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Sistri, un progetto che favorisce i privati

«Quello che abbiamo sempre chiesto era un sistema per controllare il ciclo dei rifiuti, non necessariamente il Sistri: un progetto farraginoso che, in più, non partiva mai», spiega Raffale Del […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 18 aprile 2013

«Quello che abbiamo sempre chiesto era un sistema per controllare il ciclo dei rifiuti, non necessariamente il Sistri: un progetto farraginoso che, in più, non partiva mai», spiega Raffale Del Giudice. Attuale presidente Asia (l’Azienda partenopea di raccolta rifiuti), è stato direttore di Legambiente Campania, di cui continua a presiedere il circolo Gea – Napoli nord, soprattutto continua ad occuparsi di sversamento illegale di immondizia e, con l’associazione ambientalista, è dal 2008 che mette in guardia contro l’affare Sistri.

Il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti prevede che al carico del prodotto sul sito, sui camion viene installata una scatola nera (86mila richieste, 56mila installazioni, 1.700 installatori) fornita di chiavetta usb contenente indicazioni sul percorso, peso del veicolo, fase di trasporto, passaggio obbligatorio sulla “pesa” prima di entrare negli impianti, a loro volta telecontrollati (oltre 400 in tutta Italia).
Le fasi vengono seguite nella sala di controllo operativa (18 computer, 8 schermi). Il reparto Noe dei Carabinieri (6 schermi, 4 computer) ha uno spazio specifico, dove viene studiato tutto quello che a livello investigativo suscita un allarme.

Per qualsiasi problema è previsto un call center (16 postazioni). L’entrata in vigore è stata più volte rinviata per le verifiche di funzionamento: un progetto cominciato nel 2007, con l’allora ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, presentato nel marzo del 2011 dal successore Stefania Prestigiacomo e poi cancellato con la manovra nell’agosto di quell’anno, ma ripristinato nel settembre successivo. Per i rifiuti pericolosi, in base a un decreto del ministro Clini, entrerà in vigore dal primo ottobre 2013, per gli altri speciali dal 3 marzo 2014. Con il Sistri sono coinvolti quasi 300mila soggetti gestori e circa 22mila aziende di trasporto.
Secondo Legambiente il sistema ha evidenti falle informatiche, «dimostrate nei giorni di prova miseramente falliti». Quello che serve piuttosto, spiega Del Giudice, «è la tracciabilità delle ditte tramite l’anagrafe e poi fornite alle forze dell’ordine gli strumenti tecnologici adeguati, piuttosto che mettere su un giro di affari per i privati.

Certo, alcuni privati ci hanno guadagnato ma altri hanno subito un danno economico, quelli cioè costretti ha impiantare dei supporti che per ora non sono serviti a niente perché, nel frattempo, i rifiuti continuano a viaggiare per l’Italia». Invece di usare grossi camion, adesso si preferiscono vettori più piccoli che fanno più viaggi dando meno nell’occhio.

Proprio l’associazione ambientalista ha rivelato l’ennesima storia di rifiuti tossici smaltiti illegalmente: «Una serie di telefonate anonime hanno denunciato che sulla strada statale Appia, sulla variante che conduce alla centrale nucleare in dismissione del Garigliano, sarebbero stati interrati, sotto il nuovo manto d’asfalto, materiali inquinanti», raccontano Michele Buonomo e Giulia Casella, rispettivamente presidente regionale e consigliere nazionale Legambiente.

In attesa di un Sistri che non arriva mai i rifiuti vengono tritati e tombati sotto le strade della Campania. Nell’ultimo anno sono stati registrati nel casertano 165 infrazioni con 148 persone denunciate o arrestate e 80 sequestri effettuati. «Nel caso della centrale – conclude Del Giudice – il dato è particolarmente preoccupante perché, essendo costruita ad un’altezza inferiore al livello del fiume, tende ad allagarsi. Se le acque dovessero superare le trincee che le irreggimentano finirebbero per dilavare su strade costruite sui rifiuti, accanto a campi coltivati».

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