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«Slam Dunk» e il nuovo volto del Giappone

«Slam Dunk» e il nuovo volto del Giappone

Maboroshi In una classifica realizzata la scorsa settimana dalla Asahi TV, One Piece è risultato il manga migliore di sempre

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 8 gennaio 2021

In una classifica realizzata la scorsa settimana dalla Asahi TV su un campione di circa 150 mila lettori, One Piece è risultato il manga migliore di sempre, seguito da Demon Slayer, sull’onda del successo del film e della serie animata che hanno dominato il 2020, e quindi Slam Dunk. Il manga dedicato al mondo giovanile filtrato attraverso la lente sportiva della pallacanestro, scritto e disegnato da Takehiko Inoue fra il 1990 ed il 1996, si è infatti classificato terzo, prima di Detective Conan e Dragon Ball. È notizia di ieri inoltre che Slam Dunk avrá un nuovo lungometraggio animato, il primo vero e proprio senza contare i mediometraggi OVA usciti negli anni novanta, di cui però non si sa ancora molto al riguardo.

È STATO LO STESSO INOUE a diffondere la notizia attraverso un messaggio abbastanza criptico pubblicato sui social: si dovrebbe trattare di un’animazione prodotta dalla Toei, come del resto è stato per la serie animata. Tutto è comunque ancora abbastanza nebuloso, verosimilmente verranno rivelati ulteriori dettagli nei prossimi giorni.
Dire che il manga Slam Dunk, e la successiva serie animata, sia uno degli spokon, i fumetti incentrati sullo sport, più importanti mai realizzati non è un’esagerazione. Il manga non solo è stato una saga che con la scusa del basket ha raccontato la vita di un gruppo di giovani che faticano ad adattarsi alle regole della società e l’intrecciarsi delle loro vite sportive ed amorose, ma è anche stato, per certi paesi almeno, la ragione per cui la pallacanestro è diventata uno sport molto praticato e popolare. Questo specialmente in luoghi che non avevano una forte tradizione nel gioco con la palla a spicchi come Taiwan o il Giappone stesso – dove Inoue negli anni ha ricevuto onorificenze per aver reso popolare questo sport – ma anche nelle Filippine dove il manga si diffuse anche grazie alla popolarità dello sport portato nell’arcipelago dai militari statunitensi.
Come è stato scritto in maniera semiseria più volte, nel Sol Levante sono più numerosi i fan di Slam Dunk di coloro che giocano realmente a basket, ciò nonostante negli ultimi anni il Giappone ha prodotto due talenti da Nba come Yuta Watanabe e soprattutto Rui Hachimura, quest’ultimo in forza ai Washington Wizard, nato e cresciuto nella prefettura di Toyama da madre giapponese e padre beninese. Volto del nuovo Giappone che diventa meticcio, assieme e soprattutto grazie alla popolare tennista Naomi Osaka, Hachimura rappresenta un importante passo avanti verso un’idea di società nipponica più eterogenea e meno ossessionata da una «pura» quanto artificiosa «nipponicità».

SPORT QUINDI come cartina tornasole della società in cui si sviluppa e anche come campo in cui si giocano ed incrociano essenziali discorsi e pratiche di rappresentazione per il futuro. Proprio in questa direzione, ed in questo senso diverso da Slam Dunk, si muove un altro lavoro creato da Inoue – in concomitanza con la realizzazione di Vagabond, uno dei fumetti, o graphic novel che si voglia chiamare, più ben disegnati di sempre, tanto da sfiorare l’arte pittorica più pura – che si è impegnato infatti due decenni or sono in una nuova avventura sportiva, Real. Si tratta di un manga con cui racconta le vite di alcuni giovani personaggi con disabilità fisiche, viste e raccontate attraverso il mondo dello sport ed in particolare quello del basket in carrozzina. Serializzato in maniera irregolare dal 1999, lo scorso anno era tornato un po’ sulla cresta dell’onda grazie all’attesa per i giochi Paraolimpici di Tokyo – posticipati a quest’anno ma sempre più in forse – con la pubblicazione di alcuni numeri speciali.

matteo.boscarol@gmail.com

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