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Processo Mediaset, la “tripla” sul destino di Berlusconi (e del Pd)

Processo Mediaset Il verdetto della Cassazione apre tre scenari possibili: assoluzione piena per il Cavaliere, assoluzione ma per invitare la Corte di Appello a riaprire un nuovo processo, oppure condanna e quindi ineleggibilità per l'uomo che da venti anni tiene in ostaggio la politica e la sinistra italiana

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 30 luglio 2013

Un giorno ancora, forse due. L’evasore fiscale che tiene sotto scacco il governo Letta, e i suoi fedeli alleati del Pd, ha ancora qualche ora di tempo per decidere quali effetti avrà l’eventuale conferma della sua condanna a 4 anni di carcere ed a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici nell’ambito del processo Mediaset. La Corte Suprema di Cassazione, infatti, si pronuncerà non oggi ma domani, o al più tardi giovedì, dilatando l’attesa spasmodica e avvilente per la nostra democrazia – 24 le tv già accreditate per riprendere la lettura del verdetto e bookmaker inglesi scatenati.

Importante è sottolineare che i cinque giudici non dovranno valutare il merito delle due sentenze che in Tribunale e poi in Appello hanno già giudicato Silvio Berlusconi colpevole del reato di frode fiscale, ma solo stabilire la correttezza e la coerenza logica e giuridica di quelle due sentenze che hanno valutato nello stesso identico modo la condotta dell’imputato. Con motivazioni durissime, rese pubbliche lo scorso 8 maggio. Secondo la Corte d’Appello di Milano, Berlusconi “è stato l’ideatore fin dei primordi del gruppo di un’attività delittuosa tesa a una scientifica evasione di portata eccezionale”. Nelle carte del processo che ha una storia quasi decennale, secondo i giudici milanesi, c’è la prova “orale e documentale che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale dell’enorme evasione fiscale realizzata con le società off-shore…”.

L’affaire Mediaset risale a dieci anni fa e riguarda la compravendita di diritti tv e cinema con società Usa per 470 milioni di euro. Per gli acquisti fatti da Fininvest, secondo l’accusa, sarebbero state utilizzate due società off-shore che poi avrebbero rivenduto i diritti a Mediaset con una maggiorazione di prezzo per aggirare il fisco italiano. In questo modo l’azienda dell’ex presidente del Consiglio avrebbe accumulato fondi neri per 280 milioni di euro frodando il fisco di 7 milioni di euro. Ecco “l’enorme evasione fiscale”. Dopo un lunghissimo iter processuale – e due condanne, in primo e secondo grado – gli avvocati della difesa lo scorso luglio hanno presentato ricorso. Così si è arrivati alla Cassazione, che per evitare la prescrizione ha anticipato i tempi del verdetto a fine luglio gettando nel panico i falchi del Pdl, e gli struzzi del Pd.

A questo punto gli scenari che si aprono sono tre. La conferma della condanna, l’assoluzione o un ulteriore rinvio dell’udienza (le voci che circolano tendono ad accreditare la terza ipotesi). Nell’ipotesi più destabilizzante per il quadro politico italiano, Berlusconi dovrebbe scontare un anno di carcere (3 anni su 4 infatti sono già stati annullati poiché il reato è stato commesso prima del 2006); o in affido ai servizi sociali, se ne facesse richiesta, oppure agli arresti domiciliari. In questo caso, il punto è un altro: rimarrebbe valida la condanna all’interdizione dai pubblici uffici, per cui il capo indiscusso del Pdl dovrebbe rinunciare al seggio di senatore e soprattutto non potrebbe candidarsi in caso di elezioni. Ma c’è un ma. Il passaggio dell’ineleggibilità dovrebbe prima passare dal voto della Giunta delle Immunità al Senato, e i tempi della decisione potrebbero slittare a chissà quando (nel caso Previti ci mise più di un anno).

Le fibrillazioni, per tutti, anche per il Pd, cesserebbero solo in caso di assoluzione di Silvio Berlusconi. Potrebbe esserci o un’assoluzione piena, con la Cassazione che accoglie i cinquanta motivi del ricorso presentati dalla difesa, oppure un’assoluzione che prevede un rinvio. In questo caso ci sarebbe quindi un verdetto che annulla la condanna ma ordina un altro processo alla Corte di Appello, la quale dovrebbe affrontare i motivi specifici per cui sono state annullate di fatto le due sentenze precedenti. Per Berlusconi sarebbe ugualmente una vittoria, poiché i tempi non permetterebbero di arrivare a una sentenza definitiva prima del settembre 2014, quando cadrà in prescrizione l’imputazione.

Rimane in piedi un’ultima ipotesi. I legali del Cavaliere oggi potrebbero chiedere un rinvio dell’udienza, questo comporrebbe uno slittamento di qualche settimana, con la sentenza prevista entro il 15 settembre. Il collegio giudicante, contrariamente alle voci di queste ultime ore, sarebbe lo stesso: la Sezione Feriale composta dal presidente Antonio Esposito, dai consiglieri Ercole Aprile, Giuseppe De Marzo e Claudio D’Isa, e dal procuratore generale Antonio Mura.

 

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