Sd, partito di orientamento socialdemocratico) avevano chiesto invano di anticipare a luglio. I più recenti sondaggi vedono in testa, a quota 17%, proprio il partito di Fico che si era dimesso da premier proprio dopo l’uccisione di Kuciak e della Kušnírová. Seguono i socialdemocratici di Pellegrini col 16%.

Il vantaggio dello Smer-Sd non è una buona notizia per Bruxelles, date le posizioni filorusse espresse dal suo leader che attacca quella che definisce “propaganda occidentale contro Mosca”. Se da primo ministro Eduard Heger ha dato sostegno all’Ucraina nel frangente della guerra, Robert Fico ha annunciato un cambiamento di fronte, dovesse tornare a occupare il posto di primo ministro, e annunciato che in quel caso farà cessare la fornitura di armi della Slovacchia a Kiev. Staremo a vedere.