L’emergenza sanitaria covid 19 è legata alle emergenze della perdita della biodiversità e delle specie, della scomparsa delle foreste e del clima.
Tutte queste emergenze sono radicate in una visione del mondo meccanicistica, militaristica, antropocentrica in cui l’uomo è separato e superiore agli altri esseri che possono essere posseduti, manipolati e controllati e sull’idea di un modello economico basato sull’illusione di una crescita e di un’avidità senza limiti. Le malattie si stanno spostando da altri animali all’uomo poiché distruggiamo l’habitat delle specie selvatiche, alterando l’equilibrio tra animali, virus e batteri.

Il modello alimentare e agricolo globalizzato, industrializzato e inefficiente, sta invadendo l’habitat ecologico di altre specie, manipolando animali e piante senza alcun rispetto per la loro integrità e la loro salute. In questo modo si stanno creando nuove malattie. L’illusione che la terra e i suoi esseri siano mera materia prima da sfruttare a scopo di lucro sta creando un unico mondo connesso attraverso la malattia.

L’attuale emergenza sanitaria ci offre l’occasione di guardare ai sistemi malsani e ai sistemi salubri da una prospettiva olistica e sistemica.

Come abbiamo scritto nel manifesto Food For Health della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo, dobbiamo scartare «le politiche e le pratiche che portano al degrado fisico e morale del sistema alimentare, distruggendo la nostra salute e mettendo in pericolo la stabilità ecologica del pianeta, e mettendo in pericolo la sopravvivenza biogenetica della vita sul pianeta».

L’emergenza sanitaria ci costringe oggi a deglobalizzare dimostrando che possiamo farlo quando c’è una volontà politica.

Dobbiamo rendere questa deglobalizzazione permanente. La localizzazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari biodiversi tutela la salute e riduce l’impronta ecologica lasciando spazio alla crescita di specie, culture e economie diverse.

La ricchezza della biodiversità nelle nostre foreste, nelle nostre aziende agricole, nel nostro cibo e nel nostro microbioma intestinale rende il pianeta, le sue specie, compresi gli esseri umani, più sane e più resistenti ai parassiti e alle malattie. I governi devono allora garantire che le valutazioni sulla biosicurezza e la sicurezza alimentare non siano influenzate dall’industria che trae vantaggio dalla manipolazione degli organismi viventi e sopprime le prove scientifiche dei danni.

Il tentativo globale di deregolamentare le norme sulla sicurezza alimentare e sulla biosicurezza alimentare deve essere fermato. In questo stesso momento, è in corso un tentativo di minare il principio di precauzione europeo attraverso accordi di libero scambio come il cosiddetto «mini-deal» che l’Unione europea sta negoziando con gli Usa. Ma i nuovi Ogm basati sull’editing dei geni hanno impatti sulla salute imprevedibili.

I governi stanno dimostrando di essere in grado di agire per proteggere la salute delle persone quando ne hanno la volontà. A questo punto è giunto il momento per essi di prendere tutte le misure necessarie per fermare tutte le attività che compromettono i processi metabolici che regolano la nostra salute.

La crisi del coronavirus deve diventare l’occasione per fermare i processi che minano la nostra salute e quella del pianeta e per avviare invece un processo che le rigeneri entrambe.