Foreste della Slovenia meridionale, dicembre 2011. Gli alberi hanno perso le loro foglie, l’aria si fa sempre più pungente. Tra gli alberi che hanno perso le loro foglie un giovane lupo annusa l’aria, gli occhi inquieti frugano lo spazio, i sensi si tendono ad ogni fruscio: è il momento di partire. I suoi fratelli e sorelle lo hanno già fatto da poco o lo stanno per fare. Ha due anni e l’istinto gli dice che non può trascorrere un altro inverno nel luogo dove è nato. Il branco ha perso la dimensione di cura, di apprendimento, di protezione, ed è diventato un pericolo.

IL MASCHIO ALFA, SUO PADRE, NON PUÒ più tollerare la sua presenza, sua madre, la femmina alfa, non lo difenderà; l’unica cosa che gli si può concedere, ma senza certezza, è di essere fra i pochi che restano rinunciando a riprodursi e mettendosi a servizio della coppia alfa: questa è la legge del branco. La tempra del giovane lupo non è da sottomesso, ma nemmeno sente che l’altra opzione, quella di sfidare il maschio alfa, sia percorribile. Intraprende così quello che nei lupi viene chiamato il fenomeno della dispersione, la ricerca di un nuovo territorio dove potersi insediare e magari trovare anche una compagna, o un compagno se si tratta di un lupo femmina, con cui creare una nuova famiglia, un branco.

PERCHE’ SI’, I BRANCHI DI LUPI sono famiglie. I cui membri vivono tutti insieme cooperando fino a che le risorse disponibili in quel territorio lo consentono. Poi ognuno deve cercarsi la propria strada, dopo uno o due anni di vita al massimo. Il periodo della dispersione è un momento molto critico per la vita di un lupo: tra il 50 e il 70 % di loro muore durante questo viaggio solitario e pieno di rischi. Le cause di questa altissima mortalità sono varie: le difficoltà a cacciare in assenza del branco possono portare alla morte per inedia; la tentazione di cacciare un animale domestico, che è più facile da catturare rispetto a un selvatico, diventa forte e lo porta ad avvicinarsi ad ambienti antropizzati, dove può essere investito o vittima di bracconaggio; nel suo girovagare gli capita anche imbattersi in un altro branco che può non limitarsi a cacciarlo dal proprio territorio ma lo può aggredire ed uccidere.

NONOSTANTE TUTTI QUESTI RISCHI, il giovane lupo inizia il suo viaggio il 19 dicembre 2011. La certezza di questa data è garantita dal fatto che il lupo proviene dal un branco monitorato dai biologi dell’Università di Ljubljana, che qualche mese prima sono riusciti ad applicargli un radiocollare, uno strumento in grado di trasmettere la posizione dell’animale e i suoi spostamenti. Il lupo viene centrato con un dardo anestetico e addormentato per qualche ora, durante le quali gli vengono prese alcune misure, stabilita l’età in base alla dentatura, accertate le condizioni di salute, e gli viene applicato uno strumento che con Gps e radiotrasmettitore sarà in grado di mandare via sms un segnale georeferenziato ogni tre ore. Da quel momento il lupo ha anche un nome, Slavc, uno dei lupi più seguiti delle Alpi. Il viaggio che Slavc intraprenderà pochi mesi dopo ha dello straordinario per lunghezza, durata e difficoltà superate.

«SLAVC» SI DIRIGE SUBITO VERSO NORD. Già il primo giorno si ritrova ad attraversare un’autostrada a quattro corsie, l’A1 fra Trieste e Ljubljana, probabilmente utilizzando un cavalcavia. Successivamente tramite un viadotto ne attraverserà un’altra, altrettanto ampia. Sosta nel cortile di una fattoria, facendo temere di essere stato cacciato, rimane alcuni giorni nei boschi attorno all’aeroporto di Ljubljana, cacciando volpi, e poi continua a puntare verso nord, dove lo aspettano fiumi maestosi come la Drawa, che attraversa in un punto dove le due sponde distano quasi 300 metri, in nessun altro modo che nuotando, non essendoci né ponti né secche. Lo aspettano anche le alpi austriche, che attraversa in pieno inverno con 6 metri di neve, inerpicandosi su passi di 2600 metri di altezza.

L’ISTINTO POI LO PORTA VERSO SUD, IN ITALIA, in Val Badia, e poi sempre più a sud, fino a ritrovarsi fra i vigneti della Valpollicella, dove rimane quasi due settimane. Dopodichè decide di ritornare a nord e nel mese di marzo è confermata anche da segnalazioni e fototrappole la sua presenza nel Parco Regionale della Lessinia, altopiano collinare delle pre-alpi venete. Slavc sceglie di fermarsi fra queste ondulazioni sospese, ricche di boschi fitti e separate da valli strette, i Vaj, modellate nel bianco della dolomia e nel rosso dell’ammonite. Sono passati tre mesi, Slavc ha percorso quasi duemila km e non è più solo.

UNA NEVICATA PRIMAVERILE RESTITUISCE tracce che mostrano il tipico incedere deciso e diretto di una coppia di lupi, che poi verranno avvistati insieme, illuminati dalle prime luci dell’alba del 4 maggio 2012. Per tutti la compagna che Slavc ha incontrato a pochi km da Verona, è diventata subito Giulietta. La Lessinia è un luogo la cui cultura popolare di un tempo pullula di storie e favole sugli animali: Slavc e Gulietta vi aggiungono la loro. Nei mesi e negli anni successivi saranno gli occhi di persone appassionate, dalle istituzioni ai volontari, a restituirci la favola di Giulietta e Slavc, il cui collare si era sganciato automaticamente il 12 agosto 2012 e non c’era quindi altro modo per seguirli che fatica, sudore, pazienza e a volte un pizzico di fortuna.

DI «GIULIETTA» PRIMA CHE INCONTRASSE Slavc si sa solo che era anch’essa una lupa in dispersione; la provenienza è incerta, forse il Piemonte, forse le api Marittime. Quello che è sicuro è che il loro incontro ha rappresentato un fatto di enorme rilevanza per la comunità scientifica: il primo incrocio fra due popolazioni diverse di lupo, quella dinarica (Slavc) e quella italica. Inoltre la lunga unione di Slavc e Giulietta ha dato inizio alla ricolonizzazione di un area da dove il lupo era scomparso da più di cento anni. La coppia ha fatto famiglia per la prima volta nel 2013: una video trappola li coglie assieme a due cuccioli in agosto; gli anni successivi sono di cucciolate più numerose, il branco si allarga , e nel contempo si disperde: le analisi genetiche condotte nell’ambito del progetto europeo LIFE WolfAlps dimostrano come nuovi branchi in aree alpine limitrofe o talvolta distanti dalla Lissinia centrale, si siano formati dai loro figli; il fenomeno genera eccitazione da una parte, ma dall’altra, conflitto.

ANNO DOPO ANNO CRESCE ANCHE IL NUMERO di animali domestici predati, gli allevatori devono cambiare abitudini e prendere misure come le recinzioni elettrificate e cani da guardiania. Salgono anche i casi di lupi morti investiti o uccisi da colpi d’arma da fuoco. Slavc e Giulietta resistono a tutto questo, probabilmente grazie alla loro elevata elusività. Con grande fatica in questi anni si è riusciti a catturarne delle immagini, inseparabili, soli o con i loro cuccioli. Siamo nel 2022, Slavc e Gulietta sono insieme da 10, hanno generato almeno 42 cuccioli; Giulietta viene avvistata a gennaio, e poi più niente.

Non è lei la lupa con un evidente taglio sull’orecchio (ribattezzata Orecchio mozzo) che viene fotografata qualche mese dopo assieme a Slavc. Ma è sempre nel 2022 che si vede per l’ultima volta anche lui. C’è una foto, fatta in agosto: si vede un lupo ormai non più giovane, con il manto imbiancato: Slavc ha 13 anni, un’età non solo considerevole ma eccezionale per un lupo, che in natura vive in media attorno ai dieci anni. A marzo 2023 Orecchio mozzo viene avvistata in compagnia di un altro lupo maschio, in evidente atteggiamento da capobranco. Per la Lessina, per tutti noi, è arrivato il momento di salutare definitivamente, con rispetto e ammirazione, insieme, questa coppia leggendaria, simbolo del ritorno tra l’umanità di qualcosa che ha perso, di cui ha paura ma anche nostalgia, che atterrisce e affascina: la selvaggia essenza della libertà.

(La storia di Slavc e Giulietta è stata scritta grazie alla collaborazione dell’associazione «Io non ho paura del lupo»)