Siria, al Jazeera sdogana al Qaeda
Guerra Civile La nota emittente televisiva qatariota ha trasmesso un'intervista ad Abu Mohammed al Julani, il capo di al Nusra, volta a dare legittimità al ramo siriano di al Qaeda che figura nelle liste delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di stato Usa. Motivo? Slegare le mani al gruppo qaedista che, assieme all'Isis, mette in grossa difficoltà le truppe governative siriane
Guerra Civile La nota emittente televisiva qatariota ha trasmesso un'intervista ad Abu Mohammed al Julani, il capo di al Nusra, volta a dare legittimità al ramo siriano di al Qaeda che figura nelle liste delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di stato Usa. Motivo? Slegare le mani al gruppo qaedista che, assieme all'Isis, mette in grossa difficoltà le truppe governative siriane
Ancora un paio d’anni fa solo nominare al Qaeda faceva tremare i polsi. I governi e media occidentali si affannavano a descrivere l’organizzazione fondata da Osama bin Laden come il gruppo terroristico più pericoloso al mondo. Era un nome legato – tra dubbi, certezze, sospetti e teorie varie – agli attacchi alle Torri Gemelle del 2001. Da qualche tempo invece al Qaeda non sembra fare più paura e gli uomini agli ordini di Ayman al Zawahry, ex braccio destro e poi successore di bin Laden, sono guardati sotto una luce meno negativa, specie se combattono contro il nemico di turno dell’Occidente e delle monarchie arabe. Anche in questa ottica si spiega la recente operazione di sdoganamento del Fronte al Nusra, il ramo siriano di al Qaeda, che porta avanti la nota tv qatariota al Jazeera, schierata contro il presidente siriano Bashar Assad. Mercoledì scorso l’emittente ha trasmesso un’intervista ad Abu Mohammed al Julani, il capo di al Nusra, realizzata dal giornalista Ahmad Mansour.
Quest’ultimo, in apertura, ha detto di trovarsi in un’area “liberata” della Siria, ossia controllata dall’organizzazione qaedista. Mansour ha fatto una intervista tra amici, ponendo domande volte ad offrire a Julani l’opportunità di mostrare un volto moderato e conciliante di al Nusra, opposto a quello brutale del rivale Isis, lo Stato Islamico, partorito anch’esso da al Qaeda e poi uscito dall’organizzazione comandata da al Zawahry. A Julani non sono state fatte domande su quale tipo di sistema politico e sociale al Nusra pensa di instaurare nella Siria “liberata” dal “dittatore Assad”, pur essendo ben noto che al Qaeda fonda la sua ideologia sul salafismo più radicale, lontano anni luce da quella democrazia alla quale, almeno nei proclami, dice di richiamarsi l’opposizione siriana laica. È stata messa in piedi una soap opera giornalistica, via satellite, per strappare appoggi all’Europa e agli Stati Uniti dove al Nusra figura nell’elenco delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato. Motivo? Occorre slegare completamente le mani a Julani perchè i suoi uomini – molto motivati, ben addestrati ed armati e pronti al martirio – sono gli unici, oltre ai jihadisti dell’Isis, a mettere in seria difficoltà l’esercito siriano e i combattenti libanesi di Hezbollah, a differenza di quell’armata Brancaleone che si è rivelato l’Esercito siriano libero, la milizia dell’opposizione finanziata dall’Occidente e dalle monarchie arabe sunnite. Occorre inoltre far cessare i raid aerei della Coalizione guidata dagli Usa che oltre a prendere di mira l’Isis talvolta colpiscono anche basi di al Nusra. E questa operazione d’immagine non riguarda solo al Jazeera. In Italia, ad esempio, alcuni attivisti anti-Assad fanno il possibile per rappresentare al Nusra non come una organizzazione terroristica legata ad al Qaeda ma come un normale gruppo della “resistenza” contro Damasco.
E Julani, grazie alle domande di Ahmad Mansour, è emerso alla fine dell’intervista quasi come un operatore umanitario, un buon padre di famiglia, e non per quello che è: il leader di un gruppo armato responsabile di stragi, rapimenti di cittadini stranieri (anche italiani) e arabi, che non esita ad eliminare sommariamente i soldati nemici fatti prigionieri, come accaduto durante la recente conquista della provincia di Idlib. Senza alcun dubbio anche i militari e le milizie lealiste siriane compiono gravi crimini che però sono, quasi sempre, denunciati e documentati. Quelli degli “insorti”, al contrario, raramente finiscono sulle pagine dei giornali. Persino la decapitazione 100-150 soldati e lealisti siriani compita dall’Isis dopo la conquista di Palmira è stata riferita con un profilo molto basso da quasi tutti i media arabi e internazionali. Il leader del Fronte al Nusra mercoledì ha recitato alla perfezione il suo ruolo. Ha detto che il suo intento è solo quello di combattere il regime siriano, non di organizzare attentati in Occidente, e di considerare l’Isis come una minaccia. Secondo Julani l’Occidente sosterrebbe Assad. «Bombardano anche noi perché sanno che rappresentiamo la vera minaccia al regime di Assad», ha affermato. Al Nusra – ha aggiunto – «non ha alcun piano o direttiva per prendere di mira l’Occidente. Abbiamo ricevuto ordini precisi (da al Zawahry, ndr) di non usare la Siria come base di lancio per un attacco agli Usa o all’Europa, al fine di non ledere la nostra vera missione contro il regime. Forse al Qaida lo fa, ma non qui in Siria».
In Siria intanto non si arrestano i combattimenti e il bagno di sangue. Secondo secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), una ong con sede a Londra legata all’opposizione siriana, almeno 75 civili sono stati uccisi ieri da “barili-bomba” sganciati da elicotteri governativi. Cinquantacinque le vittime ad Al Bab, cittadina controllata dall’Isis a 25 chilometri da Aleppo, e 20 ad al Shaar un quartiere della stessa Aleppo. Tra le vittime vi sarebbero 8 membri della stessa famiglia. Lo stesso Ondus ha anche denunciato che forze curde avrebbero giustiziato 20 civili arabi nei territori ripresi all’Isis nella provincia di Al Hasakah.
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